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[ Prof. Roberto Trinchero ]
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Colloquio clinico piagetiano

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Il colloquio clinico di Piaget costituisce una particolare modalità di integrazione tra osservazione, colloquio e procedura sperimentale, applicato all’intervista di bambini, allo scopo di sondare la loro visione e percezione di oggetti e concetti del mondo reale. E’ particolarmente utile per rilevare concezioni e misconcezioni di un soggetto, in vista della progettazione e dell’applicazione di un intervento formativo. In questo colloquio, l’intervistatore propone al bambino operazioni e stimoli concreti, registrando le risposte del bambino e procedendo nel colloquio sulla base di queste, allo scopo di ricostruire il suo quadro concettuale su determinati temi (Postic, De Ketele, 1993, 81, Calonghi 1994, 194-200). Le fasi sono le seguenti:

FaseDescrizioneEsempio
Definizione dello scopoCogliere il pensiero del bambino e comprendere l’interazione bambino-ambiente.Capire il concetto di “pensiero” che ha un bambino di 5 anni.
StimoloProporre situazioni che permettono al bambino di eseguire operazioni concrete, manipolatorie o concettuali, e variare le condizioni del gioco. Osservare l’attività del bambino mentre compie queste operazioni.Sai che cosa significa pensare? Quando tu sei qui e pensi alla tua casa, alla tua mamma o alle tue vacanze sai cosa significa pensare? Con cosa si pensa? Tu cammini con i piedi, con cosa pensi?
DialogoDialogare con il bambino per fornire suggerimenti o controsuggerimenti verbali, adottando espressioni comprensibili al bambino stesso, utilizzando il suo lessico o quello dei bambini della sua età. Mettere in discussione sistematicamente le operazioni o affermazioni del soggetto, sia chiedendo pareri diversi, sia modificando la situazione-problema verso casi estremi. Nel dialogo il ricercatore tenta di penetrare il pensiero del soggetto, le sue idee, adattando gli interventi alle sue risposte e alle sue opinioni. E’ importante insistere, chiedendo la stessa cosa più volte con espressioni e modalità diverse, per capire se la prima risposta del soggetto è proprio ciò che egli pensa.Mi hai detto che si pensa con il cervello, sai cos’è il cervello? Sei proprio sicuro che si pensi solo con il cervello e non con qualche altra cosa? Perché si? Perché no?
Controllo Controllare le ipotesi per mezzo delle reazioni provocate attraverso la conversazione con il bambino. Se le risposte di più interrogati, pur in presenza di stimoli equivalenti ma posti in modo diverso, confluiscono verso lo stesso risultato e i confronti tra i risultati ottenuti da un soggetto e quelli ottenuti da altri consentono di identificare un nucleo comune, costante, di comportamenti, questo è significativo ai fini del controllo delle ipotesi di partenza.Il bambino di 7 anni sa definire correttamente il pensiero, sa dove risiede e sa quali sono le funzioni principali del cervello.

Possibili fonti di invalidità risiedono nel fatto che le risposte del soggetto vengono ottenute mediante un dialogo prolungato, insistendo ripetutamente sugli stessi argomenti e in questo modo si rischia di condurre il soggetto verso la risposta che da lui ci si aspetta. La soluzione è la una specifica preparazione dell’intervistatore, il quale deve imparare a conoscere ed evitare le varie forme possibili di suggestione.

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