La novella nella letteratura italiana di Beatrice Fiora

L'OTTOCENTO: LA NOVELLA VERISTA

L'Ottocento si può considerare la grande stagione della novella. La rinascita del genere si inscrive nel più vasto quadro della prosa romantica e sull'onda della grandissima fortuna del romanzo, con la cui storia, da questo momento, la novella si confonde. La battaglia contro i generi letterari combattuta dai romantici porta all'uso indisciminato dei termini novella e racconto. L'evoluzione positiva del genere è certamente da ascivere almeno in parte dal moltiplicarsi di quotidiani e periodici, ai quali si adatta in modo particolare grazie alla sua brevità. Liquidato definitivamente il patrimonio boccaccesco e rinascimentale, la novella, come i romanzi coevi, trae ispirazioni e realizza tutte le poetiche contemporanee, d'oltrape e addirittura d'oltreoceano, da quella realistico-satirica (Puskin e Gogol), a quella naturalistica- sociale (Maupassant, Cechov, Dickens) e quella tra il fantastico e l'allucinato (Tieck, Hoffman, Poe). Poca cosa in Italia sono le novelle sentimentali di Tommaso Grossi, ad esempio, o i "novellieri campagnoli", come Nievo, nati sulla scia della narrativa rusticale di George Sand. Il racconto fantastico viene coltivato all'interno del movimento artistico-letterario della Scapigliatura lombarda e piemontese (Igino Ugo Tarchetti, Carlo Dossi) come segno di ribellione all'Italia post unitaria. Proprio la considerazione dei problemi che l'unificazione porta con sè porta alla formazione di una mentalità attenta ai particolari "reali", ad analisi puntuali e precise della realtà, che si afferma con il realismo [I] [I2] . Il realismo porterà, a livello europeo, alla definizione di correnti quali il Naturalismo [I1] [I2] in Francia e il Verismo [I 1] [I 2] in Italia. Vengono introdotte profonde novità espressive: lo scritto deve essere una porzione di vita (tranche de vie) analizzata con i metodi delle scienze naturali e sociali. L'attenzione deve concentrarsi sugli strati più bassi della popolazione, sulla povertà, sulla profonde contraddizioni delle degradate realtà contadine. La descrizione prevale sulla narrazione, lo scrittore scompare, non esprime i suoi sentimenti, in nome di una verità oggettiva che si presume derivare direttamente dalle cose. Il Verismo, teorizzato da Luigi Capuana, [I1] [I2] [E] trova la sua massima espressione nell'opera di Giovanni Verga [I] , [I2] [ES] [F] [E] che mette in pratica i principi veristi, aggiungendo però delle peculiarità che appartengono soltanto alla sua scrittura. Nella raccolta di novelle Vita dei Campi [I] , e successivamente nei romanzi del Ciclo dei Vinti, Verga, per rappresentare il mondo reale si attiene ad alcuni principi:

  • l'autore non deve più intervenire con giudizi e riflessioni, deve semplicemente documentare la realtà con la maggiore obiettività possibile. Per farlo rinuncerà alla narrazione onniscente per adottare un punto di vista interno alla storia e corale, che rivela cioè i modi di pensare e di esprimersi collettivi dei personaggi
  • i personaggi non sono descritti dall'esterno ma si "presentano da sé", attraverso le loro azioni e i loro dialoghi, il loro modo di essere e di pensare
  • l'ambiente non viene reso attraverso una descrizione, ma tramite scene corali
  • il linguaggio si adegua: molte le voci dialettali, i proverbi, le espressioni, i costrutti sintattici tipici
  • uso ampio del discorso indiretto libero, che elimina le introduzioni tipiche sia del discorso diretto sia di quello indiretto e riporta liberamente parole e pensieri dei personaggi
  • l'autore fa parlare un narratore che regredisce al livello de personaggi ed esprime la loro visione del mondo.
L'io, la prima persona della letteratura romantica, tendono a scomparire, per lasciare il posto a freddi raccoglitori di documenti. A tanta obiettività , più apparente che sostanziale, perchè già la scelta degli oggetti da narrare è inevitabilmente soggettiva, la novella, o racconto breve, si presta in modo particolare perchè di per sè studio limitato a una tranche de vie. La novella allarga il suo campo di osservazione per aderire a una realtà mutata che esige impegno morale ed educativo. La rigorosa obiettività della novella verista diviene strumento per affrontare, anche nel campo della narrativa, problematiche serie, o addirittura la battaglia politica e sociale per il progresso e il riscatto delle masse. Alla rivoluzione contenutistica corrisponde il rinnovamento formale che esclude qualsiasi ricercatezza letteraria e ogni eleganza retorica. Alla fine dell'Ottocento nascono nuovi filoni nel campo della narrativa, come la fantascienza, il fantastico, il poliziesco, e compaiono nuove tendenze che si affermeranno nel secolo successivo: la novella si rivolge all'introspezione, all'analisi dei moti intimi dell'io e alla rappresentazione del disagio esistenziale dell'individuo. Si modificano le tecniche espressive, per giungere a soluzioni innovative portate avanti da voci quali quelle di Pirandello, Joyce, Kafka, Svevo.

   6/9   

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Edurete.org Roberto Trinchero