Le canzoni di Fabrizio De Andrè di Stefano Galazzo

Georges Brassens

Georges Brassens [I1] [I2] [I3] [E1] [F1] [ES1] [ES2] può essere considerato uno tra i più significativi chansonnier [I1] [I2] [E1] [F1] [ES1] : a lui molto deve la nostra stessa canzone d'autore [I1] [I2]. La caratteristica più importante di Brassens è sicuramente la ricerca di una armonia perfetta tra musica e parole, spesso prese da quelle di grandi poeti francesi come Francois Villon [E1][E2] [F1][F2][F3] o Victor Hugo [I1] [E1] [E2], alla quale aggiungerei l'apparente semplicità delle canzoni, frutto in realtà di un lavoro metodico e puntuale. Ma l'aspetto che ha reso popolare l'opera di Brassens in Francia e più in generale in Europa, è l' attenzione nei riguardi della gente comune, dei poveri, di quegli emarginati incontrati per le strade di Parigi, che rappresentano la stessa umanità un pò sbandata, vessata dalle ingiustizie e dagli intrighi del potere, ma capace di grandi gesti di amore, che Fabrizio De Andrè [I1][E1][E2][E3] troverà per i vicoli della sua Genova. Le canzoni di Brassens, dunque, sono popolate di prostitute, ladri, piccoli delinquenti di strada, poveri cui il destino ha voltato definitivamente le spalle. Esse affondano le proprie radici non solo nella poesia d'Oltralpe, dei cui maggiori rappresentanti, come dicevo poco fa, l'artista francese mette in musica i versi, ma nella cosiddetta Chanson réaliste [E1] [F1], della quale, in un certo senso, egli diventa l'erede. Brassens rende più attuale questo genere musicale , si lascia influenzare dalle nuove pulsioni del jazz e dello swing provenienti dall'America, e rinuncia alla retorica. Caratteristica dei personaggi della Chanson réaliste [E1] [F1] [F2], infatti, era il desiderio di promozione sociale, il considerarsi parte di un mondo minore con la speranza di un riscatto; gli eroi di Brassens, al contrario, non cercano rivendicazioni nei riguardi di un destino che non li ama, ma vivono e basta, senza eccessive speranze, a volte con rabbia, altre con dolore, sempre con ironia. E l'ironia è molto presente nelle canzoni dell'artista di Sète: verso la morte (un esempio è Supplique pour etre enterré à la plage de Sète [F & ES] [F1]); il potere costituito (su tutte, Le gorille [F1] [F2] [I1] [I2] [F & E] [F & ES] , in cui il simbolo del potere, un giudice, viene "violato" da un gorilla); lo stesso ladro che, un giorno, va a rubare a casa sua (cantato in Stances a un cambrioleur [F1] [F2]). Brassens è anche il cantore della gratitudine (celebre la sua Chanson pour l'Auvergnat [F1] [F2] [F & E]) e della libertà di pensiero (Mourir pour de idéès [F1] [F2] [I1] [I2]), così come degli amori non colti (nella canzone Les passantes [F1] [F2] [I1] [I2] [F & E] da una poesia di Antoine Pol [I1] [F1])

A rendere unico Brassens, però, non è soltanto ciò che canta, ma il suo stesso personaggio: schivo, lontano da ogni tipo di moda, scorbutico e essenziale, nelle scelte artistiche così come nella vita, trascorre l'esistenza tra Parigi, la città che gli dà la notorietà, e Sète, dove nasce nel 1921. Aderisce alla Federazione Anarchica nel 1946 (influenzando lo stesso Fabrizio De Andrè [I1][E1][E2][E3], che aderirà alle idee anarchiche), per il cui giornale, "Le Libertaire", pubblica degli articoli. Come il canadese Leonard Cohen [I1][I2][I3] [I4] [E & I][E1][E2] [E3] [E4] (forse, in questo, con minore fortuna), è prima di tutto scrittore e poeta: pubblica delle raccolte di liriche (ricordiamo Des coups d'épées dans l'eau e A la venvole, entrambe del 1942), e dei romanzi( La lune écoute aux portes e La tour des miracles, rispettivamente nel 1947 e nel 1953). Nonostante egli sia dunque un poeta, non ama definire le sue canzoni poesie, distinguendo nettamente le due arti: in una celebre intervista rilasciata a André Sève, disse di aver trasferito nelle canzoni il suo desiderio di essere poeta, mettendo insieme ciò che aveva imparato dalla canzone e dalla poesia, quella vera.

Un altro aspetto importante del suo modo di fare musica è la scelta di non affidarsi ad alcun tipo di arrangiamento, e di esibirsi sempre attraverso il "terzetto" composto da voce, chitarra e contrabbasso: anche questo segno della sua costante ricerca di semplicità, e soprattutto di essenzialità.

Cosa accomuna lo chansonnier di Sète al cantautore genovese? Forse, una sorta di reticenza ad esporsi troppo in pubblico, dovuta a pigrizia ma soprattutto al desiderio di non apparire troppo e lasciare parlare le canzoni; l'amore per la libertà, che spinse entrambi ad aderire al movimento anarchico (quello pacifico); l'attenzione spasmodica per le parole, alle quali la musica si deve accompagnare senza sovrastarle; l'amore per la poesia. Tra loro, però, c'erano anche notevoli differenze: Brassens, nell'arco della sua carriera, rimase fedele ad un modo di scrivere canzoni uguale nel tempo, senza sostanziali cambiamenti: dal punto di vista musicale, ad esempio, ha sempre utilizzato voce, chitarra e contrabbasso. De Andrè, pur non andando anch'egli dietro alle mode del momento, ha cercato di evolversi, percorrendo negli anni strade espressive diverse; è passato attraverso la canzone dialettale a testi che un poco per volta, pur essendo di notevole qualità espressiva, hanno perso quella semplicità e immediatezza che avevano agli inizi, diventando più metaforici e ricercati. Da sottolineare che si è sempre servito dell'aiuto di musicisti di talento, come i fratelli Reverberi [I1] e Mauro Pagani [I1].

   2/10   

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Edurete.org Roberto Trinchero