Breve storia dell’astronomia dagli albori al diciannovesimo secolo di Mauro Operti

Astronomia Antica

Astronomia dei popoli mesopotamici

 

Le più antiche scoperte astronomiche delle quali abbiamo notizia risalgono agli antichi Babilonesi[It], che impararono a dividere il giorno e la notte in dodici parti ed a distinguere in cielo le costellazioni principali ed in particolare quelle dello zodiaco con l'introduzione del sistema sessagesimale. Probabilmente tale sistema di misura, per altro ancora in uso, è stato ottenuto suddividendo in 360 parti[It], circa una per giorno, lo zodiaco [Es]. Ma i Babilonesi devono essere ricordati  specialmente per la scoperta del ciclo di 18 anni circa, detto Saros[En][F][It][Es], dopo il quale si  rinnovano le eclissi di Sole e di Luna. Ma fin da allora all'astronomia vanno spesso congiunte l'astrolatria e l'astrologia[F].

 

 

Astronomia egizia

 

Un grossissimo contributo al progresso astronomico nell’area tra Africa, Asia ed Europa fu dato dagli antichi Egizi[En1][En2]. Essi scoprirono che l'anno dura un po' più di 365 giorni e cioè 365 giorni ed un quarto[Es]. Pare che i loro giganteschi obelischi funzionassero da gigantesche meridiane e ne è la prova il ritrovamento a Roma di una grande piazza numerata che doveva avere tale ruolo e che doveva avere come perno, appunto, uno dei tanti obelischi sottratti dai Romani come trofeo di guerra.

 

Collegamenti: Egyptian Art and Astronomy[En]

 

 

 

 

Astronomia greca

 

I Greci approfondirono molto più di ogni altro popolo antico lo studio dell'Astronomia, potendo valersi delle cognizioni geometriche da essi acquisite ed essendo guidati da un'incessante tendenza alle speculazioni sia filosofiche che scientifiche [En1][En2][En3][Es][It].

La stessa religione è strettamente legata all'astronomia e, infatti, la maggior parte delle costellazioni prendono il nome dei protagonisti dei loro miti.

Alcuni studiosi e filosofi greci si occuparono di astronomia compiendo importanti scoperte; tre essi citiamo:

Talete

Pitagora

Zenone

Eudosso

Aristotele

Aristarco e la scuola alessandrina

Tolomeo ed Ipparco

Quando la floriditàculurale greca si dissolse, il progresso dell'astronomia si arrestò di colpo. La grande biblioteca di Alessandria fu saccheggiata ed incendiata nel 640 d.C. per ordine del califfo arabo Omar, e per più di mille anni fu fatto assai poco. Quando l'interesse per i cieli ritornò, ciò avvenne, tramite l'astrologia.

 

Collegamenti: History for Kids: Greek astronomy[En]

Paradigm Shifts in Astronomy and Cosmology[En]

 

Talete

 

Talete[En][It] (VI sec. a.C.), fu il primo filosofo-astronomo, di cui la storia ci da notizia. Anche se credeva ancora che la terra galleggiasse sull'acqua, diede qualche spiegazione del fenomeno dell'eclissi ed introdusse il concetto di “sfera celeste”.

Pitagora

 

Fu Pitagora[En] (VI sec. a.C.) a spianare la strada verso l'astronomia propriamente detta[It]. Si attribuiscono, infatti, a lui molte importantissime nozioni quali la sfericità della Terra, dimostrata anche dall'ombra proiettata sulla Luna durante le eclissi lunari, ed ipotizzò anche del suo isolamento nel vuoto. Fu ancora lui a dare per primo la definizione di “pianeta” osservando i cambiamenti di posizione di sette corpi celesti (Luna, Sole, Mercurio, Venere, Giove, Saturno, Marte) rispetto alle altre stelle fisse.

 

Collegamenti: For Kids: welcome to Pythagoras playground[En].

Zenone

 

Un posto di privilegio va riservato a Zenone che con i suoi studi sulla molteplicità, la divisibilità e sul movimento anticipò[It1][It2], per sommi capi, ciò che affermerà, quasi tre mila anni dopo, Einstein nella teoria della relatività.

 

Collegamenti: Mathematicalmysteries: Zeno'sParadoxes[En]

Eudosso

 

Eudosso[En][F][Es] intrapprese uno studio più accurato dei moti planetari e delle traiettorie che apparentemente disegnano sulla volta celeste. Tutte questi studi porteranno alla teoria del “sistema geocentrico” detta di Eudosso[It]. In essa egli tentò di scomporre i vari moti dei corpi in moti di rotazione uniforme intorno alla Terra e perciò introdusse una sfera per ognuno di questi moti e per ogni pianeta. Comunque la sottigliezza e l'astrazione dei suoi calcoli mostrano chiaramente che Eudosso non attribuiva reale esistenza a queste sfere.

Aristotele

 

Aristotele[En][F][F1][Es] (IV sec. a.C.) riprese le teorie di Eudosso ma con sostanziali modifiche[It]. Ad esempio egli rifiutò categoricamente l'ipotesi del moto della Terra che nell'epoca passata aveva iniziato a presentarsi ai filosofi: afferma che l'universo è sferico[En] e finito. Sferico, perchè è questa la forma più perfetta; finito, perchè ha un centro, cioè il centro della Terra, e un corpo con un centro non può essere infinito. Anche la Terra è una sfera, per Aristotele. Relativamente piccola in confronto alle stelle, e, in contrasto con i corpi celesti, sempre immobile. A sostegno di quest'ultimo punto, tra le altre, portava una prova secondo lui empiricamente verificabile: se la Terra fosse in moto, un osservatore su di essa dovrebbe veder muoversi le "stelle fisse", proprio come vede muoversi i pianeti da una Terra stazionaria. Dato che non è così, la Terra dev'essere immobile[It]. Nelle sue opere, inoltre, troviamo chiaramente spiegata la teoria delle fasi lunari.

Aristarco da Samo e la scuola alessandrina

 

Con lo splendore della scuola alessandrina[Es] l’astronomia ebbe un notevole sviluppo. Aristarco da Samo [En][F][Es]  (VI - III sec, a.C.), ad esempio, tentò di calcolare la distanza fra la Terra e la Luna ed i suoi metodi, nonostante gli scarsi risultati, risultarono giusti. Ancora Aristarco ritenne la Terra ruotante intorno al Sole introducendo per la prima volta l'idea di un sistema “eliocentrico”[It][Es]. Un altro matematico, Eratostene[F1][F2][It] (III - II sec. a.C.), riuscì, osservando la diminuzione dell'altezza della Stella polare da Alessandria a Syene, a calcolare la lunghezza del meridiano e del raggio terrestre[F][It]. Altre ipotesi sui moti non uniformi del Sole ci vennero date nel II sec. a.C. da Ipparco. Egli suppose che il moto apparente del Sole non fosse stato uniforme perché questo si muoveva su una circonferenza che non aveva il centro esatto sulla Terra. Questa teoria prese il nome di epiciclo.

 

Collegamenti: Measuring the Size of the Earth[En]

The Library of Alexandria[En].

Tolomeo ed Ipparco

 

L'ultimo grande astronomo degno di considerazione dell'antica grecia, oramai già greco-romana, è Claudio Tolemeo [En][F][F1][It][Es]. Autore di un'ammirabile opera conosciuta sotto il nome di "Almagesto"[It] (corruzione araba della parola greca megistos = il più grande), la sua fama perdurò per tutto il Medio Evo grazie al suo sistema che vedeva la terra assolutamente immobile al centro dell'universo (sistema Tolemaico).  Oltre alla sua opera egli scopre anche la nutazione (piccolo moto dell'asse di rotazione terrestre dovuto all'azione gravitazionale della Luna), due irregolarità del moto della Luna e descrive l'astrolabio  (strumento per misurare l'altezza delle stelle). L’Almagesto contiene anche l’unica testimonianza del lavoro svolto da Ipparco di Nicea[En][It][Es], altro grande astronomo dell’età ellenistica. Egli compose un catalogo stellare  nel quale misurò la posizione e la luminosità apparente di circa 850 stelle. Il suo catalogo, ripreso ed ampliato da Tolomeo[It], fu l’inconfutabile prova della mutabilità del cielo nel corso del tempo. Astronomi come Galileo, TychoBrahe e Keplero, notarono che luminosità e posizione di alcune stelle erano variate, rispetto alla classificazione di Ipparco. Ciò servì da impulso per il loro lavoro.

Ipparco scoprì anche il fenomeno della precessione degli equinozi.

 

Collegamenti: Las constellacionesdespués de Ptolomeo[Es]

Astronomia cinese[F][Es]

 

L’ astronomia cinese è famosa in tutto il mondo per l'accuratissima registrazione e la costanza nel tempo delle osservazioni celesti; osservazioni talmente precise da costituire probabilmente la migliore cronaca astronomica dal 2000 a.C. fino ai nostri giorni.

I cinesi adottarono un calendario [F] per lo più basato sul moto apparente del Sole e della Luna. Esso veniva corretto di dinastia in dinastia data la discrepanza tra il ciclo lunare e l’anno solare. Si trattava quindi di un calendario poco preciso.

L'astronomia ha da sempre avuto un ruolo di primissimo piano perchè i cinesi consideravano l'imperatore un essere divino per volere del cielo. Di conseguenza, tutti i fenomeni che si verificavano sulla volta celeste necessariamente avevano un evidente riscontro, sulla Terra, sul comportamento e le decisioni dell'imperatore e sulle attività della gente comune.

Gli scarsi contatti fra il lontano Oriente e l'Europa, soprattutto per le enormi difficoltà di viaggio per raggiungere terre così lontane, portarono la due culture ad incontrarsi molto tardi. Molta importanza ebbe la missione gesuitica in Cina di Padre Matteo Ricci che dal 1600 in poi lavorò a stretto contatto con gli astronomi cinesi divulgando fra di essi le ultime scoperte astronomiche occidentali (si era nel periodo della rivoluzione copernicana e dei primi utilizzi del cannocchiale di Galileo Galilei). Con Padre Ricci e con i Gesuiti l'astronomia occidentale divenne famosa e conosciuta in tutta la Cina a tal punto che, dopo una gara su chi, fra astronomi cinesi, arabi ed europei, fosse, con maggiore precisione, in grado di prevedere l'eclissi di Sole del 1629 (gara vinta da astronomi europei), l'imperatore decise di affidare ai Gesuiti la riforma del calendario.

 

Collegamenti: Calendars[En]

Chinese Astronomy for Kids[En]

Formation of the Chinese Civilisation: Astronomy and Mathematics[En]

 

 

 

 

Le osservazioni dei cinesi

 

A parte le osservazioni dei moti della Luna e del Sole e gli astri più brillanti del cielo (congiunzioni planetarie ed eclissi di Sole e di Luna), gli astronomi cinesi rivolgevano particolare attenzione ad avvenimenti come l'apparizione di comete, l'esplosione di novae (vedi, ad esempio, quella del 1054 che ha dato origine alla famosa nebulosa del Granchio nella costellazione del Toro)[It], le congiunzioni planetarie ed ovviamente le eclissi di Sole e di Luna.

Le costellazioni cinesi erano completamente diverse da quello occidentali: con piccole costellazioni (circa 250 contro le 88 costellazioni attuali in entrambi gli emisferi) la più famosa delle quali è giunta fino ai nostri cieli col nome di Dragone.

 

 

 

 

Astronomia dell’america precolombiana

 

Dalle iscrizioni rinvenute dagli archeologi sui reperti in America centrale, possiamo dedurre come alcune popolazioni di quest’area, ad esempio Aztechi e Maya, raggiunsero un grado di civilta` e cultura paragonabile a quello dei babilonesi, degli assiri e degli egiziani. Per queste popolazioni centroamericane l'astronomia era una scienza molto importante[It][Es]. Fra i vari complessi archeologici rinvenuti non sono infrequenti gli osservatori astronomici: tra gli altri i templi-osservatori della citta` Maya di Uaxactun, dai quali si potevano mirare i luoghi del sorgere e del tramontare del Sole nei giorni di equinozio e di solstizio. La torre di Palenque, un vero e proprio osservatorio, dalle cui finestrelle opportunamente piazzate si potevano scorgere, negli istanti del loro sorgere e tramontare, il Sole, la Luna ed il pianeta Venere

 

Collegamenti: History of Mathematics in the Americas[En]

 

 

 

I Maya

 

Il ripetersi ciclico dei fenomeni astronomici avevano assunto presso i Maya[En][F] [Es1] un significato talmente importante che il loro calendario, ad uso civile e religioso, era esclusivamente basato sui fenomeni celesti ed era molto complesso: Esso era basato non solo sul moto del Sole me anche su quello del pianeta Venere[En]. Questo pianeta era tra l'altro divinizzato visto che rappresentava uno tra gli dei maya più importanti: il serpente piumato Quetzalcoatl. Anche il Sole[En] e la Luna[En] erano, naturalmente, divinizzati a tal punto che, presso questi popoli, la superstizione religiosa si mescolava pittorescamente con le osservazioni astronomiche. Conoscevano molto bene e seguivano i moti dei cinque pianeti visibili ad occhio nudo e sapevano che la Via Lattea[En] era nient'altro che un grande ammasso di stelle. In particolare considerazione erano tenuti da Maya, Inca ed Aztechi, i punti ove quest'ultima incontrava il percorso del Sole, la nostra eclittica[En]. Era infatti rispetto a questi punti che davano i tempi dei fenomeni astronomici, in particolar modo per quel che riguardava i pianeti.

Da alcuni ritrovamenti archeologici nella zona di Palenque, in Messico, pare che i Maya avessero, già cinque secoli prima di Cristo, adottato un anno formato 365,242 giorni (il suo valore reale e` di 365,2422 giorni!)[It]. L’anno era composto da 18 mesi di 20 giorni ciascuno, più un breve mese addizionale di 5 giorni. Ogni mese aveva un suo nome ed in esso i giorni erano contati da 0 a 19. Questo computo del tempo era così evoluto da non avere eguale in nessun altra parte della Terra, fino all'era moderna.

Gli Aztechi

 

Gli aztechi[En][Es] adottarono due tipi di calendario: il primo, chiamato Tonalpohualli era basato su 13 mesi di 20 giorni l’uno. Il secondo, di uso civile, era basato su 365 giorni. I due diversi tipo di calendario avevano un ciclo di 52 anni solari, passati i quali ricorrevano le stesse date. La fine di questo ciclo, chiamato anche “ciclo del calendario” era considerato un momento critico: gli aztechi erano terrorizzati, perché secondo le loro credenze avrebbe anche potuto verificarsi la fine del mondo. La fine del ciclo coincideva con il passaggio a mezzanotte delle Pleiadi alla loro massima altezza sull’orizzonte.

Il Medioevo[F]

 

Di gran lunga inferiore fu il contributo portato all'astronomia dal Medio Evo[It], anche se gli Arabi[En][Es][It1][It2] lasciarono importanti tracce nel linguaggio tecnico. Va, infatti, ricondotta a loro l'introduzione di termini come zenith e nadir. Gli arabi erano all'avanguardia, e ben presto le loro scoperte si diffusero in Europa.

Il Medio Evo Europeo porta un contributo notevole all'astronomia per quel che riguarda l'osservazione diretta, con la creazione e il perfezionamento degli strumenti osservativi[It], e la registrazione dei fenomeni celesti. Risalgono a quest’epoca i primi dati inerenti i passaggi delle comete, tra cui la famosissima Halley, e l'avvistamento della prima supernova, considerata una piccola Luna che naque e morì in breve tempo, ci provengono proprio da questo periodo. I cataloghi delle stelle vennero migliorati, ed i movimenti della luna e dei pianeti furono riesaminati. Molti erano gli osservatori.

Per quel che riguarda la spiegazione dei fenomeni non andò più in la di ciò che avevano fatto gli astronomi dell'età classica: l’atteggiamento della chiesa cattolica era tale da opporsi a ogni tentativo di spiegare l’ordine delle cose in maniera differente.

 

Collegamenti tra astronomia e letteratura: Il medioevo e l’arte dell’astronomia [It]

History for Kids - Middle Ages: Science[En]

L’incontro tra Cultura araba e Europea

 

La penisola iberica, terra di incontro tra cultura araba e europea fu il centro degli studi astronomici grazie anche all'introduzione di questa nelle scuole da parte di Carlo Magno. Di notevole importanza furono le Tavole Alfonsine[F], pubblicate nel 1252 in onore di Alfonso X. Tali tavole servivano per il calcolo delle effemeridi degli astri principali e contenevano altri dati quali la luminosità apparente, la distanza dal Sole e dalla Terra, ecc.. Stupì moltissimo il fatto che in un opera del tempo l'orbita di Mercurio è supposta ellittica.

 

 

La spiegazione dei fenomeni celesti nel medioevo

 

In tutto questo periodo, che va, più o meno, dalla morte di Tolomeo all'avvento di Copernico, non andò non si è andati più in la di ciò che avevano fatto gli astronomi dell'età classica[Es]. Anzi, a poco a poco, acquistò credito sempre maggiore il sistema Tolemaico che poi verrà difeso accanitamente nei secoli seguenti. Nel XV secolo si diffuse la teoria planetaria di Purbach[F], grazie all'opera redatta dal suo allievo. Qui vengono presentati i pianeti come  appartenenti a sette sfere nel centro delle quali c'è la Terra; Alla sfera delle stelle fisse viene aggiunta una nona sfera: il primo mobile. Ancora una volta però, tali sfere sono il frutto di astrazioni matematiche. Mentre i vari matematici fanno a gara per costruire una rappresentazione matematica dei pianeti sempre più perfetta ma anche sempre più lontana dalla realtà, Leonardo da Vinci iniziava a lasciare la traccia del suo genio scientifico dando un'ottima spiegazione del fenomeno della luce cinerea.Tale fenomeno consiste in un debole chiarore osservabile sulla parte in ombra della Luna quando la sua percentuale illuminata è piccola ed è dovuto alla luce solare riflessa dalla Terra.

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Edurete.org Roberto Trinchero