Le strategie didattiche di Davide Antonetti

FASI DELLA PROGETTAZIONE DIDATTICA:analisi e organizzazione dei contenuti

I contenuti dell’insegnamento possono e debbono essere considerati come insiemi di conoscenze, abilità che possiedono al loro interno e anche in riferimento alla realtà esterna sistemi di relazioni; questi insiemi formano le discipline.

TRASPOSIZIONE DIDATTICA [I1] [I2] [E1]: processo identificato da Chevallard [I1], sulla base della constatazione che qualunque progetto sociale di insegnamento e di apprendimento si costituisce in dialettica con l’identificazione e la designazione del sapere come contenuti da insegnare, il quale subisce di conseguenza un processo di trasformazione atto per renderlo un oggetto di insegnamento. Un ulteriore livello è dato dalla trasformazione del contenuto da insegnare in contenuto effettivamente insegnato,dove entrano in gioco le scelte operate in sede di programmazione didattica [I1] [I2] [F1]. Una particolare modalità di trasformazione è data dalla riorganizzazione dei contenuti da insegnare secondo una sequenza, che si distende lungo la successione dei tempi scolastici di insegnamento.

1- ANALISI DEL CONTENUTO COME SISTEMA CONCETTUALE: i teorici Novak e Gowin (1989)[I1] [I2] [I3] [E1] [F1] [S1], hanno proposto una metodologia delle mappe o organizzazioni concettuali coerente con l’impostazione data da Ausubel [I1] [I2],dove l’analisi delle mappe concettuali dovrebbe mettere in luce le relazioni esistenti tra i vari concetti. Le mappe concettuali possono essere costruite in tutti i campi della conoscenza. Quanto all’organizzazione dell’esposizione dei concetti fondamentali di una disciplina, Ausubel ci dice che è importante l’uso preciso dei termini, con un linguaggio facile che permetta la trasmissione di significati precisi; la stimolazione di un approccio critico,riflessivo e attivo da parte dell’allievo; il conformarsi alla logica di ciascuna disciplina; la selezione e l’organizzazione del contenuto secondo principi che abbiano il più ampio e generale potere esplicativo; la sistematica organizzazione sequenziale del materiale, con una particolare attenzione alla graduazione del livello di difficoltà.

2- ANALISI DEL CONTENUTO COME INSIEME DI ABILITA’: Gagnè [I1] afferma che questo metodo consiste nel considerare l’abilità, o procedimento, che si vuole far apprendere agli allievi. Emerge progressivamente una serie di capacità di ordine inferiore, più semplici, che dovrebbero essere padroneggiate per giungere all’abilità desiderata: si tratta cioè dei “prerequisiti” essenziali della competenza [I1] [F1]complessiva. Se si prosegue nell’analisi, a partire dai primi prerequisiti individuati e seguendo lo stesso metodo, a poco a poco si viene a costruire una gerarchia di abilità a forma piramidale, alla base della quale si trovano abilità molto semplici, di tipo elementare, mentre alla sua sommità si ha l’abilità complessiva che si vuole fare apprendere.

3-ANALISI DEL CONTENUTO COME SVILUPPO DI ATTEGGIAMENTI E DI VALORI: in un senso abbastanza valido e preciso per il lavoro di analisi e progettazione formativa, si può definire un “atteggiamento”[I1] come uno stato interno che influenza le scelte e le azioni personali nei riguardi di categorie di persone, oggetti e avvenimenti. Ogni atteggiamento è dotato di un suo nucleo cognitivo, che fa da riferimento alle proprie scelte e ai propri comportamenti. Si sente il bisogno di coerenza tra pensiero [I1] [E1] [F1] e azione. Un altro aspetto importante riguarda l’emozionalità, cioè il livello di sentimenti positivi o negativi nei riguardi di persone,cose o avvenimenti. Un ulteriore aspetto riguarda la disponibilità o prontezza a impegnarsi nell’azione: un atteggiamento posseduto è possibile individuarlo attraverso la facilità con cui un allievo accetta di fare o scegliere qualcosa o un’attività, dirigendosi spontaneamente verso di essi. I “valori”[I1] sono invece collocati alla radice degli stessi atteggiamenti, riconducendo ai primi la forza motivante alla scelta e all’azione che si manifesta. Mentre i valori non sono posseduti mai interamente, non possono essere osservati direttamente e non riguardano specifici oggetti o persone, gli atteggiamenti sono posseduti completamente o parzialmente, possono essere osservati e riguardano specifici oggetti o situazioni. I valori si collocano al centro di un sistema di credenze e di grandi riferimenti per le scelte e per l’azione [I1], mentre gli atteggiamenti sono più direttamente orientati al comportamento esterno e legati all’emozionalità. Interessante il contributo degli atteggiamenti a dare significato a se stessi e alla propria attività, e la loro analisi implica un giudizio di valore e di desiderabilità. Lo sviluppo di validi e stabili atteggiamenti è certo parte cruciale di un processo formativo.

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Edurete.org Roberto Trinchero