Le strategie didattiche di Davide Antonetti

La simulazione

LA SIMULAZIONE[I1] [I2] [I3] [I4].

Si definisce come tale, un sistema che riproduce una situazione concreta in un contesto predeterminato e protetto, al riparo cioè dai problemi e dagli imprevisti che possono accadere nella realtà: qualsiasi attività può essere oggi appresa tramite la simulazione. Una cosa è certa, le simulazioni stanno incominciando ad imporre un ripensamento del modo tradizionale di costruire un percorso educativo. Le simulazioni in diversi casi, servono a superare limitazioni materiali e mentali; può servire ad insegnarci concetti complessi. Attraverso un processo di interazione e visualizzazione, è possibile visitare mondi fino a poco tempo fa inaccessibili. Il rapporto sempre più frequente fra computer e didattica ha visto, specie qui in Italia, il moltiplicarsi di iniziative che propongono una nuova impostazione metodologica all’universo apprendimento. Le simulazioni didattiche hanno valenza quando i soggetti sono stimolati a ricercare l'apprendimento tramite il gioco. Questo accade specialmente con le simulazioni costruite su misura per i bambini da cui non si può certo pretendere un’attenzione costante su argomenti scolastici per lunghi periodi di tempo. Una simulazione, da un certo punto di vista, semplifica la realtà, la schematizza. Chi impara tramite le simulazioni, ad esempio, si trova all’interno di un ambiente protetto privo di rischi reali. Le simulazioni sono ipotesi, modelli, teorie, sui meccanismi e i processi che stanno dietro ai fenomeni e che li spiegano. Ma esse, non sono solo un nuovo modo di esprimere o formulare le teorie e le ipotesi nella scienza. Sono anche laboratori sperimentali (virtuali). Maggiore motivazione degli studenti, migliore comprensione dei fenomeni e dei concetti da imparare, miglior ricordo e integrazione di quello che si è imparato. Le simulazioni possono essere divise essenzialmente in tre tipologie: simboliche,ibride, esperienziali. Le prime sono quelle più affini alla modalità di apprendimento tradizionale, in esse non si fa esperienza di una realtà, ma di simboli. Le seconde, sono quelle in cui accanto ad un elemento di esperienza persistono simboli, come nel caso delle simulazioni linguistiche. Le terze sono le più innovative, in quanto ci permettono di operare, di agire in situazione di emulazione della realtà. In esse si ripetono ciclicamente percezione e azione, si prova e riprova, la conoscenza emerge in questa forte esperienza. Indubbiamente, con esse si passerà dall’imparare memorizzando, all’imparare facendo, o addirittura all’imparare giocando. Concetto fortemente correlato alle simulazioni, sono le varie modalità di apprendimento che entrano in gioco in esse. Per esempio, parlando delle simulazioni esperienziali, si dice che la scuola è organizzata intorno alla modalità di apprendimento simbolico-ricostruttiva. Non sfrutta l’altra modalità di cui disponiamo, cioè la percettivo-motoria [I1] [I2]. In questa, non si opera sui simboli ma sulla realtà, non si opera dentro la propria mente ma all’esterno, con la percezione e con l’azione. Inoltre, occorre dire che entrano in gioco altri due tipi di apprendimento: uno di natura intellettiva, cognitiva e l’altro psicomotorio. Simulazione e realtà virtuale facilitano entrambi, sia quello cognitivo arrivando subito al nucleo centrale della comprensione, sia quello psicomotorio, quando è necessario operare quando uno deve decidere di fare una determinata azione. Ancor più in generale, si considera l’apprendimento come un processo psichico di acquisizione della realtà che è continuo nel tempo. Esempio pratico di simulazione:[I1]

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Edurete.org Roberto Trinchero