Tibullo, un percorso attraverso la I elegia di Beniamino di Dario

L’elegia

L’elegia latina trova i suoi massimi rappresentanti nella poesia di età augustea. L’elegia è un componimento poetico caratterizzato formalmente dall’uso del distico detto appunto ‘elegiaco’, costituito da un esametro e da un pentametro. L’etimo di elegia è incerto, ma va probabilmente connesso al flauto, che anticamente doveva accompagnarne la recitazione. Anche l’elegia come quasi tutti gli altri generi coltivati a Roma, è d’importazione greca, e anche per essa i poeti latini indicano espressamente i loro modelli in testi greci. (I1) (I2) (En1) (Fr1)

Nella letteratura greca arcaica, poeti elegiaci erano detti gli autori di componimenti in distici formati il primo da un esametro dattilico e il secondo da un pentamentro elegiaco (Esp1). Anche se presso gli antichi era diffuso il legame del metro elegiaco col lamento, in realtà i Greci a partire dall’VIII secolo se ne erano serviti nelle più diverse occasioni di canto: dagli epitaffi e dalle lamentazioni funebri alle esortazioni al valore militare in occasione di eventi bellici, dalla presentazione di vicende personali all’esaltazione delle gioie d’amore. L’autore parlava quasi sempre in prima persona e faceva riferimento a fatti, sentimenti e idee individuali. Rispetto a quella arcaica e tardoantica, che oltre all’originario lamento trenodico presenta svariate tematiche, l’elegia ellenistica era caratterizzata da un intento prevalentemente narrativo incentrato su temi “oggettivi”, quali i miti, le leggende, le antiche tradizioni.

Tuttavia questo genere, trapiantato a Roma, viene rinnovato e assume caratteristiche specifiche, differenziandosi notevolmente dai modelli. Una sorta di ‘canone’, formatosi in età antica, nonostante l’elegia sia stata coltivata in precedenza dai poeti neoterici e Catullo, comprende tra i maggiori esponenti dell’elegia latina quattro autori, vissuti tutti nell’età augustea: Cornelio Gallo, il nostro Tibullo, Properzio e Ovidio. In particolare, Gallo fu considerato l’iniziatore dell’elegia romana, in quanto la sua opera segna il punto di svolta verso lo sviluppo maggiormente maturo e originale che l’elegia assunse in età augustea.

Il carattere distintivo è la preminenza dell’elemento soggettivo, personale e passionale. Alla vicenda amorosa del poeta viene dato un rilievo maggiore che non alla narrazione di storie d’amore mitiche, come spesso accadeva nei modelli greci. In Tibullo e in Properzio sull’interesse per i miti (sostenuto, negli alessandrini e ancora nei neoterici, dal desiderio dello sfoggio di erudizione) prevale l’esigenza di dare forma letteraria di esperienza vissuta in prima persona dall’io elegiaco.

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Edurete.org Roberto Trinchero