La nascita dei fascismi in Italia e Germania di Daniela Raimondo (raimondopatrucco@libero.it), Valter Balzola (), Rossana Denicolai ()

ORIGINI

Quando nel 1918 finì la guerra, in Germania scoppiò la rivoluzione. Era una nazione esausta, prostrata dalla guerra. Le perdite umane erano state ingenti: un milione e ottocentomila morti, più di quattro milioni di feriti.

La rivolta divampò spontanea, senza nessuna guida ideologica o organizzativa, alimentata dalla fame, dalla delusione della guerra perduta, dalla volontà diffusa di cacciare i responsabili. Alcuni dei rivoluzionari volevano la democrazia parlamentare, altri un sistema politico come quello russo, tutti la Repubblica e le dimissioni del Kaiser. C'era molto idealismo ed entusiasmo, ma nessuno capace di guidare i tanti focolai rivoluzionari che nascevano un po' dappertutto.

L'8 novembre il cancelliere Max von Baden chiese con fermezza all'imperatore di abdicare. Gli operai di Berlino scesero nelle strade e anche il generale Hindenturg e il successore di Ludendorff, il generale Groener, si unirono alla richiesta. Poiché Guglielmo II tergiversava, il cancelliere nominò suo successore il leader socialdemocratico Friedrich Ebert che annunciò l'abdicazione e, il 9 novembre 1918, proclamò la nascita della repubblica, divenendo capo del governo provvisorio. In tutto il paese si costituirono dei consigli di operai e soldati (soviet), sul modello sovietico, e gli scioperi si susseguirono.

La socialdemocrazia non sapeva quale comportamento adottare, sostenendo da una parte alcune delle richieste dei rivoluzionari, dall'altra essendo decisamente spaventata dalla tumultuosità degli eventi.

Per la media e l'alta borghesia, per le forze militariste e monarchiche la rivoluzione si trattò di un vero e proprio choc. Nacque una strana alleanza tra i socialdemocratici e le forze della destra più estrema.

La nascita del partito degli spartachisti (i comunisti), fondato il 1° gennaio del '19 da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, venne vista con molta preoccupazione. I due leader miravano ad una spontanea sollevazione della classe operaia che non ci fu, nonostante scioperi e manifestazioni.

L'alleanza tra socialdemocratici ed estrema destra fu estremamente determinata. In un paio di settimane l'esercito entrò in azione e il 15 gennaio Luxemburg e Liebknecht vennero uccisi da un gruppo paramilitare.

Altri scioperi e timidi tentativi insurrezionali vennero stroncati nei mesi successivi a Brema e in Baviera. In marzo il socialdemocratico Noske, incaricato del mantenimento dell'ordine, accettò l'aiuto decisamente equivoco dei fanatici Freikorps, organizzazioni paramilitari di frettolosa costituzione, composti di ex-ufficiali, disoccupati e giovani avventurieri smaniosi di uccidere.

L'assassinio di Eisner, governatore del lander, innescò una serie di violenze in Baviera, seguite poi da uno sciopero generale e dalla proclamazione di una repubblica sovietica che venne a sua volta rovesciata tra la fine di aprile e l’inizio di maggio con selvaggia brutalità dalle truppe governative.

La rivoluzione "fallita" e la frattura insanabile fra socialdemocratici e comunisti, furono tra le cause che favorirono indirettamente l'ascesa del nazismo.

Testi sul Nazismo [F1]

Cronologia [S1]

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