Aspetti di civiltà latina nell'opera del poeta Marziale di Cristina Venturino

EPIGRAMMA III, 45, IL POETASTRO: LA FIGURA DEL POETASTRO; I PASTI DEI ROMANI

Marziale si scaglia spesso contro i poetastri che non perdono occasione di leggere i propri versi a malcapitati uditori (si veda anche l'epigramma precedente): in questo componimento, il 45° del 3° libro, viene preso di mira Ligurino, che serve ai suoi ospiti cene sontuose, ma li costringe nel contempo a subire le sue pubbliche letture.

Fugerit an Phoebus mensas cenamque Thyestae / ignoro: fugimus nos, Ligurine, tuam. / Illa quidem lauta est dapibusque instructa superbis, / sed nihil omnino te recitante placet. / Nolo mihi ponas rhombos mullumve bilibrem / nec volo boletos, ostrea nolo: tace. Non so se Febo sia sfuggito alle mense e alla cena di Tieste: noi, Ligurino, fuggiamo la tua. Essa certamente è ricca e fornita di sontuose vivande, ma nulla, assolutamente, ci risulta gradito, mentre tu leggi. Non voglio che tu mi imbandisca dei rombi o una triglia di due libbre, né voglio dei boleti, non voglio ostriche: solamente, taci![F1]

Cena, "cena" [I1] [E1] [F1] [Es1] : per gli antichi Romani, la cena era l’unico vero e proprio pasto della giornata. La colazione veniva consumata verso le otto del mattino ed era a base di pane condito con sale e vino, formaggio, olive, frutta secca, latte e miele (i più poveri inzuppavano il pane nel latte o nel vino); il pranzo, consumato verso mezzogiorno, consisteva in uno spuntino veloce a base di cibi leggeri, come uova, pesci, legumi e frutta di stagione. Ma il vero e proprio pasto della giornata era appunto la cena, che iniziava all’incirca tra le 15 e le 17: presso le famiglie povere essa si esauriva in una sorta di "pasticcio" di farina, verdure e legumi, mentre presso le famiglie più ricche durava almeno tre ore e spesso continuava con giochi, recitazioni poetiche, conversazioni, ascolto di brani musicali, ma poteva anche protrarsi fino all’alba, tra brindisi, esibizioni di attori, suonatori di cetra, cantanti, ballerine, acrobati. Le vivande erano costituite , innanzitutto, da antipasti atti a stuzzicare l'appetito, come uova, funghi (boletos, "boleti" erano la migliore specie di funghi mangerecci), olive, crostacei, salsicce piccanti, cetrioli, tartufi, insalate e salse varie (il tutto innaffiato da vino misto a miele oppure annacquato); seguivano poi varie portate di pesce (rhombos, "rombi" e mullum, "triglia" sono appunto tipi di pesce), uccelli, carni di manzo, agnello e maiale; infine, venivano servite frutta fresca e secca e dolci vari a base di miele. I Romani mangiavano sdraiati su appositi letti e tenevano per lo più i cibi con le mani, poiché la forchetta non era stata ancora inventata (esistevano già, invece, coltelli e cucchiai). Terminato il banchetto, i commensali si portavano a casa (in un grande tovagliolo di lino) gli avanzi del pasto, insieme con i piccoli regali (gli apophoreta, si ricordi il titolo dell'ultimo libro di Marziale) che il padrone di casa aveva offerto loro.

Phoebus … Thyestae, "Febo" ... "Tieste": riferimento all'episodio mitico di Atreo e Tieste[E1]; il primo, re di Argo (in Grecia), aveva imbandito per vendetta al fratello Tieste le carni dei suoi figli (Tieste gli aveva sedotto la moglie e aveva tentato di impossessarsi del suo regno), così il Sole (qui indicato con l'epiteto di origine greca Phoebus, ovvero “il risplendente”), inorridito, si era coperto gli occhi, oscurandosi, per non assistere alla terribile scena (secondo un'altra versione del mito, aveva invece invertito il suo corso). Si tratta di una delle vicende predilette dai tragediografi, che si era attirata, per la sua inverosimiglianza, le critiche dei poeti satirici: anche per questo risulta particolarmente adatta per la polemica contro un poetastro, il quale doveva amare questo tipo di poesia solenne (ma Marziale, piuttosto che ascoltare tali letture, preferirebbe di gran lunga un banchetto più frugale).

Esercizi

  1. Quali erano le abitudini alimentari dei Romani? E quelle più diffuse nel tuo paese?
  2. Descrivi brevemente la figura del poetastro.
  3. Esistono, nella cultura del tuo paese, miti truculenti come quello di Atreo e Tieste? Se la risposta è affermativa, raccontane uno.

   6/15   

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Indice percorso Edita
Edurete.org Roberto Trinchero