L'effetto Pigmalione di Emanuela Bagetto

L'effetto Pigmalione

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1.1. Il mito

Nella mitologia greca, Ovidio narra di Pigmalione (I27), scultore, che dopo aver creato e plasmato una statua in avorio rappresentante il suo ideale di femminilità e di bellezza, se ne innamora. Venere, la dea della bellezza commossa da questo suo stato di perdizione amorosa, esaudisce il desiderio e le preghiere di Pigmalione, dando vita alla statua, trasformandola in Galatea.

 

1.2. La Commedia

George Bernard Shaw (I28) scrive nel 1912 una commedia didattica sull'importanza della fonetica, intitolandola Pigmalione proprio perché riprende dall'antico mito il concetto di plasmare.

Nel suo racconto il pigmalione è un professore di fonetica (Higgins) che scommette con il suo amico (colonnello Pickering), che sarà in grado di trasformare una graziosa ma sguaiata fioraia (Eliza) in una raffinata gentildonna.

Accanto al concetto di plasmare, Bernard Shaw ne affianca un altro che valuta strettamente collegato: il concetto di aspettativa, considera cioè ciò che le persone si aspettano di vedere.

 In uno dei più significativi episodi della commedia si può notare quanto sia importante il ruolo dell'aspettativa, in un’occasione mondana, Eliza viene infatti scambiata  davvero per una gran dama. La differenza tra una gentildonna e una fioraia non consiste nel modo in cui si comporta, ma nel modo in cui è trattata.

Queste parole dovrebbero far riflettere molti educatori e insegnanti quando, facendosi un'idea pregiudiziale dei propri allievi, non sono disposti a cambiarla, nemmeno quando questi si impegnano per dimostrare di essere diversi, continuando a trattarli allo stesso modo.

 

1.3. Pigmalione in classe

Dobbiamo prendere atto che la previsione di un certo comportamento può contribuire a determinare il comportamento degli altri.

Aspettative condivise permettono di prevedere come una persona si comporterà in una certa situazione. Spesso infatti la gente agisce come ci si aspetta. E’ ciò che si definisce autorealizzazione delle previsioni interpersonali.

 Se ci aspettiamo una persona simpatica il modo in cui la trattiamo può contribuire a renderla piacevole, se ci aspettiamo una antipatica il nostro modo di accostarci può contribuire a renderla sgradevole.

L’aspettativa di un comportamento (di un altro) può diventare predizione. Robert Rosenthal, un biologo, nel 1966 iniziò diversi esperimenti con lo scopo, non solo di dimostrare gli effetti di autorealizzazione della predizione, quanto di valutare le condizioni che aumentano, diminuiscono o modificano tali effetti (E4).

Nel 1968 esce negli Stati Uniti un libro dal titolo “Pygmalion in the Classroom. Teacher Expectation and Pupils' Intellectual Development”, (tradotto in italiano  “Pigmalione in classe. Aspettative dell'insegnante e sviluppo intellettuale degli allievi”), in cui Rosenthal e una psicologa, Leonore Jacobson, impostano in un contesto di aula scolastica una ricerca sul fenomeno delle aspettative degli insegnanti nei confronti dei loro alunni.

I due studiosi intendono valutare l'effetto delle aspettative del docente conducendo degli esperimenti nei quali erano portati a credere, all'inizio dell'anno scolastico, che da alcuni dei loro allievi ci si poteva aspettare un forte miglioramento durante l'anno. Si vuole esaminare la tesi che all’interno di una classe scolastica i bambini che hanno un profitto più alto sono quelli da cui l’insegnante si aspetta un maggiore sviluppo intellettuale.

Nell’esperimento alla Oak School ai maestri venne fatto credere che queste predizioni fossero basate su test cognitivi somministrati agli allievi al termine del precedente anno scolastico. In realtà, gli studenti che erano stati definiti come «allievi da cui ci si poteva aspettare un forte miglioramento» erano stati scelti sulla base della semplice casualità.

 A distanza di alcuni mesi dall’inizio dell'esperimento gli insegnanti  indicarono che, globalmente, questi bambini - scelti a caso - avevano fatto più progressi degli altri, parevano certi che il loro sviluppo cognitivo fosse progredito in misura maggiore rispetto agli altri alunni. La differenza tra i bambini del gruppo sperimentale e il gruppo di controllo esisteva però soltanto nella mente dell’insegnante.

Il concetto principale della ricerca è quello di «profezia che si auto-adempie» e cioè: la predizione fatta da una persona sul comportamento di un'altra persona finisce, in un modo o nell'altro, per realizzarsi (I3).

Dobbiamo considerare che la  predizione può realizzarsi soltanto nella percezione di chi la fa. L'aspettativa può essere comunicata all'altra persona anche in forme sottili e involontarie, influendo comunque sul comportamento di questa.

E’ necessario tenere presente che Rosenthal e Jacobson hanno realizzato la loro indagine negli anni ’60 del 1900, in California, nel Distretto di San Francisco, dove molti bambini vivevano una situazione di svantaggio nei confronti dell'istruzione.

Neri, messicani, portoricani, in generale coloro che vivono in condizioni di povertà, registrano un basso livello di profitto in un sistema scolastico in cui gli insegnanti provengono per lo più dalle classi medie.

I due studiosi riflettono su come la causa dello scarso rendimento scolastico dei bambini svantaggiati venga di solito semplicemente identificata nel fatto che questi bambini appartengono a un gruppo “in condizione d'inferiorità”. Si ignora così che un’altra possibile causa potrebbe essere il perché è esattamente quello che ci si aspetta da lui.

I suoi risultati potrebbero essere dovuti non a caratteristiche culturali, economiche o etniche, ma alla risposta dell'insegnante a queste caratteristiche, al suo atteggiamento di fronte a queste tipicità.

Affiora spontaneo il quesito: questi bambini potrebbero avere risultati migliori se i loro insegnanti si aspettassero di più da loro?

I due ricercatori ritenevano che la spiegazione andasse cercata in qualche aspetto sottile dell'interazione insegnante-allievi (I29). Il tono di voce dell'insegnante, l’espressione del suo viso, il suo modo di fare e la posizione del corpo potrebbero essere i mezzi attraverso i quali - presumibilmente in modo del tutto inconsapevole - l'insegnante comunica agli allievi le sue aspettative. Questa comunicazione può aiutare l'allievo a cambiare la sua concezione di sè, le sue aspettative circa il proprio comportamento, le sue motivazioni e le sue capacità cognitive. Qualunque sia il modo in cui le previsioni dell’insegnante influiscono sugli alunni, i risultati della ricerca di Rosenthal suggeriscono che le aspettative incidano in misura determinante sulle prestazioni intellettuali dei ragazzi.

 

Poiché gruppi svantaggiati esistono ovunque nel mondo il loro auspicio era poter costruire una teoria sufficientemente solida da farla diventare oggetto di studio e di approfondimento, ad esempio, nei curricoli di formazione degli insegnanti, considerando che su quei meccanismi sottili si gioca la riuscita o il fallimento scolastico degli alunni, e non soltanto in chi appartiene a ceti subalterni o minoranze.

Le aspettative possono essere determinate da vari fattori, che incidono nell’insegnante che tende a farsi un’idea dei propri allievi e del loro futuro comportamento, in realtà, senza conoscerli. Se provengono da un ceto medio-alto o se sono seguiti dal servizio pubblico le aspettative del corpo insegnante saranno diverse. La reputazione dell’alunno è costituita da diversi tipi di informazioni, votazioni precedenti e test.

 

1.4. Considerazioni sull’esperimento di Rosenthal e Jacobson

Possiamo quindi credere che l’effetto Pigmalione esista e che possa consapevolmente essere utilizzato in diversi ambiti, particolarmente in quello educativo, anche all’interno della scuola, al fine di migliorare l'istruzione e la qualità della didattica, salvaguardando, contemporaneamente, aspetti importanti della personalità dei fanciulli, quali l’autostima e la considerazione di sé (I1) (I2).

Ritenendo l’ atteggiamento mentale dell’insegnante alla base di ogni approccio didattico, potrebbe essere utile al docente porsi in ottica entropatica, pensare di avere di fronte una classe con individui pieni di potenzialità da far emergere, a cui poter comunicare in modo conscio, anche non verbale, la convinzione della loro riuscita. Ogni genitore sa che le acquisizioni più importanti e più stabili dei bambini non derivano da ciò che gli adulti dicono, ma da ciò che fanno, dal loro comportamento, dal loro modo di affrontare la vita e di rapportarsi con l'ambiente che li circonda. L'esempio dato da un genitore o da una figura parentale forte si imprime in maniera indelebile e spesso inconscia nel figlio, determinandone comportamenti e atteggiamenti futuri.

Le spiegazioni e le conferme che ci vengono dalla  psicologia sociale si possono unificare nella considerazione che le nostre aspettative possono influenzare  radicalmente le nostre relazioni con gli altri. Nel caso dell’esperimento di Rosenthal e Jacobson, le insegnanti, credendo nelle potenzialità dei ragazzini, si comportavano con loro in modo più incoraggiante e stimolante di quanto non avrebbero fatto normalmente. I bambini, conseguentemente, reagivano favorevolmente all'atteggiamento incoraggiante e alle aspettative positive delle maestre, impegnandosi di più nello studio e mostrando un maggior interesse verso la scuola. L'atteggiamento aperto e favorevole delle insegnanti aveva contribuito a sviluppare nei bambini doti e capacità che erano rimaste sopite fino a quel momento. La predizione di una persona circa la prestazione intellettuale di un’altra può finire con l’essere una determinante di tale prestazione.

È determinante comprendere come le aspettative favorevoli possano portare ad un miglioramento nelle prestazioni intellettuali degli alunni, quanto le aspettative sfavorevoli possano portare ad un peggioramento.

Riuscire a stabilire un tipo di interazione come quella che gli istitutori della Oak School hanno improntato involontariamente verso i bambini ritenuti speciali, potrebbe portare ad elevare al massimo le capacità di apprendimento di ogni alunno nella consapevolezza che il ruolo dell’insegnante potrebbe essere quello di Pigmalione nella classe.

Anche se Rosenthal considera questa ipotesi, più realmente sarebbe auspicabile che una tale preparazione del corpo docente venisse applicata in considerazione degli alunni con ostacoli all’apprendimento, difficoltà di relazione e caratteriali, al fine di riuscire ad offrire a tutti gli studenti la stessa possibilità  di miglioramento legata alle potenzialità, espresse o latenti, di ognuno.

 

1.5. L’importanza delle aspettative

Anche Merton (sociologo) (I26) (E3) chiarisce l’importanza di questo tipo di aspettative nei rapporti interrazziali, o con i gruppi di minoranza.

Per primo nel 1948 elabora il concetto di autorealizzazione delle predizioni legato all’analisi dei fenomeni sociali/economici come pregiudizio razziale o religioso. Altri studiosi  analizzano e confermano queste dinamiche.

Con Rose si arriva a temere la doppia aspettativa: il nero si aspetta che il nero fallisca e ciò lo trattiene dal tentare. Allport applica il concetto di autorealizzazione nella predizione alla tensione internazionale ed alla guerra. Le nazioni che si aspettano di fare una guerra probabilmente la faranno. L’aspettativa si comunica al potenziale nemico che reagisce preparandosi al conflitto, confermando le aspettative della prima nazione.

W. White già studia nel 1943 un gruppo di ragazzi ed il gioco del bowling, le prestazioni in positivo e negativo parevano determinate dall’aspettativa del gruppo. Il tifo pareva servire da incentivo.

Jostraw  considera le prestazioni possibili di un atleta: l’idea di poter fallire una prova gli impedisce di rendere il massimo diminuendo persino l’entità dello sforzo.

Diversi studi E.R. Guthrie, Goldestein, Drayer evidenziano il rilievo sociale delle aspettative, anche nei disastri le vittime sembrano reagire come i soccorritori si aspettano da loro. Nell’esercito trattare un soldato come caso psichiatrico lo limita dal tornare a fare normalmente il suo dovere. Hallerith e Bovelas forniscono esempi nel campo del lavoro.

Hanno valutato come capi reparto che dovevano giudicare alcune operaie durante un periodo di prova fossero maggiormente favorevoli a quelle indotti a credere superiori in base ad un punteggio ottenuto nei test. La produzione delle operaie era più alta quando i capi reparto si erano aspettati un rendimento maggiore.

Allport e Festinger sono d’accordo sul fatto che l’uomo desidera poter prevedere perchè ciò assicura un maggiore controllo, ognuno desidera per il suo mondo un minimo di stabilità, ordine, cioè prevedibilità.

Albert Moll, confermato da Martin Orne, parla di fenomeni chimici in cui la predizione è stata la causa della propria realizzazione, fenomeni come insonnia, nausea, impotenza, balbuzie, compaiono spesso quando più li si aspetta. Si concentra sull’ipnosi nella convinzione che i soggetti si comportino come credono l’ipnotizzatore si aspetti da loro. In una lezione  di filosofia nel 1959 si tiene una dimostrazione sull’ipnosi in due classi diverse: in una si dice provochi catalessi, rigidità della mano dominante, nell’altra si presenta semplicemente l’esperimento. Il fenomeno non apparve in coloro che non l’aspettavano ma nella maggioranza di coloro che l’attendevano. In questo caso si è trattato di aspettativa del soggetto come determinante del proprio comportamento.

 Manninger rileva almeno un esempio in cui una malattia mentale dichiarata incurabile perché i medici avevano perso la fiducia ma quando il malato, dopo ulteriori analisi, fu considerato curabile, “provò di esserlo”.

L’equipe scientifica del Quarterly Journal of Studies on Alchhol nel 1959 ha dimostrato che, in generale, un qualunque mutamento di terapia provoca un calo nel tasso di mortalità. Pèquignant, medico francese, rileva la natura dell’autorealizzazione che hanno molte prognosi mediche e afferma che questo fenomeno è verificato in diversi esperimenti. Una diagnosi pessimistica acquista nel medico, nei famigliari, nel soggetto, un potenziale di conferma che la rende determinante.

Al Ric. Human Interaction Research Institute, quando l’equipe medica si aspettava che un ragazzo ritardato di assumesse qualche responsabilità personale, egli era in grado di farlo.

Goffman, Stanton, e Schwartz confermano che le aspettative dei medici possono influenzare loro percezione del miglioramento del paziente ed è molto probabile che tali predizioni determinino un miglioramento reale.

 

1.6. Le aspettative degli insegnanti nel bambino svantaggiato

Rosenthal considera che quando una maestra osserva i bambini il primo giorno di scuola cerca di intuire chi avrà un buon profitto, ritenendo che i migliori risultati li avranno gli appartenenti al ceto medio, chi invece fa parte del ceto inferiore sarà pre-giudicato insoddisfacente, nonostante la certezza che un bimbo sporco possa essere intelligentissimo ed un bimbo del ceto medio essere tardo (I34) .

Per definizione i bambini svantaggiati provengono da gruppi socioeconomici inferiori, basso reddito e bassa cultura scolastica per cui una maggiore proporzione di loro non riesce bene a scuola ed il Q.I. è inferiore. Si mette sotto accusa famiglia, casa, quartiere, reddito, preparazione famigliare all’insuccesso scolastico, carenza di preparazione culturale, forma ristretta del linguaggio.

Il fatto di aspettarsi meno dai bambini delle classi socialmente inferiori fa aumentare, nel tempo, il dislivello tra fanciulli di ceto diverso perché c’è un atteggiamento differente, si fissano standard non conformi (I35).

 La tesi di Riessman è che il bambino svantaggiato sia sottovalutato.  Possiamo dire che l’aspettativa di scarso profitto da parte del corpo insegnante agisca come una predizione che si autorealizza.

Kenneth Clark insiste nel fatto che bisogna credere che possano imparare (I36).

Se si hanno dubbi sull’educabilità di alcuni soggetti, si hanno solitamente su bambini pedagogicamente, culturalmente, economicamente svantaggiati, che paiono capaci di imparare meno rispetto a quelli in condizione di maggior favore. Le previsioni in merito alla prestazione di un alunno possono essere determinate da fattori come l’apparente ricchezza, il colore della pelle, lo status dei genitori, ciò che l’insegnante sa dell’ambiente in cui vive il fanciullo, risultati di test di intelligenza o profitto. Diversi studiosi, tra cui Richin, Hilbon, Myers, esprimono il timore che l’alunno svantaggiato possa ricevere ulteriore danno dal fatto che l’insegnante valuti le sue prestazioni secondo standard troppo bassi, ed è provato che per i bambini delle aree socialmente depresse gli insegnanti fissino standard inferiori al rendimento.

Accettando il concetto che un insegnante si faccia  un'idea ben precisa del suo allievo, e per estensione della sua classe, plasmandoli in base a questo pre-giudizio, è facile comprendere l'importanza di profezie ed aspettative di segno positivo sulla riuscita degli studenti all'interno del processo di apprendimento.

 

1.7. Il processo di comunicazione dell’aspettativa

Secondo Rosenthal quattro sono le modalità attraverso le quali l'insegnante comunica le proprie aspettative agli allievi così come tutte le persone che si attendono buoni risultati dai loro figli, studenti, ecc. sembrano operare:

a) creano un'atmosfera socio-emotiva più calda intorno ai loro "studenti speciali";

b) forniscono ai propri studenti un maggior feedback in rapporto al loro rendimento;

c) insegnano di più, sia quantitativamente che qualitativamente a tali studenti;

d) danno agli studenti maggiori opportunità di rispondere e di fare domande.

Infatti 242 studi hanno verificato l'effetto Pigmalione sia in laboratorio che fuori, in classe, in fabbrica, in ufficio, ecc. La percentuale dei risultati significativi è circa la stessa per gli esperimenti condotti "sul campo" e per quelli di laboratorio: il 37% per i primi e il 34% per i secondi.

Gli insegnanti che hanno aspettative positive nei confronti dei loro studenti riescono a creare un clima socio-emotivo più caldo intorno a loro, danno maggiore retroazione (feedback) circa la qualità delle loro prestazioni, sembrano accordare più informazioni (input) e aspettarsi maggiori risultati, oltre al concedere loro più opportunità di domande e risposte (output). Secondo le osservazioni di Rosenthal, gli insegnanti che sono convinti di avere di fronte un buon allievo gli sorridono con maggiore frequenza, compiono movimenti di approvazione con la testa, si chinano su di lui e lo guardano più a lungo negli occhi, esprimendosi anche con un linguaggio del corpo positivo. Sono più portati a lodare lo studente, a correggerne gli errori senza assumere un atteggiamento critico, e lo stimolano maggiormente a dare risposte adeguate dando compiti più impegnativi.   In sostanza, un docente che crede di avere a che fare con studenti dotati insegna di più e meglio. (Rosenthal, 1976).

Pare si debba escludere il meccanismo di condizionamento (legato a rinforzi) come fattore necessario nella comunicazione delle predizioni.

Si rileva quindi come il processo di comunicazione delle aspettative sia di natura estremamente sottile e su come tali comunicazioni possono aiutare  il bambino ad imparare, cambiando il concetto di sé, le sue aspettative riguardo il proprio comportamento e le sue motivazioni, come pure il suo stile cognitivo e le sue attitudini (I4).

 

1.8. Labeling

La teoria del "labeling" si occupa delle definizioni negative con cui vengono indicati gli individui che sono ritenuti fuori dalla norma.

Gli insegnanti che individuano un ragazzo come colui che infrange le regole, che ha commesso un atto deviante, etichettano così un suo modo di essere e chiudono in un certo circolo interpretativo ogni sua azione. Questa definizione può portare l’alunno a sentirsi discriminato e condurlo ad ulteriori forme di devianza (I88), finendo per cercare compagni che si trovino in analoga situazione, etichettati come lui. Da questa interazione potrebbe addirittura svilupparsi una sottocultura deviante, che può arrivare a  definirsi come fatto positivo per chi ne fa parte (S5).

Possiamo considerare la teoria connessa a quella della profezia che si autoavvera. Entrambe esaminano le conseguenze della classificazione e della valutazione degli studenti in base ai "significati" dei quali si servono gli insegnanti e gli educatori in generale.

 

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