Portale FAR - E@syInfermieristica Gen. e Assist. di Base I

[ scrivi al docente ]
Registrati!
FAQsSitografia
Garantire la sicurezza a sé e agli altriLa sicurezza in ospedale
La prevenzione della trasmissione dei microorganismi
Le infezioni nosocomiali
La catena delle infezioni
Le fasi della patologia infettiva
Le linee guida per l'isolamento in ospedale
Il lavaggio delle mani
Gli studi epidemiologici
La sanificazione
La pulizia
La disinfezione
La sterilizzazione
La disinfestazione
Lo smaltimento dei rifiuti
La medicazione della ferita chirurgica
La “wound care”Accertamento delle condizioni cardiocircolatorie

Gli studi epidemiologici

Pagine: | 1 | 2 |
| e-portfolio | classe virtuale |

Localizzazioni più frequenti delle infezioni ospedaliere in Italia

I dati dell'ultimo studio epidemiologico realizzato in Italia evidenziano come ogni anno si rilevino tanti morti quanti quelli sulle strade: circa 700mila infezioni contratte in ospedale provocano ogni anno fino a 7mila decessi, un terzo dei quali evitabili.

classifica [http://www.nettunocitta.it/OPERE/MEDAGLIAD'ORO/IMMAGINI/m02.jpg]Sono passati oltre vent'anni dall'ultimo grande studio epidemiologico italiano sulle infezioni ospedaliere e la prevalenza di polmoniti, infezioni del tratto urinario, sepsi e infezioni della ferita chirurgica contratte durante il ricovero in ospedale è rimasta la stessa: 6,8% nel 1983, 6,7% oggi. Lo rivelano i risultati di "INF NOS 2", il più grande studio di prevalenza condotto negli ultimi vent'anni nel nostro paese in tema di infezioni ospedaliere. Lo studio, con la collaborazione e il finanziamento di GlaxoSmithKline, è stato realizzato con la consulenza scientifica dell'Ospedale Spallanzani di Roma e ha coinvolto circa 300 reparti in 40 ospedali su tutto il territorio nazionale e un totale di circa 13.000 pazienti. "INF NOS 2" - che fa seguito a "INF NOS 1" condotto nel 2001 - è partito nel 2002 e si è concluso nel 2004; nell'arco di questi due anni sono state effettuate 4 indagini di prevalenza "puntuale", cioè della durata di un giorno ciascuna, che hanno fornito altrettante "fotografie" delle infezioni ospedaliere nei reparti italiani. Sotto esame le aree della medicina, della chirurgia e delle unità di terapia intensiva (area critica).

Dall'indagine è emerso che la prevalenza delle infezioni contratte durante il ricovero ospedaliero nel nostro paese rimane stabile sul 6,7%; percentuale questa in linea con la media dei paesi industrializzati, certo, ma non per questo meno preoccupante. Bilancio pesante anche in termini di mortalità: ogni anno si stima infatti che le 450-700 mila infezioni contratte negli ospedali italiani generino 4,5-7mila morti. Tanti quanti quelli causati dagli incidenti stradali! Il costo sociale di questa "epidemia" è stimabile intorno a 100 milioni di euro. Se si assume, come sostengono i CDC di Atlanta, che il 30% di queste IO siano evitabili, ogni anno nel nostro paese sarebbe possibile prevenire 135.000-210.000 infezioni e 1350-2100 decessi.

Oggi il primo posto della classifica è occupato "a pari merito" dalle infezioni del tratto urinario e dalle polmoniti. Mente il dato delle infezioni urinario era in qualche modo atteso e chiaramente legato al prolungato uso del catetere urinario, il dato delle polmoniti è spiegabile solo in considerazione del fatto che la popolazione ospedaliera, in particolare nei reparti di medicina, è sempre più anziana (l'età mediana di questo studio era di 69 anni) e dunque più debole, indifesa e piena di "acciacchi". Seguono nell'elenco le infezioni gastroenteriche, quelle della ferita chirurgica e quelle cutanee.

Copyright 2024 | SCIENZE INFERMIERISTICHE || Ultima modifica: 20/10/2005 12:48:04 | Credits | Responsabilità |