Il debridement o sbrigliamento
Il debridement rappresenta la rimozione del tessuto necrotico dalla ferita al fine di permettere al tessuto sano di rigenerarsi. La presenza della necrosi impedisce infatti la guarigione. La sua presenza favorisce l'insorgenza di infezioni e aumenta lo stato infiammatorio.
E' bene ricordare che esistono differenti tipologie di tessuto necrotico, le quali devono essere descritte correttamente quando si valuta la lesione, al fine di scegliere il trattamento migliore per ogni specifica situazione. le due tipologie principali sono rappresentate da:
- necrosi secca:è di colore scuro, ben demarcata e adesa ai tessuti circostanti
- necrosi gialla:detta slough, è di consistenza flaccida ed è accompagnata da accumuli di fibrina
Ad oggi esistono tecniche differenti che permettono la liberazione della ferita dal tessuto necrotico, ovviamente la scelta del terapeuta deve tener conto non soltanto delle condizioni locali, ma anche di quelle sistemiche al fine di non esporre la persona assistita ad inutili rischi o a cure inefficaci
Fra le tecniche disponibili ricordiamo:
- La necrosectomia chirurgica: con questo approccio la rimozione del tessuto necrotico avviene con l'utilizzo di strumenti chirurgici o di laser terapia. Questa modalità deve essere considerata come un intervento chirurgico a tutti gli effetti, per cui deve essere effettuata da personale medico, in situazioni protette e devono essere valutati con attenzione i rischi a cui può essere sottoposto il paziente. E' importante ricordare che le linee guida A.H.C.P.R. sconsigliano sempre la rimozione della necrosi secca del calcagno
- Lo sbrigliamento autolitico: è un metodo che utilizza l'autodigestione dell'escara attraverso l'utilizzo di enzimi proteolitici che sono già presenti nel liquido di ferita. Perchè ciò avvenga è necessaria l'applicazione di una particolare medicazione sintetica (Idrogel: polisaccaridi poliglucosidici ad alta saturazione d'acqua. Essi agiscono permeando i tessuti necrotici favorendone così l'autolisi).Questi prodotti vengono utilizzati in occlusione o semiocclusione con medicazioni secondarie quali film, schiume poliuretaniche o idocolloidi. Attraverso questo sistema si può intervenire in modo selettivo sulla necrosi senza aggredire i tessuti circostanti. Bisogna però considerare i tempi d'azione, i quali sono piuttosto lunghi.
- Lo sbrigliamento enzimatico: Per questo metodo vengono impiegati agenti enzimatici: le proteasi. Si trovano sotto forma di liquidi o pomate ed hanno origine batterica, animale o vegetale ed agiscono rompendo i ponti di collagene denaturato della necrosi. Vengono applicati come impacchi sulla zona in cui compare la necrosi e il loro tempo d'azione è di 8/12 ore, per cui la medicazione secondaria potrà essere rappresentata da garza grassa, per evitare il traumatismo alla rimozione, e da garza idrofila.
- Lo sbrigliamento meccanico: E' detto anche wet to dry. La metodologia di questo sistema si avvale dell'utilizzo di una garza semiumida applicata sul letto di ferita in cui si trova la necrosi per circa 24 ore, cioè fino a quando asciutta permette la rimozione del tessuto necrotico che ad essa rimane adeso. Questo sistema è però traumatico e doloroso
- Lo sbrigliamento biologico: Con questo sistema vengono applicate le larve della mosca Lucilla sericata nel letto della ferita. Queste larve sono allevate sterilmente e applicate solo sul tessuto necrotico. Un problema è infatti rappresentato dalla protezione del tessuto sano. Con questo sistema la rimozione è molto rapida, ma può essere applicato solo in centri specializzati.