Durante l'intervista: l'ascolto (Rossella Castagno)

Un ricercatore per svolgere una ricerca biografica deve prima di tutto definire la situazione d’ intervista che dovrà seguire.

Per situazione d’ intervista s’intende l’insieme delle azioni di ricerca che si svolgono durante l’interazione tra chi conduce l’intervista e l’ intervistato.

Durante questo processo è prodotto il racconto dell’ esperienza della persona su cui verte il lavoro di ricerca. In sintesi, ci si riferisce allo svolgimento dell’ intera intervista.

Si possono distinguere due fasi caratteristiche:

1.      la fase preliminare, cioè il primo contatto e il preambolo dell’ intervista. In questa fase vengono rilevate le modalità con cui una persona viene contattata dal ricercatore e come viene condotta la fase del loro primo incontro;

2.      la fase della conduzione, cioè l’ insieme delle strategie d’ ascolto e d’ intervento, composta dalla consegna iniziale, dalle successive consegne e dai rilanci. In questa fase il ricercatore mette in atto le diverse strategie d’ intervento utilizzate durante la fase dell’ ascolto, permettendo così di arrivare alla fase finale della ricerca biografica.

E’ necessario che in ciascuna fase il ricercatore adotti un atteggiamento che favorisca una relazione con il soggetto che desidera intervistare. Per tanto lui deve saper essere paziente, comprensivo, cordiale e totalmente incoraggiante verso l’ intervistato. Il ricercatore non deve adottare alcun tipo di atteggiamento scortese o giudicante, sia tramite l’ utilizzando di un linguaggio verbale che non verbale; deve inoltre saper mettere a proprio agio la persona che ha davanti senza apparire né autoritario né dubbioso. Egli deve perciò cercare di favorire il più possibile l’ instaurarsi di una relazione sociale la più possibile positiva con lo scopo di diminuire i fattori che possono disturbare la comunicazione.

L’ascolto di quanto viene detto ha puramente finalità scientifiche e mirate allo svolgimento della ricerca su cui si deve lavorare. Si parla quindi di un ascolto scientifico.

Il lavoro condotto da uno studioso nell’ intervista biografica mira a indagare tutti gli aspetti interiori e più profondi del vissuto di una persona, per questo motivo che il ricercatore deve saper svolgere il suo lavoro di ricerca utilizzando tatto e discrezione nel porre domande seppur mirate.

E’ bene che tra i due soggetti ( intervistatore e intervistato) si crei un rapporto del tutto confidenziale nel quale il protagonista dell’ intervista possa sentirsi libero di raccontarsi senza venire giudicato o criticato.

Per raggiungere un tale livello di relazione, il ricercatore deve ottener la fiducia e la totale accettazione da parte del soggetto che si presta a intervistare, cercando di presentarsi non in maniera invasiva ed autoritaria, ma rispettando i tempi dovuti. Soltanto dopo aver la sicurezza di possedere un’ adeguata complicità e confidenza  con il suo intervistato ( sempre nei limiti mantenendo ben chiara la situazione di essere uno studioso e non un confidente o un amico) che lo studioso potrà addentrarsi sempre di più nella vita privata dell’ altro.

Succede molto spesso la situazione in cui un ricercatore, dopo aver ottenuto il racconto di esperienze di vita, di aspetti privati e di argomenti che sfiorano l’interiorità e l’ intimità di una persona, si trova in dubbio se volere o meno pubblicare quanto gli è stato detto. Questo fenomeno sembra quasi una situazione paradossale, ma esso è largamente diffuso  laddove  tra ricercatore ed intervistato si crea una relazione quasi d’ amicizia che induce a ripensamenti e a perplessità nell’ opera di trascrizione dei dati ottenuti. Tutto questo accade perché l’ intervistatore non vuole arrecare fastidi o situazioni imbarazzanti che si potrebbero verificare dopo le pubblicazioni di concetti personali.

In ogni caso, sarà il ricercatore stesso a valutare quanto di quello a lui raccontato sarà necessario trascrivere o no nella sua ricerca biografica.

Lo studioso deve saper adottare un atteggiamento il più possibile aperto e disponibile con chi intende intervistare stabilendo così nella fase preliminare il cosiddetto “ patto biografico ”.

Stabilendo i caratteri essenziali di una situazione d’ intervista vengono tracciate due principali differenze.

La prima differenza si ha tra la trascrizione di un’ intervista e una conversazione casuale. Infatti, nella trascrizione si hanno elementi tipici come rispettare il turno di parola, la frequenza dei silenzi e delle pause e la predominanza della parola dell’ intervistato. In questo contesto le due persone che si trovano l’ una davanti all’ altra sanno che  di essere in una situazione  costruita, voluta e volta a soddisfare un certo tipo di obbiettivo.

La seconda differenza si ritrova tra l’ intervistato e l’ intervistatore.  Fattori che condizionano lo svolgimento positivo o meno di un’ intervista sono il genere, la generazione e lo status sociale che possono essere uguali o differenti. Essere intervistati da un uomo più anziano, con una posizione sociale superiore può indurre a situazioni d’ imbarazzo nell’ esposizione dei propri racconti.

Quando ci si ritrova in situazioni del genere, classificate come “ condizione condivisa ”, è compito

dell’ intervistatore far superare eventuali dubbi o imbarazzi cercando di garantire un clima il più possibile favorevole all’ intervista.

Un rischio in cui un intervistatore non deve incorrere è il dare per contato qualcosa che non potrebbe essere e cioè dare spiegazioni a fati senza accertarsi di quanto si dice.

Laddove si ha una differenza tra chi racconta e chi intervista, si possono raccogliere aspetti sia negativi, come una totale diffidenza o incomprensione di quanto viene raccontato, e sia positivi, come avere una maggior voglia di far capire fatti ed avvenimenti vissuti a coloro che per via dell’ età e per via del genere non hanno potuto vivere.

Per tanto la caratteristica di un buon ricercatore è di saper ascoltare chi ha davanti.  In primo luogo egli deve saper assumere un atteggiamento di ascolto partecipe e curioso, a prescindere delle differenze circa evidente. Il buon ricercatore deve saper condurre un’ intervista essendo solo motivato dall’ obbiettivo della sua ricerca e per tanto deve essere realmente interessato all’ esperienza che gli viene raccontata. Egli deve essere motivato dalla curiosità vera e tipica di un esploratore.

E’ bene che l’ intervistatore e l’ intervistato non si conoscano perché in caso contrario sarebbe compromessa la conduzione dell’ intera ricerca. Una conoscenza precedente comporterebbe ad instaurare situazioni imbarazzanti per chi si deve raccontare e a situazioni di ritrosia da parte dello stesso intervistato nel momento in cui pone le domande.

Un altro elemento fondamentale è rappresentato dall’ abbigliamento del ricercatore, il quale non deve indurre ad atteggiamenti di diffidenza da parte dell’ intervistato. Il modo di vestire deve essere formale da non far indurre ad atteggiamenti giudicanti o criticabili. Il buon senso suggerisce di vestirsi con nessun tipo di eccesso. L’ abbigliamento del ricercatore deve passare inosservato perché non ci si deve soffermare sui suoi accessori o particolarità, ma sul racconto dell’ intervistato, cioè il vero oggetto della ricerca biografica.

Infine, un ricercatore deve saper adottare un’ atteggiamento il più possibile adeguato basato sul rispetto, sulla cortesia e sulle buone maniere. Sarà compito dell’ intervistato dovere dare il permesso dell’ uso del “ tu” durante la conduzione dell’ intervista; tale compito non deve essere un’iniziativa del ricercatore , anche se fosse maggiore d’età rispetto a chi si presta d intervistare. Il motivo di tale negazione è dato dal fatto che egli deve ricoprire il ruolo di uno studioso nel modo più possibile professionale.

 

L’ intervistatore cercando quindi di seguire le buone prassi sopra elencate deve cercare di raggiungere il suo scopo principale: costruire una situazione favorevole al dialogo.

Dato che molto spesso il ricercatore conosce anticipatamente alcuni aspetti che contraddistinguono il soggetto che poi si presterà ad intervistare, è bene che egli utilizzi tali elementi per non urtare la sensibilità dell’ intervistato, ma per instaurare con esso una migliore relazione.

 

La fase preliminare  porta all’ instaurarsi tra ricercatore ed intervistato una vera interazione tipica di una ricerca biografica. Infatti, durante questo periodo è necessario mettere in chiaro quali sono gli obbiettivi da voler raggiungere con il progetto, quali sono gli strumenti che verranno utilizzati e che cosa ci si aspetta da chi viene intervistato.

Tutti questi elementi verranno comunicati tramite un incontro preliminare all’ intervista dove ricercatore e intervistato potranno conoscersi. Il momento precedente all’ intervista vera e propria prende il nome di PREAMBOLO.

Durante questa fase preliminare s’instaura il patto biografico tra i soggetti protagonisti della ricerca biografica. Tale patto rappresenta essere un’ accordo tra le parti che regolerà l’ intervista.

La contrattazione di un patto biografico definisce una relazione che regola disposizioni psicologiche, funzionali e sociali.

Si ha un rapporto psicologico perché il parlare di certe esperienze personali può portare a indurre a situazione di chiusura e di apertura psicologica da parte sia di chi ascolta gli avvenimenti e sia da chi li racconta.

Si parla di una complicità funzionale perché si ha un riconoscimento reciproco di saperi condivisi che attivano la comunicazione.

Infine, nel patto biografico è presente una forte componente sociale perché sia il ricercatore che chi racconta sono inseriti in una determinata posizione sociale che regola i comportamenti attesi e inattesi tipici della collocazione sociale che riveste. Per tanto, da un ricercatore ci si aspetta che durante il patto biografico mantenga un atteggiamento coerente, fidato e non contraddittorio e dall’ altra parte ci si aspetta che chi racconta esperienze di vita propria sia il più possibile veritiero e attendibile. Entrambe le posizioni sociali devono perciò saper essere congruenti con il ruolo che essi svolgono al fine di ottenere una migliore e quanto più sana intervista biografica.

Nel patto biografico, inoltre, è bene presente una situazione narrativa che guida lo scopo della ricerca biografica: garantire la possibilità narrativa e di un dialogo aperto e pieno anche se svolto all’ interno di una situazione strutturata ed organizzata.

 

La fase preliminare si compone di garantire ed ottenere un primo contatto con chi si desidera intervistare e stabilire e strutturare la fase del preambolo.

Durante questa fase tutte le azioni del ricercatore sono rivolte alla preparazione dell’ intervista. Si possono incontrare numerose difficoltà e diffidenze, ma esse devono venire superate al fine della ricerca biografica.

Si deve stabilire un clima sereno e tranquillo per permettere la fine del periodo preliminare e l’ inizio

dell’ intervista vera e propria in cui inizia una produzione narrativa.

 

Il primo contatto si svolge per la maggior parte dei casi al telefono. Attraverso un telefonata il ricercatore informa il suo futuro intervistato dell’ idea di voler condurre una ricerca biografica e dei modi che vorrà seguire per ottenerla.

Può accadere tale telefonata venga preceduta da un’ altra serie di azioni come l’invio di una lettera

all’ intervistatore o l’ utilizzo di un mediatore che permette un accesso al campo in minore tempo.

La lettera che viene inviata deve seguire una serie di regole formali per mantenere l’ autorevolezza del progetto di ricerca. In essa, infatti, devono comparire in maniera chiara le motivazioni che inducono a svolgere una ricerca biografica; le spiegazioni del tema da dover studiare ed analizzare e le rassicurazioni che i dati ottenuti e registrati non verranno divulgati a terzi ma saranno utili soltanto per i fini della ricerca e dell’ organizzazione che la richiede.

La figura del mediatore, invece, può essere rappresentata tramite un passaparola di conoscenze interne od esterne al gruppo di ricerca, Il mediatore quindi è una persona che conosce dei soggetti che rappresenterebbero ottimi esempi su cui condurre una ricerca.

Se la persona , futuro intervistato, viene informato della ricerca biografica ( nella quale diventerà uno dei protagonisti fondamentali ) direttamente da una persona di fiducia che conosce egli si sentirà rassicurato e supportato nella sua decisione di aderire ad un tale progetto di ricerca.

Sia utilizzando un mediatore o una lettera per avere una prima forma di contatto tra ricercatore ed intervistato, è fondamentale mantenere comunque la forma la telefonata diretta. Con essa vengono stabiliti e concordati l’ora e il posto nei quali poter condurre la vera e propria intervista biografica. Lo scopo della telefonata, perciò, sarà quello di ottenere un appuntamento per l’ intervista.

Il tono della telefonata deve essere informale, ma  allo stesso modo non deve essere del tutto distaccato. Il ricercatore deve saper rispondere a qualunque domanda che il futuro intervistato gli sottoporrà per ottenere maggiori chiarimenti e rassicurazioni sul tipo di lavoro che si andrà a svolgere.

Si deve perciò fondare una buona ed iniziale collaborazione tra le parti.

Durante la telefonata e nel primo svolgimento può accadere che l’ intervistato metta in atto una serie di difese perché non è ancora del tutto convinto di volersi sottoporre ad un’ intervista.  Le difese più classiche sono quelle di asserire di non avere nulla d' interessante da raccontare e che la propria esperienza non interesserà a nessuno. In questi casi un buon ricercatore dovrà saper rassicurare la persona che ha davanti

Spiegandole che il suo racconto sarà necessario se non indispensabile per il fine della ricerca.

Gli errori che un ricercatore non deve compiere sono quelli di rispondere in maniera scontrosa alle ripetute domande poste dall’ intervistato, e il trincerarsi dietro la scientificità della ricerca per non dare spiegazioni aggiuntive. Questi comportamenti inducono ad un risultato rovinoso dello svolgimento della ricerca poiché

 l’ intervistato si negherà nel proseguire l’ intervista.

Il luogo nel quale condurre l’ intervista deve essere scelto in modo scrupoloso ed attento poiché deve essere silenzioso, privo di distrazioni o continue interruzioni e per tanto deve essere adatto allo svolgimento di un’ intervista. Il luogo considerato ideale è spesso l’ abitazione dell’ intervistato, poiché in essa il soggetto si sentirà rincuorato e in sicurezza. Nella casa si possono trovare utili oggetti che inducono a ricordare avvenimenti e fatti da raccontare. 

 

Il preambolo  è la fase che precede l’ intervista e si svolge dal primo incontro fino all’ inizio dell’ intervista.

In questa fase le persone s’incontrano per la prima volta e per tanto si avrà una serie di atteggiamenti e di convenevoli tipici delle presentazioni. Se l’ incontro avviene nell’ abitazione dell’ intervistato, si darà per scontato che parte del tempo verrà impiegato per fare gli onori di casa offrendo qualcosa da bere o da mangiare. Un buon ricercatore deve saper rispondere educatamente a questi convenevoli dimostrandosi cordiale, ma allo stesso modo non deve far passare troppo tempo in tale fase cercando di arrivare presto alla fase d’ inizio della ricerca. Un eccessivo prolungamento della fase preliminare pone un limite al nascere di eventuali conversazioni facendo assumere al ricercatore non un ruolo professionale ma la figura di un ricercatore comune.

E’ fondamentale per ottenere una buona intervista saper collocare nel momento giusto e nel luogo giusto il ricercatore che rappresenterà un valido supporto all’ opera di ricerca.

Bisogna posizionare il registratore ben vicino a chi racconta, ma non in maniera del tutto invadente. Allo stesso modo quest' apparecchio deve essere posto anche vicino al ricercatore permettendogli una buona possibilità di gestione.

Nel momento in cui viene utilizzato il registratore, il ricercatore deve spiegare che il suo utilizzo è puramente a fini scientifici ed utile solo alla ricerca.

Qualora accadesse che l’ intervistato fosse accompagnato da una persona si deve cercare di invogliare quest’ ultima ad andarsene cercando di essere il più cortese possibile per non urtare la sensibilità né dell’ intervistato né dell’ accompagnatore.

 

La fase della conduzione  si compone dell’ utilizzo di strategie d’ ascolto e di strategie d’ intervento.

Il vero problema di questa fase è la possibilità del ricercatore di mettere in atto tutti questi tipi d’ interventi nella maniera più proficua possibile.

Egli interviene conducendo l’ intervista, gestendo eventuali interruzioni e a volte decidendo di terminare

l’ intervista anticipatamente.

Strategie d’ intervento sono identificabili in tre categorie:

a.       la consegna di partenza;  detta stimolo iniziale o domanda fondatrice o inaugurale. Essa è l’ inizio dell’ intervista ed è strutturata in maniera diversa a seconda se si fa riferimento ad racconto di vita o ad una storia di vita. Se ci si riferisce al racconto di vita la domanda iniziale sarà rivolta ad un aspetto particolare della vita dell’ intervistato, al suo lavoro, ai suoi affetti, alla sua infanzia, ecc .. La domanda iniziale sarà: “ Vorrei che lei mi raccontasse del suo mestiere”. Diversamente, nel caso della storia di vita la domanda iniziale sarà molto più vaga e non indirizzerà verso alcun tipo di argomento. Questa è la particolarità e la difficoltà che denota la storia di vita. La domanda che verrà posta sarà: “ Vorrei che lei mi raccontasse  la sua vita, cominciando da dove vuole.”

Questo tipo di conduzione porta ad un totale smarrimento e confusione nell’ intervistato che di solito sollecita il proprio intervistatore nel dare maggior chiarimenti sulla consegna. Il non avere un argomento prefissato manda in crisi qualunque tipo di persona perché non si sa da dove dover iniziare a raccontare della propria vita e si teme sopratutto di raccontare qualcosa che non sia di reale interesse per il ricercatore. E’ necessario, quindi, trovare una chiave d’ accesso per iniziare correttamente l’ intervista. La storia di vita presenta aspetti più problematici rispetto al racconto di vita;

 

b.      le consegne e i rilanci; sono gli interventi del ricercatore all’ interno del racconto. Le consegne sono i modi diretti di sollecitare la continuazione del discorso dell’ intervistato. I rilanci hanno lo stesso scopo ma si riferiscono maggiormente al livello intenzionale e valutativo del discorso senza basarsi su ragionamenti causali.

La consegna ha due obbiettivi : uno informativo, nel quale il ricercatore chiede maggior spiegazioni su quanto detto dall’ intervistatore; l’altro valutativo, nel quale il ricercatore esplicita dei sotto gruppi all’ argomento trattato esplicitando delle concatenazioni causali.

Sia con i rilanci  sia con le consegne il ricercatore utilizza la tecnica della non direttività, cioè una modalità di conduzione che non tende ad influenzare la direzione del racconto rispettando il progetto di senso dell’ intervistato. Questa tecnica è tipica dell’ intervista biografica.

Le categorie dell’ atto linguistico sono tre. La prima è la reiterazione, cioè un atto che tenta di mettere alla prova la veridicità di quanto detto dall’ intervistato utilizzando l’ effetto eco o il riflesso. La seconda è la dichiarazione, cioè un atto che completa quanto dice l’ intervistato favorendo la descrizione e l’ espressione. La terza è l’ interrogazione, cioè un atto che mette in dubbio la verità detta dall’ intervistato (come le reiterazioni), ma con la criticità verso effetti di resistenza e di radicalizzazione dell’ opinione espressa. Le funzioni sono: modale, che si riferisce alla traduzione dello stato di chi parla; referenziale, che si riferisce a nessuno stato ma solo alla descrizione oggettiva dell’ avvenimento;

 

c.       la conclusione del racconto; capita spesso un’ intervista non termini quando l’ intera traccia è stata esplorata. Si hanno molte zone bianche che non vengono trattate perché non è bastato il tempo messo a disposizione o a causa di un rifiuto nel rispondere da parte di chi racconta. In questo ultimo caso è bene non costringere l’ intervistato a rispondere a domande perché si otterrebbe soltanto una forzatura non proficua allo scopo della ricerca. Il ricercatore deve considerare queste zone bianche come degli elementi caratteristici della persona che ha di fronte; i silenzi, le pause e i dinieghi di rispondere a certi tipi di domande dicono molto della personalità dell’ intervistato. Se invece la motivazione di zone bianche è da attribuire alla mancanza di tempo, il ricercatore deve cercare di ottenere un altro appuntamento per terminare l’ intervista.

 

Le memorie dell’ intervista sono rappresentate dagli strumenti che il ricercatore utilizza per condurre

l’ intervista : il registratore e il quaderno o block notes.

Il registratore è un valido supporto tecnico che permette di registrare e di riascoltare quanto detto, permettendo così di riportare con tutta calma i dati raccolti e relative osservazioni. L’ utilizzo di questo mezzo è banale, ma esso comporta qualche norma di utilizzo.                             

Prima dell’ incontro bisogna controllare che le batterie siano cariche, etichettare tutti i nastri in ordine cronologico.

Poco prima dell’ intervista bisogna posizionare il registratore in una buona posizione tra il ricercatore e

l’ intervistato.

Durante l’ intervista  bisogna notare se il nastro è terminato e se necessita di essere sostituito.

Dopo l’ intervista  si deve controllare l’etichettatura e riavvolgere i nastri.

Molti ricercatori utilizzano il quaderno nel quale annotare le annotazioni con parole chiave o con tutto il discorso. Alcuni studiosi scelgono di scrivere molto senza guardare in faccia l’ intervistato, mentre altri preferiscono ascoltare annotando solo poche parole.

E’ una libera scelta dell’ intervistatore quella di scegliere quale strumento tecnico utilizzare per avere una memoria d’ intervista adeguata per il progetto di ricerca scelto.

 

L’ intervista biografica è un evento unico ed irripetibile in cui però la sua conduzione non appare essere causale. Infatti, la capacità narrativa che l’ intervistato utilizza per raccontare le proprie esperienze è fondamentale tanto quanto la capacita di conduzione e d’ ascolto tipico del ricercatore.

Per tale motivo, un intervistatore, che ha lo scopo di ottenere risultati soddisfacenti per soddisfare

l’ obbiettivo di ricerca, deve scegliere ed utilizzare le strategie e le tecniche da lui considerate migliori.

 

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Edurete.org Roberto Trinchero