La nascita dei fascismi in Italia e Germania di Daniela Raimondo (raimondopatrucco@libero.it), Valter Balzola (), Rossana Denicolai ()

IL PROCESSO DI NORIMBERGA

Alla fine della guerra l'élite in cui Hitler aveva riposto tanta fiducia si era dissolta: alcuni si erano nascosti, anche all'estero, altri si erano suicidati, ma la maggior parte era finita nelle mani degli Alleati che li avevano considerati criminali di guerra, rinchiusi in campi di internamento e ridotti in preda al panico e alla disperazione.

Gli Alleati discussero sul trattamento da riservare loro e, nell'agosto 1945, giunsero alla decisione di celebrare un processo per svelare all'opinione pubblica mondiale la realtà del regime di Hitler. L'idea era di rieducare i tedeschi e farne di nuovo dei cittadini europei civilizzati.

Il processo ebbe inizio il 20 novembre 1945 ed ebbe come protagonisti sul banco degli imputati uomini in condizione di forte stress psicofisico, passati dal confortevole status delle alte cariche ricoperte, al rigore delle carceri alleate. I pochi detenuti afflitti da un sincero senso di colpa caddero in profonda depressione. “Perché non ci fucilate e basta?” chiese uno dei prigionieri.

I mesi di interrogatori produssero una ricca messe di prove per i collegi di accusa; nessuno degli uomini interrogati poté fare a meno di tradire qualcosa su di sé e sul sistema che aveva servito, per quanto si sforzasse di negare o di fingere. Molto di rado i prigionieri fecero allusioni al loro probabile destino anche se Hans Frank, pur macchiatosi di ogni sorta di crimini in Polonia, si aspettava che il suo ritorno alla fede in qualche modo lo proteggesse.

Dodici dei ventidue imputati vennero condannati a morte, tre furono assolti e i rimanenti condannati a lunghe pene detentive. Goering sfuggì al cappio inghiottendo cianuro la notte precedente l'esecuzione. Gli altri vennero impiccati, l'uno dopo l'altro, la mattina del 16 ottobre. La legge tedesca, in cui si prevedeva che i cadaveri fossero consegnati alle famiglie, venne sospesa in modo che i corpi potessero essere sepolti in segreto entro il perimetro della prigione di Norimberga. Lo scopo principale era quello di evitare il rischio che i gerarchi morti diventassero oggetto di un rinato culto nazista.

Il processo di Norimberga, per quanto abbia riguardato solo una minima parte, per quanto la più famosa, dei criminali nazisti, ebbe una incalcolabile valenza simbolica. Rientrava infatti nello sforzo di cancellare dalla Germania lo spirito del totalitarismo, almeno dal punto di vista delle potenze occidentali.

Inoltre fu di insegnamento alle nazioni vincitrici su come dovesse essere trattato il nemico sconfitto. Quasi tutti i prigionieri cui venne chiesto di spiegare il loro entusiasmo per il nazionalsocialismo, lo giustificarono con le umiliazioni e le sofferenze inflitte alla Germania nel 1919, ingiustamente a loro parere.

In un rapporto della commissione alleata sulla Germania del febbraio 1946 era scritto:”se lasciata a se stessa [la Germania] troverà prima o poi una fonte di orgoglio. L'ultima volta che lo ha fatto, l'ha trovata nel nazismo e il capo era Hitler”.

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