Breve storia del modello atomico: dall'antichità a Bohr di Stefania Bressan (bressans@email.it), Daniela Avanzini (davanzini@libero.it)

Dal Medioevo al XVIII secolo

2.1 Il MedioEvo

Già nell'Antichità l'atomismo trovò molti oppositori. Il più autorevole fu Aristotele [En] che, rifiutando l'idea di spazio vuoto in quanto "non essere" negava di conseguenza anche l'esistenza degli indivisibili [F]. L'influenza di Aristotele sul pensiero occidentale fece sì che l'atomismo non ricevesse accoglienze favorevoli. Tale atteggiamento di ostilità si ritrova anche nel Medioevo.
Tuttavia l'idea di atomo non tramontò mai definitivamente e ricomparve occasionalmente in diversi autori di varie epoche. Brevi discussioni sull'atomismo si ritrovano in Isidoro di Siviglia (560-636), nel Venerabile Beda (673-735) e in alcuni autori arabi ed ebrei come Panzi (m. intorno al 924) e Maimonide (1080-1154). Il teologo e filosofo Guglielmo di Conches (1080-1154), della scuola di Chartres, adottò un atomismo che cercava di conciliare le idee di Epicuro con quelle platoniche. Roberto Grossatesta (1175-1253) considerava lo spazio una successione discreta di "punti luce" e utilizzò una concezione atomistica per spiegare la natura del calore. Ruggero Bacone (1219-1292), sia pure su posizioni diverse, concordava con Grossatesta sull'interpretazione del calore. Egidio Romano (1247-1316) elaborò una teoria atomistica ispirandosi alla teoria del filosofo ebreo spagnolo Avicebron secondo la quale le sostanze sono composte di materia e forma. Nicola d'Autrecour (1300 ca - m. dopo il 1350) si fece promotore di un atomismo in cui non solo veniva sostenuta la struttura discontinua della materia, ma anche del tempo e della luce.

2.2 L’Umanesimo e il Rinascimento

Tra il XV e il XVII secolo posizioni atomistiche vennero sostenute da autorevoli autori quali Nicola Cusano (1401-1464) [I] , Giordano Bruno (1548-1600) [I] e Pierre Gassendi (1592-1655) [F].
L'autorità e il prestigio di quest'ultimo, in particolare, contribuirono a stimolare la discussione sull'atomismo nel XVII secolo. Inoltre nell'opera di Gassendi si trova per la prima volta il concetto di "molecola" inteso come aggregato di atomi. Fino al XVII secolo le discussioni sull'atomismo furono dominio dei filosofi. Con la nascita del pensiero scientifico e con il suo progressivo differenziarsi da quello filosofico, il dibattito sull'esistenza degli atomi incominciò ad interessare gli studiosi della natura. Francesco Bacone (1561-1626), ad esempio, pur evitando di prendere posizioni nette a favore della veridicità della teoria atomica, sosteneva la sua utilità come semplice ipotesi "strumentale" per spiegare i fenomeni.
Uno dei primi tentativi di utilizzare l'ipotesi atomica in modo scientifico fu compiuto dall'olandese Daniel Sennert (1572-1637) [En] che la applicò a problematiche chimiche. Egli sosteneva l'esistenza di "atomi semplici" (elementi) ed "elementi di secondo ordine" che corrispondono all'idea di molecola. Idee analoghe furono sostenute dal tedesco Joachin Jungius (1587-1651). Le concezioni di Sennert influirono anche sulla sua opera fondamentale: "The Sceptical Chymist".
Boyle [F] si preoccupava costantemente di prendere le distanze dai pensatori materialisti di stampo epicureo, per evidenti inquietudini di tipo teologico. Va infatti osservato che l'atomismo recava con sé una concezione del mondo materialistica che, soprattutto nella formulazione epicurea, sfociava in un dichiarato ateismo. Agli occhi della Chiesa l'atomismo rappresentava quindi un pericolo e molti autori che sostenevano posizioni atomistiche erano costantemente preoccupati di conciliare le proprie posizioni con l'ortodossia cristiana.

2.3 Il XVII secolo

Contributi al dibattito sull'atomismo nel XVII secolo vennero pure da Cartesio (1596-1650) [F], [En], che pure negava l'esistenza degli indivisibili [I], e dall'opera del chimico Nicolas Lémery (1645-1715). Anche Galileo (1564-1642) [En] , ne “Discorsi e dimostrazioni intorno a due nuove scienze” (1638) si rifà agli "indivisibili" per tentare una spiegazione della struttura della materia.

2.4 Il XVIII secolo

Nel XVIII secolo le figure di maggior spicco che portarono contributi all'atomismo furono Isaac Newton(1642-1727)[En] e Michail V. Lomonosov (1711-1765). Newton (pur non impiegando il termine atomo, ma chiamando "minima" le particelle primordiali) aderì ad un atomismo di tipo democriteo, ma introdusse una sostanziale novità. Mentre gli atomi degli antichi potevano aggregarsi grazie alla loro forma (in virtù di veri e propri "ganci" o scabrosità), Newton elaborò l'importante concetto di forze attrattive che agiscono a livello interatomico [Es]. Le idee di Newton trovarono un immediata applicazione in chimica grazie all'opera di H. Boerhaave (1668-1738) e si diffusero anche in Russia, grazie ad una conferenza che Eulero (1707-1783) [Es] tenne all'Accademia delle Scienze di Pietroburgo nel 1732. Lomonosov diede alle idee newtoniane e euleriane originali contributi che lo portarono a sviluppare un'interpretazione organica dei fenomeni chimici e fisici in termini particellari. Tuttavia la sua opera fu scarsamente conosciuta.
Un altro autore che venne fortemente influenzato dalle idee newtoniane fu il dalmata Ruggero G. Boscowch (1711-1787). A lui si deve l'originale idea secondo la quale le forze interatomiche sarebbero repulsive a breve distanza e attrattive a distanze maggiori. Infine nel 1738 Daniel Bernoulli (1700-1782), [Es] adottando un modello corpuscolare, riuscì a fornire un'interpretazione statistica della pressione interna dei gas.

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