L'effetto Pigmalione di Emanuela Bagetto

Meccanismi percettivi

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3.1. La percezione soggettiva

Le persone iniziano a comunicare tra di loro sulla base di ciò che percepiscono l’una dell’altra. In tal senso, possiamo dire che ogni comunicazione abbia inizio da un atto percettivo (I5) (E6).

La percezione è quel processo attraverso il quale cogliamo la realtà, ne selezioniamo alcuni elementi, e ne diamo un significato.

L’importanza di questo processo è fondamentale, poiché le informazioni ed i significati che selezioniamo e attribuiamo alla realtà, costituiscono la base sulla quale verrà definita la relazione comunicativa in corso.

A dirigere questa selezione intervengono diversi fattori, alcuni dei quali sono legati al soggetto che percepisce (ad esempio: esperienze passate, stato d’animo, cultura, educazione, immagine di sé); altri dipendono dall’oggetto percepito (ad esempio: fattori come la vicinanza, la somiglianza, la continuità, la chiusura, ecc.).

In questo senso la percezione funziona tramite un processo di selezione degli stimoli, che vengono organizzati in configurazioni del tipo “figura-sfondo”: una parte delle informazioni diventano significative (diventano figura), mentre le altre vengono rinviate sullo sfondo.

Sono caratteristiche della percezione:

  • la soggettività: la percezione ha sia aspetti denotativi della realtà (oggettivi), sia aspetti connotativi (soggettivi). Ciò che è maggiormente rilevante sono gli aspetti connotativi della percezione. Comunicare richiede quindi il saper entrare nel modo di vedere dell’altro, nel suo modo di percepire, cioè nel suo “mondo di significati”. La capacità di entrare nel mondo di significati altrui è un’esperienza che arricchisce, poiché ci dà elementi nuovi e diversi per conoscere e avvicinarci alla realtà; 
  • la consistenza: è la tendenza a mantenere una coerenza nelle nostre percezioni. La percezione ha una funzione di orientamento, ma se diventa rigida non riesce più a cogliere i dati in arrivo.
  • la stabilità: è la tendenza delle nostre percezioni a mantenersi stabili nel tempo. Pur di mantenere coerente la struttura percettiva non si considerano o si modificano le informazioni che ci arrivano. Questa resistenza al cambiamento può creare problemi comunicativi.

Dobbiamo tenere presente, con Bartlett e Koffka, che la percezione umana non “riproduce” semplicemente la realtà esterna ma la “ricostruisce”. Ricordiamo le considerazioni di H. von Foerster che nell’1987 affermava che l’osservatore è parte del sistema in quanto lo costruisce nell’atto di osservarlo: la descrizione di una situazione è risultato tanto delle caratteristiche di quanto viene osservato che delle caratteristiche individuali del soggetto che osserva, anzi, dice più cose dell’osservatore che dell’osservato.

L’osservatore esprime infatti la realtà basandosi sulle proprie percezioni, che sono influenzate da fattori fisiologici ( ad esempio l’elaborazione degli imput esterni ed il privilegiare certi canali sensoriali rispetto ad altri) e psicologici (tra cui  i fini che orientano l’osservazione, la cultura del tempo e la storia personale).

Hume, Kant, Schopenhauer e molti altri filosofi hanno insistito sul fatto che della realtà "vera" possiamo soltanto avere un'opinione, un'immagine soggettiva, un'interpretazione arbitraria. Secondo Kant, per esempio, la radice di ogni errore consiste nell'intendere il modo in cui noi determiniamo, cataloghiamo o deduciamo i concetti per qualità delle cose in se stesse.

 La realtà di cui noi parliamo non è mai una realtà "a priori", ma una realtà conosciuta e creata da noi, anche se esiste un mondo oggettivo, indipendente da noi e dal nostro pensiero, che funziona o può funzionare a prescindere dal nostro agire ma non può avere un significato non legato alla nostra comprensione. Per noi "esiste" solo il mondo che conosciamo soggettivamente.

 

3.2. Consapevolezza dei fenomeni percettivi

 Ogni comunicazione interpersonale è quindi orientata da fenomeni percettivi, dei quali possiamo essere più o meno consapevoli. Vi sono infatti meccanismi percettivi non facilmente controllabili, che si innescano in modo quasi automatico.

Possiamo elencare alcuni meccanismi percettivi in grado di condizionare la comunicazione:

  • teoria implicita della personalità: rappresenta un sistema di convinzioni e di regole acquisite nella nostra esperienza, in base alle quali valutiamo le caratteristiche di una persona associandole ad altre. Per questo spesso ci basta conoscere alcuni tratti della personalità altrui, per poi inferire tratti che non sono osservabili, ma che sono assegnati dal nostro sistema di categorizzazione, senza che abbiano un effettivo riscontro;
  • adempimento della profezia: è la tendenza a cogliere della realtà quegli aspetti che servono a confermare le nostre aspettative di partenza. È un fenomeno che influisce sugli eventi in modo tale da orientarli verso la realizzazione della profezia. Ciò vale anche come autoadempimento: l’essere convinti di un a certa cosa finisce con il realizzarla (effetto Pigmalione).
  • effetto alone: si verifica quando un’idea positiva o negativa su alcuni aspetti della personalità altrui la estendiamo anche agli aspetti che non hanno tali caratteristiche. Questo effetto è particolarmente deleterio quando porta ad associare a specifici tratti caratteriali o addirittura morali determinate caratteristiche fisiche;
  • effetti “primacy” e “recency”: sono relativi all'importanza che ha l'ordine con cui riceviamo le informazioni. Sono, in tal senso, soprattutto le prime impressioni che spesso orientano il giudizio sull’altro;
  • attribuzione di intenzionalità: equivale alla cosiddetta “lettura di mente”, cioè alla convinzione di sapere quello che l’altro sta pensando e di conseguenza rispondere alla propria fantasia piuttosto che alle parole dell’altro.

Non sempre riusciamo, in una situazione relazionale, a controllare questi meccanismi, che presentano il vantaggio di offrire in modo economico informazioni sulla persona che abbiamo davanti, rendendo maggiormente gestibile il timore nei confronti di ciò che ancora non conosciamo.

Lo svantaggio è legato alla rigidità  di tali meccanismi,  al confondere come dato di realtà oggettiva un’interpretazione soggettiva della realtà stessa.

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Edurete.org Roberto Trinchero