Prima dell'intervista: la progettazione (Rossella Castagno)

Prima di svolgere un’ intervista biografica, il ricercatore si ritrova nel periodo della PROGETTAZIONE.

Durante questa fase egli deve:

·         costruire un disegno di ricerca;

·         elaborare la traccia dell’ intervista;

·         selezionare le persone da voler intervistare;

·         valutare l’accessibilità al campo di ricerca.

Lo studioso deve essere accorto e molto preciso nella definizione della progettazione di una ricerca o di un’intervista biografica; soltanto in questo modo egli potrà avere una totale dimestichezza con il campo in cui si ritroverà a lavorare , con le persone  e con l’argomento che tratterà in seguito durante la fase operativa della ricerca.

 

Durante la costruzione di un disegno di ricerca  è necessario che chi raccolga le interviste sia un membro dell’ equipe di ricerca. Infatti, l’essere un elemento attivo del gruppo di ricerca  permette di possedere una migliore consapevolezza degli obbiettivi prefissati da dover raggiungere, di avere una migliore padronanza dell’argomento da dover studiare e analizzare e di essere al corrente di eventuali modifiche o complicanze incontrate durante lo studio di un fenomeno.

Nella fase di costruzione di un disegno di ricerca si possono individuare tre stadi tra di loro correlate, ma che presentano ognuna delle caratteristiche proprie. Essi sono:

 1° stadio à la costruzione della prima traccia pratica,  del quadro teorico e del campione;

 2° stadio à il possedere dei set d’interviste e  dei briefing di coordinamento;

              3° stadio à il condurre un’ analisi longitudinale e trasversale dei testi con l’interpretazione dei     modelli interpretativi.

È consigliato a qualunque ricercatore avere ben presente quali le tappe per una corretta costruzione del disegno di ricerca per poter svolgere poi , durante la fase operativa della ricerca, una costruttiva intervista.

 

Nel 1° stadio si parla di  condurre un lavoro esternamente al campo perché bisogna inquadrare bene i confini del campo d’indagine stabilendo con precisione cosa e dove bisogna guardare prima di iniziare una ricerca.

In questo primo passaggio il ricercatore non è ancora entrato in comunicazione con il segmento di vita da indagare , ma l’ha appena definito nei suoi punti essenziali.

Bisogna stabilire a quale guida teorica far riferimento costruendo un abbozzo d’ipotesi e idee correlate che servano da guida per categorizzare la ricerca.

Una volta inquadrato sia il campo d’indagine e sia il quadro teoria di riferimento, si deve passare alla costruzione di un campione, la scelta cioè delle persone che successivamente e concretamente saranno intervistate. Il campione viene selezionato badandosi su delle regole ben definite dal quadro teorico cui si fa riferimento. Stabilendo il campione si definisono quali sono gli ipotetici soggetti da intervistare successivamente con le interviste.

Questo primo stadio termina con la divisione del lavoro tra i membri dell’equipe. È importante che all’ interno di un team lavorativo vi sia una divisione delle mansioni permettendo in questo modo di avere una distribuzione delle mansioni e per tanto delle responsabilità conseguenti. Lavorando in un gruppo di ricerca , lo studioso può confrontarsi con altri professionisti in merito a dubbi, perplessità o eventuali chiarimenti sull’ argomento da trattare. La divisione del lavora permette  di avere una migliore organizzazione del lavoro da dover svolgere e una conseguente riduzione di errori che porterebbero a danni durante la fase operativa della ricerca. Questa riduzione di errori e permessa soltanto grazie al fatto di avere la possibilità di un continuo supervisionamento e controllo costante del proprio operato da parte dei colleghi. Essere monitorato e controllato sulla propria parte del lavoro  svolto, non deve essere visto da parte del ricercatore come una mancanza delle sue capacità, ma come un completo ed esaustivo supporto e aiuto alla sua mansione svolto da colleghi al suo pari. Non si palar di subordinazione o di svolgere mansioni di livello diverso tra colleghi, sia in senso positivo e sia in senso negativo, ma si tratta di possedere  una buona collaborazione tra professionisti e studiosi che, pur svolgendo lavori diversi nella ricerca, sono tutti trattati allo stesso modo e con la medesima importanza. È importante costruire quindi un’ottima rete di amicizia e di fiducia all’interno del team lavorativo per poter ottenere risultati soddisfacenti riguardo alla ricerca su cui si intende lavorare.

 

Questo procedimento di divisione del lavoro tra colleghi non rappresenta soltanto il termine del 1° stadio del disegno di ricerca, ma esso è anche l’inizio della 2° fase.

Tale stadio comporta il possedere dei set d’interviste e  dei briefing di coordinamento.

Infatti, prima di definire quali set d’intervista devono essere attuati nel proseguimento del lavoro, è necessario condurre una riunione dell’ equipe durante la quale verranno trattati gli argomenti e le tracce fondanti per condurre le successive interviste.

In questa riunione operativa, ogni membro dell’equipe esternerà il proprio parere su come strutturare le future interviste, cioè somministrando dei questionari con risposte aperte o con risposte chiuse oppure utilizzando delle interviste semi strutturate, totalmente strutturate o libere. Avendo la possibilità di un confronto tra esperti, la ricerca biografica può essere composta di continui miglioramenti e opportune modifiche che mirano soltanto ad ottenere ottimi risultati.

Le interviste, che vengono elaborate e poi sottoposte ai soggetti d’ indagine, si compongono di diversi set

d’ interviste. Ogni ricercatore intervista una persona riportando le informazioni ottenute su un testo che verrà da lui analizzato e che darà vita ad un primo report individuale.

Ogni report individuale raccolto dai membri dell’ equipe diverrà materiale di riflessione da analizzare in maniera comune durante una riunione presieduta da tutto il gruppo lavorativo.

Soltanto in questo modo che potranno emergere strategie di conduzione dell’intervista, consigliate laddove un ricercatore abbia incontrato delle difficoltà nell’ ottenere informazioni. Inoltre, queste riunioni servono non solo per dare consigli, ma anche perché permettono di aggiungere dimensioni necessarie ma tralasciate  e/o eliminare aspetti fuorvianti o superflui.

Tutto questa serie di consigli, correzioni ed eventuali modifiche determinano il percorso del briefing, cioè una componente necessaria per la costruzione di un percorso teorico intrapreso.

Le decisioni e i successivi passi per condurre le interviste verranno prese in maniera sempre più precisa, controllata e congruente. Si costruirà successivamente un secondo set d’ interviste, che permetterà di sottoporre gli intervistati ad ulteriori domande sulla base controllata degli accorgimenti presi nel primo set.

Successivamente, al secondo set d’ interviste susseguirà un altro briefing con un ulteriore set di domande e così via fino alla costruzione di un’ intervista completa ed accurata.  

E’ necessario che il gruppo di lavoro raccolga quanto più materiale riesca poiché ogni indizio in più, ogni informazione aggiuntiva permette di creare una ricerca maggiormente esaustiva.

Non si deve avere fretta durante la raccolta del materiale da elaborare poi nella ricerca, per tanto durante la fase della progettazione il ricercatore deve poter essere preparato ad eventuali imprevisti che rallentino il suo lavoro.

Gli imprevisti possono essere riscontrati in qualsiasi set d’intervista e possono essere attribuiti a innumerevoli motivazioni quali: legate al luogo in cui si attua l’intervista, il quale può non essere abbastanza silenzioso e adatto a porre domande; legato agli intervistati, i quali possono non collaborare adeguatamente con l’intervistatore dando risposte vaghe e fuorvianti; legato all’intervistatore stesso, il quale non è preparato sufficientemente sulle domande da porre o sugli argomenti da trattare.

Mille sono le eventualità che possono incorrere alla necessità di un adeguamento della ricerca.

Infatti, gli imprevisti, che in primo momento possono sembrare ostacolanti al lavoro, in realtà potrebbero rilevarsi come degli elementi necessari per far capire al ricercatore come eventualmente modificare il proprio lavoro apportando perciò solo dei miglioramenti.

 

Il 3° stadio della costruzione di un disegno di ricerca può riferirsi sia ad un lavoro compiuto all’ interno del campo e sia al suo esterno. Infatti, questa 3° fase si differenzia dalle precedenti proprio perché esso comporta un rientro sul campo.

Tale rientro permette di modificare quante più volte si vuole il lavoro che si sta compiendo. Così le informazioni accumulate possono venire interpretate e modificate in modo continuo, permettendo al ricercatore di rivalutare le proprie scelte lavorative.

Le stesse ipotesi possono venire ritrattate in continuazione svolgendo così un’analisi longitudinale e trasversale dei testi.

La peculiarità del rientro determina di avere un modello o più modelli interpretativi. L’ equipe di ricerca si confronta per trovare un modello il più possibile adeguato per ottenere il risultato prefissato .

Per questo che prima di individuare il modello che più si adatti alla tipologia della ricerca da svolgere, è consigliato che vengano provati ed analizzati diversi modelli. Soltanto dopo un’attenta analisi di ogni componente , ad dibattito tra ricercatori è possibile individuare il modello interpretativo che più si confaccia alle necessità del lavoro.

 

 

Nell’ elaborazione della traccia d’ intervista, il ricercatore deve saper costruire lo scheletro operativo

dell’ intervista che vorrà compiere nella sua ricerca biografica.

La suddetta traccia è aperta, nascosta e interiorizzata.

E’ ritenuta aperta perché essa può venire modificata in qualunque momento che il ricercatore lo ritenga necessario. Essa ha un’alta strutturazione che non influisce sulla conduzione del lavoro. Gli argomenti che vengono ipotizzati e definiti nella traccia non sempre divengono argomenti delle interviste poiché è il soggetto a decidere di cosa voler raccontare. La modalità di conduzione di un’ intervista varia a seconda del tipo di ricercatore che si ha, ma allo stesso modo anche la modalità di rispondere e di raccontare aneddoti auto biografici dipendono da soggetto a  soggetto che si intervista. Ovviamente il ruolo del ricercatore è quello di condurre l’intervistato a raccontare fatti ed aneddoti prefissati nella traccia, ma non è qualcosa di prettamente fissato o vincolante.

Inoltre, la traccia risulta essere nascosta perché l’intervistato non è a conoscenza di essa. Soltanto il ricercatore sà della sua esistenza e la utilizza come guida, come una forma di promemoria.

Si ritiene che la traccia sia interiorizzata per il fatto che è il ricercatore è l’unico e il solo che può utilizzarla senza esplicitarla necessariamente ai terzi. Si parla quindi di un lavoro di interiorizzazione.

In ogni caso l’ intervistatore è tenuto a divulgare e a far vedere la traccia su cui volge la sua intervista laddove il suo intervistato lo richieda. Questo garantisce un lavoro di totale trasparenza che migliora il rapporto tra ricercatore e intervistato permettendo di lavorare in modo più rilassato.

Colui che conduce l’intervista ha la traccia in testa costruita tramite il lavoro cooperativo con gli altri suoi colleghi ricercatori.

Soltanto se si possiede la traccia si può gestire il lavoro di ricerca in totale libertà, perché è bene che non si rimanga “ingessati” nel porre domande soltanto presenti nella traccia pre elaborata, ma si possono esplicitare questioni ed interrogativi nuovi. L’ importante è non uscire dal tema della ricerca.

Per un totale completamento della traccia ci si può avvalere di una cover sheet, cioè di una copertina.

In essa vengono riportate tutte le notizie necessarie ed utili per condurre l’intervista. E’ importante perciò che il ricercatore o il team di studiosi compilino la copertina per ottenere una presentazione dell’intervista. L’elaborazione di una copertina è utile soprattutto quando si vuole archiviare le interviste svolte; in questo modo sarà anche più facile poter ritrovare le ricerche effettuate e catalogate.

La traccia è l’ articolazione delle categorie che progressivamente si rilevano utili alla lettura del caso studiato rappresentando l’ ossatura dello scheletro.

La strutturazione di una traccia di intervista sono varie , ma possono essere accumulate in tre criteri:

-          criterio per pertinenza;

-          criterio per funzione;

-          criterio per provenienza.

 

 

Basandosi su una strutturazione secondo il criterio per pertinenza , il ricercatore può elaborare una traccia organizzando il lavoro su dimensioni teoriche ( =  dimensioni concettuali che si riferiscono a teorie postulate nel tempo su cui si vuole avere un riscontro concreto; è possibile modificare continuamente gli asserti teorici su cui ci si basa perché la traccia è aperta) e su dimensioni empiriche ( = dimensioni basate su prove valutabili su aspetti contestuali o sull’esperienza dell’ intervistato).

 

Lavorando su una strutturazione basata sul criterio per funzione, il ricercatore può elaborare una traccia organizzando il lavoro su dimensioni valutative,  affettive, informative e fattuali ( = riguardano concetti relativi sull’ intervistato).

 

Secondo il terzo criterio quella per provenienza si possono classificare  altre dimensioni, cioè teorico - informative, empirico – informative;  empirico – fattuali e teorico – fattuali.

 

Qualunque esso sia la tipologia della dimensione che il ricercatore utilizzerà nel suo lavoro di ricerca, l’ intervistato entrerà nel percorso di ricerca con il proprio modo di vedere il mondo. D’ altro canto lo stesso ricercatore inquadrerà il lavoro seguendo un proprio orientamento teorico.

Emerge in questo modo un carattere tipicamente esplorativo che contraddistingue una ricerca biografica.

L’unico difetto che si ritrova è nella perplessità da parte del ricercatore di decidere quanto delle informazioni a lui raccontate si debba riportare nella ricerca, facendo così conoscere anche informazioni delicate e sensibili a terzi. Questo rappresenta un po’ un “ rovescio della medaglia” poiché l’ intervistatore deve cercare di ottenere la fiducia con il proprio intervistato, creando così una relazione quasi amichevole in cui il soggetto protagonista della ricerca si possa sentire libero di raccontarsi senza alcun limite.

Ma, proprio quando tra ricercatore ed intervistato si crea una buona relazione che si sfiorano i confini della formalità. Infatti capita molto spesso che molti studiosi decidono di non inserire tutte le informazioni a loro pervenute nel corso della ricerca perché si sentono in colpa o in parte vincolati dal pubblicare quei segreti a loro raccontati. È vero che comunque il ricercatore, in questi casi, non dovrebbe sentirsi in torto se pubblicasse aspetti legati all’ intimità dell’ intervistato, perché questo è il lavoro di una ricerca biografica. Sarebbe quindi una responsabilità e un rischio che ogni intervistato deve saper correre. Ma in questo particolare intreccio di cosa e quanto dover divulgare è tipico delle ricerche che permettono un contatto diretto tra chi conduce una ricerca e chi ne è l’oggetto.

 

 

Nella selezione delle persone da intervistare per costruire un campione adatto allo scopo della ricerca biografica, è necessario individuare diversi criteri, i quali sono:

·                                                        suddivisione à permette di regolare le costruzioni di campioni; stratifica la popolazione di    riferimento in base a certe caratteristiche ritenute discriminanti; si creano dei sottogruppi di un campione di riferimento;

·                                                        criticità            à permette la massima applicazione delle informazioni agli altri casi; intervistare soggetti particolarmente importanti per la ricerca perché ricchi di informazioni, compiendo così un lavoro critico. Tali persone sono dette informatori  chiave perché consentono di avere le informazioni necessarie per accedere ad un certo tipo di mondo sociale permettendo di fare domande mirate e costruttive ad altri soggetti;

·                                                        differenziazione  à permette di documentare le differenze e mettere in luce particolari rilevanti ed importanti; così si ottengono la maggior parte delle informazioni;

·                                                        omogeneità à    utile per studiare un gruppo o un sottogruppo in profondità, per cogliere gli aspetti con la maggiore precisione possibile;

·                                                   tipicità  à          permette di definire persone tipiche durante la ricerca , cioè persone nella media, normale come campione;

·                                                        atipicità à        permette di definire persone che nel corso della ricerca dimostrano di possedere caratteristiche diverse e atteggiamenti differenti rispetto al tema che si indaga;

·                                                        intensità à      permette di selezionare le persone che presentano con particolare intensità una certa caratteristica.

 

Tutte questi criteri non funzionano da soli ma ognuno di loro devono lavorare in correlazione con gli altri.

Non è necessario che nella ricerca si trovino tutti i criteri elencati , ma  nella maggior parte delle volte si ritrovano tutte le diverse modalità nello stesso lavoro.

E’ necessaria un’ esplorazione del campo di ricerca per ottenere le tante informazioni che permettono di scegliere quali criteri sia meglio utilizzare.

Ogni criterio opera su caratteristiche precise e ciascuno permette di raggiungere un obbiettivo particolare che può non essere l’ unico a regolare l’ intera operazione di campionamento.

Un ultimo criterio ritenuto “particolare” è lo snow ball , cioè l’ effetto a valanga  o palla di neve.  

Questo criterio permette di trovare casi interessanti da analizzare attraverso il classico passa parole, cioè persone che conoscono altre persone che possono essere dei casi interessanti per la ricerca.

 

Il campione è dato dall’ insieme di persone selezionate che rappresenta essere un sotto-gruppo  della più vasta popolazione di riferimento. Si parla perciò della capacità rappresentativa del campione, utile per un procedimento statistico. In base alla rappresentatività di un campione si indirizza l’ intero scopo della ricerca. Campione e scopo di ricerca perciò sono strettamente legati l’ uno all’ altro.

L’operazione di campionamento nella ricerca biografica risulta essere  caratterizzato da un disegno di ricerca aperto e flessibile. Basandosi sull’ apertura e sulla flessibilità è possibile modificare in qualsiasi momento lo scopo o lo stesso campione della ricerca se si verifica la situazione in cui questi elementi non sono soddisfacenti.

Durante la selezione delle persone da intervistare può verificarsi il fenomeno della saturazione, cioè la contemporanea realizzazione della completezza della raccolta delle dimensioni conoscitive e della completezza analitica.

Essa può essere di due tipi: la saturazione casistica e quella teorica.

La saturazione casistica arriva al totale esaurimento dei casi pertinenti. Si parla di punto di ridondanza, cioè della situazione in cui i ricercatori si ritrovano quando sanno che pur continuando ad intervistare diversi campioni non si potranno ottenere informazioni aggiuntive o maggiormente chiarificatrici.

Si parla di saturazione casistica di segmento che può venire raggiunta non soltanto al termine della ricerca, ma anche durante il suo svolgimento.

La saturazione teorica, invece, si riferisce alla fine del percorso di ricerca . Infatti, si ha il raggiungimento della convinzione di avere acquisito informazioni sufficienti alla sua costruzione basandosi sulla teoria scelta e su cui si fonda l’ intera ricerca.

I due tipi di saturazione lavorano simultaneamente e uno non esclude l’ altro.

 

La valutazione della possibilità di  accesso al campo determina l’ attuazione di vere e proprie strategie che il ricercatore deve mettere in atto per proseguire nella ricerca.

Apparentemente l’ accesso al campo risulta essere molto semplice poiché il ricercatore o chiunque altro entra in uno spazio, in un luogo o in un ambiente e incomincia a fare domande e a studiare le peculiarità del posto. In realtà, invece non sempre si ha la possibilità di entrare in modo così facile in uno spazio specie se questo è riservato o privato.

Il ricercatore , per tanto, si deve avvalere di persone che servano da ponte, da chiave per entrare ed essere accettato dai componenti del luogo. Egli deve per tanto dimostrarsi sempre educato e rispettoso adottando un atteggiamento amichevole e piacevole nel momento in cui ottiene l’ accesso al campo. Anche in questo caso si fa riferimento alla caratteristica dell’ effetto snow ball o effetto valanga e dell’ uso di mediatori.

Le altre possibilità che permettono un accesso al campo al ricercatore sono quelle della presentazione diretta in un luogo o dell’ accesso al posto utilizzando delle conoscenze dirette dell’ equipe.

Una volta ottenuto il permesso di entrare nel campo di ricerca che si può in seguito avere accesso alle informazioni necessarie alla ricerca.

Vi sono differenti modalità di accesso  e ogni ricercatore ha la totale libertà di decidere quale strategie voler utilizzare.

Per rintracciare le persone da intervistare è necessario che il ricercatore individui quali siano gli spazi di ritrovo, cioè  i campi d’ indagine adatti per trovare una moltitudine di informazioni.

 

Per concludere, un ricercatore per poter svolgere una ricerca biografica deve saper organizzare bene la fase della progettazione in ogni parte che la compone.

Soltanto dopo avere fatto un’analisi dettagliata e attenta sul disegno di ricerca, sulla traccia dell’ intervista , sulla selezione delle persone da intervistare e sulla possibilità d’ accesso al campo,  l’ intera equipe di ricerca potrà soffermarsi sulla tappa successiva del loro lavoro di ricerca , cioè ascoltare chi deciderà di intervistare.

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Edurete.org Roberto Trinchero