L'effetto Pigmalione di Emanuela Bagetto

Comunicazione

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2.1. Aspetti della comunicazione

Si è inteso inserire nella disamina alcuni aspetti della comunicazione considerando il fatto che la dinamica educativa è una dinamica relazionale e si basa quindi sulla comunicazione.

 La conoscenza e la consapevolezza di determinati fenomeni non può che aiutare la relazione, in modo peculiare quella educativa (I90).

È importante valutare la capacità di costruzione dei messaggi e la capacità di interpretazione dei messaggi altrui - codifica e decodifica -,  rilevando il rischio di contrasti se non li si comprendono correttamente.

È necessario imparare a distinguere, primariamente, tra quello che gli esperti chiamano l’aspetto di "contenuto" e l’aspetto di "relazione" della comunicazione. Volendo spiegare questo assioma possiamo considerare come sia legata ad una valutazione reciproca tra interlocutori. Rossati afferma che l’aspetto di relazione classifica quello di contenuto ed è quindi metacomunicazione.

Ogni comunicazione non soltanto trasmette informazione, ma al tempo stesso impone un comportamento. Quanto più una relazione è spontanea e sana, tanto più l’aspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo (I77). Viceversa, le relazioni malate sono caratterizzate da una lotta costante per definire la natura della relazione (legata al giudizio dell’altro), mentre l’aspetto di contenuto della comunicazione diventa sempre meno importante. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza.

 In definitiva la comunicazione si può definire un processo di informazioni e di influenzamento reciproco che avviene in un determinato contesto.

Esiste un’attivazione inconsapevole di questi meccanismi, l’attribuire a qualcuno un pensiero, una caratteristica, un’intenzione, che permette ci si comporti in modo da provocare negli altri esattamente gli atteggiamenti che ci si aspetta.

 

2.2 Non si può non comunicare

Dobbiamo considerare questo primo assioma che ci viene dalla psicologia in quanto qualsiasi tipo di comportamento è comunicazione, anche l’assenza di comunicazione verbale.

Paul Watzlawick afferma come anche il silenzio sia una modalità comunicativa da valutare nella relazione (I89).

Non esiste qualcosa che sia non-comportamento, il comportamento non ha un suo opposto. Anche non parlare o non prestare attenzione comunica qualcosa (Rossati).

Abbiamo già menzionato alcuni canali comunicativi e modalità attraverso cui l’insegnante trasmette le sue aspettative e che possono essere  il linguaggio corporeo, la voce e il metodo di insegnamento (Rosenthal, 1976). Basta quindi una sfumatura, un atteggiamento posturale, un gesto anche non accompagnato dall’atto verbale per trasmettere informazioni all’interlocutore, che ne avrà una percezione che in qualche modo lo influenzerà.

Numerosi studi hanno confermato che l'atteggiamento interiore, quello autentico di un individuo, trapela sempre all'esterno. Inconsciamente ognuno di noi cerca di cogliere nei comportamenti degli altri informazioni su di sé, valutando tono di voce, mimica, sguardi, per capire l’autentico atteggiamento del prossimo verso di noi. La verità, pur non sempre esplicitata, anzi spesso mascherata,  si trasmette comunque, anche se non verbalmente.

2.3. Consapevolezza nella comunicazione

Se la relazione non è solo trasmettere un dato, una notizia ma comprende anche emozioni, sentimenti, possiamo considerare l’importanza di un ascolto "empatico" (I91) che, come chiarisce Emanuele Bassetti (psicologo e formatore), è il mettere da parte stereotipi e pregiudizi, per poter cogliere le apprensioni e lo stato interiore del nostro interlocutore.

È importante saper ascoltare altrimenti si rischia di sentire solo ciò che si desidera e non ciò che l’altro veramente dice, compromettendo così la comunicazione e il suo significato.

Se prendiamo in esame i meccanismi utilizzati nelle campagne pubblicitarie televisive e giornalistiche, notiamo come tocchino aspetti anche profondi del nostro essere, suggestioni e sentimenti. Questo tema è stato approfondito da Tino Ferrari, docente di comunicazione ed esperto di marketing, che riflette su come le nostre azioni siano influenzate al 70% (circa) dalla componente emotiva, e solo al 30% dalla nostra razionalità. Dobbiamo perciò prendere atto di quanto le emozioni influenzino la nostra vita, in ogni ambito.

 Anche in campo lavorativo e scolastico organizzazioni di tipo autoritario, rigide, non riflettono sul grande ruolo che giocano le emozioni, anzi la tendenza è spesso di reprimerle per non doverle gestire, o per li timore di non saperlo fare, dimenticando di considerare che anche se tacciono continueranno comunque ad esistere e ad orientare il comportamento.

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Edurete.org Roberto Trinchero