L'Alsazia-Lorena doveva essere restituita alla Francia, la Prussia orientale veniva separata dal cuore della Germania con la cessione alla Polonia della Prussia occidentale e della Slesia superiore.

Danzica diventava una città libera, il Belgio acquistava alcuni piccoli distretti, la Germania era privata di tutte le sue colonie, veniva proibita la fusione con l'Austria, si imponeva l'occupazione militare della sponda sinistra del Reno, gli alleati prendevano possesso del bacino della Saar. L’esercito tedesco veniva ridotto a 100.000 effettivi, la marina a 16.000, l’aeronautica vietata.

Ma le condizioni più inaccettabili e che maggiormente contribuirono ad infiammare gli animi furono quelle che privavano i tedeschi di quella cosa intangibile che è "l'onore".

Il trattato prevedeva la consegna da parte della Germania dei "criminali di guerra", incluso il deposto imperatore, perché fossero processati per "atrocità" e nell'articolo 231 si insisteva perché "la Germania e i suoi alleati" accettassero "la responsabilità" di aver provocato tutte le perdite e i danni "cui le potenze alleate erano state esposte dalla loro aggressione".

Infine vennero stabilite le riparazioni in denaro che, dopo complicati conteggi, vennero fissate nel 1921 nell’enorme cifra di 269 miliardi di marchi-oro pagabili in quarant’anni (scontati poi in 132 miliardi per trent’anni).

Molti tedeschi si sentirono umiliati da questa situazione. Nel gennaio del '23 la Francia e il Belgio occuparono il bacino della Ruhr e questa fu un’”opportunità” che i partiti di destra, quello di Hitler in modo particolare, sfruttarono per molti anni come uno dei più efficaci argomenti di propaganda contro tutti quelli che volevano invece stabilire buoni rapporti con gli ex-nemici.

Contesto storico [S1]

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