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[ Prof. Roberto Trinchero ]
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La prospettiva realista

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La realtà attorno a noi esiste veramente o è una nostra costruzione? Da questa domanda prende le mosse la cosidetta questione ontologica. I ricercatori che pensano che la realtà esista, indipendentemente dalla nostra percezione di essa, assumono una prospettiva realista. La prospettiva realista crede in una netta separazione tra osservatore e realtà studiata.

Una struttura in cui gli elementi sono tra di loro in relazione [http://www.ill.fr/dif/3D-crystals/images/icons/buckeyb-s.gif]

Ammesso che la realtà esista e sia separata dall’osservatore, come è possibile giungere ad avere una conoscenza scientifica della realtà? Questa domanda esprime la questione epistemologica. La prospettiva realista della scienza dei nostri giorni non è più una prospettiva di realismo ingenuo come quella espressa storicamente dal Positivismo, ma una prospettiva di realismo critico: la realtà non è conoscibile in modo deterministico ma solo in modo imperfetto e probabilistico. La scienza non va in cerca di leggi, generali e universali, che governano l’oggetto studiato come se fosse un meccanismo, ma si dirige verso la ricerca di tendenze e regolarità nei fenomeni osservati che possano far intuire l’esistenza di determinate disposizioni strutturali che sottostanno a quelle date manifestazioni empiriche. Autori di riferimento per la visione realista critica della scienza sono Rom Harré, Roy Bhaskhar, Jerrold L. Aronson, Peter T. Manicas.

L’obiettivo è dare una spiegazione degli stati assunti da determinati fattori sulla base di quelli assunti da altri fattori che si suppone siano legati ai primi da qualche disposizione strutturale del sistema. Ad esempio si dirà che il successo scolastico di un allievo (fattore dipendente) è legato alla sua motivazione allo studio (fattore indipendente), se, rilevando motivazione allo studio e profitto scolastico di un certo numero di allievi, si riscontra una tendenza ad avere un buon profitto scolastico nei soggetti che hanno alta motivazione allo studio, ossia una parte statisticamente significativa di coloro che hanno alta motivazione hanno anche un buon profitto scolastico. “Buono” e “Alto” sono stati che possono essere assunti rispettivamente dai fattori “Profitto scolastico” e “Motivazione allo studio”. Gli stati che vengono presi in considerazione dipendono dalla definizione operativa assegnata ai fattori stessi.

Appurato che l’obiettivo è giungere ad individuare delle relazioni tra fattori, come è possibile intraprendere concretamente una ricerca? Questa domanda caratterizza la questione metodologica. Nella prospettiva realista i ricercatori tenderanno ad utilizzare metodi che rilevano gli stati che i fattori prescelti assumono sugli individui oggetto di indagine (il campione prescelto) allo scopo di metterli in relazione attraverso procedure statstiche. I ricercatori si rivolgeranno quindi verso i metodi quantitativi, privilegiando le strategie della ricerca standard o della ricerca per esperimento.

Quali tecniche concrete verranno quindi utilizzate per rilevare ed elaborare i dati empirici che daranno conto dell’esistenza di possibili relazioni tendenziali tra fattori? E’ la questione tecnico-operativa a cui i ricercatori che adottano la prospettiva realista rispondono con tecniche quantitative di rilevazione dei dati quali l’intervista completamente stutturata, il questionario autocompilato, l’osservazione completamente strutturata e tecniche statistiche di elaborazione dei dati quali l’analisi monovariata e l’analisi bivariata dei dati.

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