Narcomafie (Emisfero Nord - Emisfero Sud del mondo) di Luigi Ampola (luigamp@libero.it), Angelo Giorgio(a.giorgio@reply.it), Paola Molino (molarina@hotmail.com), Claudia Olivero(claudia.olivero@email.it)

Conseguenze

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Il controllo capillare, effettuato tanto sui produttori che sui consumatori, è necessario affinchè una politica proibizionista risulti efficace. Purtroppo, però, esso è stato spesso inadeguato, e anzi rischia, col passare del tempo, di diventare sempre più difficile, considerati l'allargamento delle aree di produzione del porodotto "droga" e il ruolo fondamentale che svolge "l'economia del narcotraffico" nello stabilizzare regimi e finanziare guerre locali. Tutto ciò non deve tuttavia condurre a delle conclusioni troppo scontate e banali, che potrebbero portare ad affrontare l'argomento con un atteggiamento cinico e scoraggiato. Quale debba essere la politica più efficace per contrastare la diffusione delle droghe e gli effetti nefasti che esse producono nella società mondiale è uno dei problemi più gravi che si pone oggi davanti ai decisori politici all'alba del terzo millennio, ma non sembra che ci siano scelte risolutive in vista.

Il ruolo sempre più importante svolto dalla droga come merce di scambio e come generatrice di un'ampia economia sommersa ha fornito alle Narcomafie un bene sempre più prezioso in un contesto di scarsità di altre risorse, tanto da poter essere considerato come uno degli elementi fondamentali attorno a cui ruotano i processi di trasformazione dei Paesi in via di sviluppo. Nasce e si sviluppa così quella che lo studioso francese Alain Labrousse ha definito la «geopolitica delle droghe». A partire dal conflitto tra Unione Sovietica e Afghanistan, nei primi anni Ottanta si impone un nuovo sistema di finanziamento delle guerre locali, cioè quello che vede nel traffico di droga una risorsa strategica da mettere in campo. Questi conflitti hanno contribuito, in un circuito perverso, ad alimentare e ad allargare contemporaneamente l'industria del narcotraffico, diventata ormai il finanziatore occulto di molti conflitti locali e di molti regimi che negano i più elementari diritti umani.

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Col passare del tempo, poi, il narcotraffico, da conseguenza delle guerre è diventato sempre più anche una delle cause di conflitti. Lo si è potuto verificare nell'ondata di guerre che hanno investito i Balcani negli ultimi anni. All'inizio dello scorso decennio, la fine dei grandi regimi comunisti e della conseguente divisione del mondo in blocchi contrapposti ha cambiato profondamente i rapporti tra gli Stati, soprattutto nell'area sovietica. Proprio mentre finiva il protettorato di fatto dell'Unione Sovietica sull'area balcanica, una serie di rivendicazioni di sovranità territoriali e di specificità etnico-religiose hanno cominciato a emergere, ma anche la necessità di controllare tratti dell'importantissima «rotta balcanica» dell'eroina.

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Da queste premesse sono scaturiti sanguinosi conflitti locali, sfociati poi in vere guerre regionali che hanno dominato il tramonto del millennio. Bosnia, Albania, Cecenia, Serbia, Kosovo: in tutti questi casi si può dire che il traffico di droga, e conseguentemente di armi, abbia rappresentato una delle risorse più importanti per finanziare le cosiddette guerre «a bassa intensità». Ma ci sono casi di narcoguerriglie striscianti anche in altre parti del mondo combattute ancora oggi senza una grande attenzione dei media: dalla guerra civile colombiana alla Cambogia, al Kurdistan.

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Edurete.org Roberto Trinchero