Il punto di vista dell'OCSE sul sistema scolastico italiano
Il 13 settembre 2011 l’OCSE ha pubblicato “Education at a glance 2011” , il rapporto sull’educazione che, a cadenza annuale, presenta un quadro comparativo dei sistemi educativi dei paesi OCSE e lancia alcune linee interpretative. Il rapporto di questo anno si apre con la considerazione che tutti i paesi stanno facendo i conti con la riduzione di risorse disponibili e nello stesso tempo con la necessità di rendere efficaci i processi di istruzione perché siano capaci di rispondere al bisogno di crescita dei diversi stati.
Insieme al rapporto internazionale, l'OCSE rilascia una breve scheda relativa a ciascun paese. I contenuti della scheda riferita all’Italia sono i seguenti:
Il mercato del lavoro italiano tende a penalizzare i giovani e stenta a offrire sbocchi adeguati a chi ha un titolo di studio di livello terziario. Discriminazione di genere: in Italia, le donne guadagnano il 65%, o meno, di quanto guadagnano gli uomini con pari grado d’istruzione (la media OCSE è del 72%, la situazione italiana è simile a quella del Brasile). L’Italia ha speso il 4,8% del PIL per l’istruzione, ovvero 1,3 punti percentuali in meno rispetto al totale OCSE che è del 6,1% , si colloca così al posto numero 29 su 34 Paesi. Dal 2000 la spesa per studente (livello secondario superiore e terziario) ha avuto un incremento molto inferiore alla media OCSE. Il numero di giovani italiani in possesso di un diploma di istruzione secondaria non è mai stato così elevato, ma la percentuale di giovani italiani con questo livello d’istruzione è ancora molto al di sotto della media OCSE. Gli studenti italiani hanno classi relativamente poco numerose e orario scolastico più lungo. Gli insegnanti guadagnano molto meno rispetto ad altri professionisti con diploma d’istruzione terziaria, la progressione di carriera sino al livello più alto della loro fascia retributiva è relativamente lunga. L’Italia ha un sistema di certificazione per rendere comparabili le performance degli studenti e accreditare i titoli di studio. In Italia sono carenti dispositivi di verifica del lavoro delle singole istituzioni scolastiche.