Bioetica ed OGM di Domenico Gentile

- Riflessione bioetica sugli ogm-

Ad oggi, la figura del biotecnologo si caratterizza per aspetti diversi e contraddittori: manipolatore di esseri viventi, attentatore della biodiversità ed alla salubrità degli alimenti, stabilizzatore del divario economico fra i paesi industrializzati e Paesi in Via di Sviluppo ed infine artefice del miglioramento della qualità della vita ( V. Mele, G. Tarlone, C. Novarini).

L’immagine positiva e negativa del biotecnologo emergono da contesti favorevoli [I1] e contrari alle biotecnologie. [I1][E1] [E2] [E3] [I2] [E4] [E5] [E6]

L’immagine negativa la si può ricondurre a logiche ambientaliste, contrarie alle biotecnologie che sono viste in antitesi alla biodiversità come valore. Il supporto filosofico di riferimento è dato dalla variante biologico-naturalistica dell’etica descrittiva (viene rilevato il dato di fatto esistente, lo si descrive minuziosamente non si cerca l’ideale verso cui dovrebbe tendere); all’interno di questa, la posizione più ecologista affida alle leggi omeostatiche dei sistemi viventi il compito di valere come leggi dell’agire umano ( G. Manzone, 1998). Le etiche ecocentriche si basano sul presupposto che: “una cosa è giusta quando tende a preservare l’integrità, la stabilità e la bellezza della comunità biotica ed è ingiusta quando tende altrimenti” (A. Leopold,1968).[E1]

L’immagine negativa del biotecnologo è inoltre riconducibile a una logica precauzionista che sostiene le biotecnologie solo se a rischio nullo. La logica precauzionista sostiene una interpretazione vincolante e rigida del principio di precauzione.

Infine, l’immagine negativa del biotecnologo, è sostenuta da una logica anticapitalista ed anti multinazionali, che avversa in maniera assoluta il ricorso al brevetto.

L’immagine positiva del biotecnologo, che contribuisce a risolvere il problema della fame nel mondo e a migliorare la qualità dei prodotti alimentari, la si può ricondurre a tre diverse logiche che possono essere definite prudenziale, economicista e scientista.

Il paradigma economicista considera la produttività come il valore massimo; il mondo vivente è una risorsa illimitata, il biotecnologo manipola il mondo vivente per reperire nuove risorse. La logica economicista è riconducibile ai paradigmi contrattualista (di ispirazione kantiana: l'idea centrale del contrattualismo è quella di un patto o contratto sociale, in cui si entra rispettando certi doveri e da cui si attengono una serie di benefici; il patto o contratto è ciò che permette di superare la visuale del singolo, ma che permette di superarla con il suo assenso) e utilitaristica (teoria etica la cui caratteristica principale è il considerare che si possa arrivare a definire quali siano le azioni moralmente migliori sulla base del calcolo delle conseguenze delle azioni sui piaceri, sugli interessi o i desideri dei singoli. In una versione più moderna l'utilitarismo persegue come obiettivo la massimizzazione del benessere collettivo e la minimizzazione del malessere collettivo).

Il paradigma scientista considera la tecno-scienza come il massimo valore; il biotecnologo è un ingegnere, il mondo vivente una macchina. Sul piano dei criteri filosofici è riconducibile alla variante tecno- scientista dell'etica descrittiva.

Il paradigma personalista attribuisce alla persona il massimo valore: il mondo vivente è un giardino, il biotecnologo il giardiniere.

Le ragioni della bioetica personalista applicata agli o.g.m. sono le seguenti:

  • il pericolo di una catastrofe ecologica;

  • la necessità di porre dei limiti al delirio di onnipotenza dell'uomo;

  • pericolo di meccanizzazione della vita;

  • il riduzionismo antropologico.

  • La grande capacità di intervento sugli elementi della vita, da qui il passaggio della biologia le biotecnologie: la prima è una scienza che studia gli elementi della vita, restando dunque nel campo dell'osservazione della spiegazione, in una parola del conoscere; le seconde sono volte a modificare ed utilizzare tali elementi e perciò riguardano il fare. Il rischio principale è lo scorporamento fra essere, conoscere e fare (V. Mele, 2002).

    La logica prudenziale indica quale criterio prudenziale la valutazione e il management del rapporto rischio/ beneficio.

    Le scienze forniscono alla bioetica di elementi fattuali indispensabili per strutturare il primo livello o livello di conoscenza (analisi dei dati ed individuazione dei problemi). Il primo livello di conoscenza è costituito da una piattaforma sulla quale convergono i dati scientifici sugli o.g.m., l'analisi scientifica del rischio per la salute umana e per l'ambiente, e la valutazione dell'impatto che gli o.g.m. hanno sul rapporto sviluppo economico-ambiente

    .

    Il secondo livello o livello argomentativo si basa sulle interpretazioni filosofiche del rapporto uomo-ambiente, del rapporto scienza- etica e del rapporto sviluppo economico- etica.

    L‘ ecofilosofia e l'etica ambientale [E1] [E2] forniscono indirizzi antropologici a supporto delle agire morale in ambito biotecnologico, che sarà diversamente concepito, a seconda che rapporto uomo-ambiente venga considerato come un rapporto di dominio, di indisponibilità assoluta o di amministrazione responsabile.

    L'integrazione fra i dati scientifici offerti dalla comunità dei biotecnologi e la gestione politica in tema di biotecnologie può trovare delle concrete possibilità di realizzazione del rapporto scienza-etica.

    Il rapporto sviluppo economico-etica offre la possibilità di una interpretazione moderata del concetto di sostituibilità riferito alle biotecnologie. Se le ragioni dello sviluppo dell'economia si integrano con le ragioni dell'etica, le biotecnologie vengono utilizzate in un'ottica di responsabilità verso le future generazioni.

    Il secondo livello o livello argomentativo è quindi un livello di complessità ed intersezioni che ha alla base un denominatore comune costituito da un albero con un tronco rappresentato dal rapporto uomo-ambiente e due ramificazioni costituite da rapporto scienza-etica e dal rapporto economia-etica (V.Mele, 2002).

    A differenza di quanto successe agli inizi, quando la moratoria sui procedimenti di ingegneria genetica venne proposta dalla stessa comunità scientifica ( moratoria di Berg), al momento attuale la comunità scientifica si mostra largamente favore agli o.g.m. (Appello della comicità scientifica a favore degli o.g.m. firmato da 1300 scienziati capeggiati da J. Watson e F. Crick).

    Il rapporto scienza-etica si avvale del principio di precauzione enunciato in numerose leggi, trattati, protocolli e dichiarazioni. La definizione di principio di precauzione è espressa dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sulla ambiente e lo sviluppo (Rio de Janeiro 1992) al principio 15: " al fine di proteggere l'ambiente, gli Stati applicheranno il metodo precauzionale. In caso di rischio grave ed irreversibile, l'assenza di certezza scientifica assoluta non deve servire da pretesto per rinviare l'adozione di misure efficaci anche se costose per prevenire il danno ambientali". [I1]

    Il principio di precauzione[E1] si pone quale formula per la gestione del rischio; a causa dell'indeterminata definizione di alcuni parametri si presta a diverse interpretazioni fra loro in disaccordo sui seguenti aspetti: su chi debba sostenere l'onere della prova ( coloro che sostengono il danno potenziale o coloro che lo rifiutano); su che livello di certezza debba essere offerta dalla parte di chi sostiene l'esistenza del danno; fino a che punto i costi della misura precauzionale debbano essere presi in considerazione. L’interpretazione più rigida del principio pone l'onere della prova a carico dei sostenitori delle nuove tecnologie. La sicurezza di una tecnologia deve essere provata e deve essere quindi provata l'assenza di rischio. È sostenuta la necessità di limitare il danno, anche se i costi sociali ed economici delle misure cautelative si dimostrassero elevati. Tale interpretazione del principio di precauzione viene considerata antiscientifica. La prova di assenza del rischio è infatti un obiettivo scientifico impossibile, per lo statuto epistemico proprio della scienza. La scienza non cerca la verità, ma la spiegazione più probabile dei fenomeni (N. Spaccapelo). La conoscenza scientifica non può dare la certezza, ma la probabilità della spiegazione dei fenomeni, adducendo un'immagine molto suggestiva: mentre si cerca la spiegazione di un fenomeno scientifico, l'oggetto da spiegare si dilata e cambia. Per questo la scienza continuerà a correre all'infinito e gli scienziati non danno giudizi veri, ma probabilmente veri, che si avvicinano alla verità senza mai raggiungerla.

    Ciò non significa che le teorie delle conoscenze accertate e ritenute " vere " non siano perfettibili o addirittura falsificabili. Secondo Popper le conoscenze scientifiche possono ritenersi tali, cioè rigorose, sono se sottoposte continuamente a tentativi di falsificazione poichè solo la falsificazione ci permette di capire gli errori conoscitivi e di modificare le nostre teorie. Le nostre conoscenze sono sempre in bilico sul confine tra certezza ed incertezza e non bastano le pur numerose prove che sembrano aver confermato una teoria a convincerci che quella teoria sia esatta: la prova successiva può sempre essere quella che dimostrerà la falsità delle nostre congetture. Un esempio è dato dalla teoria geocentrica in base alla quale si è creduto per secoli che la terra fosse il centro dell'universo, producendo prove che hanno avvalorato queste ipotesi. Oggi invece sappiamo che il sole è al centro del nostro universo.

    Quand'anche avessimo raggiunto un grado elevato di prove per confermare una nostra ipotesi, non potremmo mai ritenere di aver raggiunto la certezza, perché il numero di prove richieste per smentire una teoria è infinito. L'unica certezza assoluta che abbiamo è che la nostra conoscenza sia " per natura " provvisoria. Il principio di precauzione può essere interpretato in modo che fughi le posizioni estreme, ispirandosi alla virtù della prudenza, ovvero alla capacità di riconoscere il bene una situazione particolare e di agire in conformità ad esso. Relativamente al tema del rischio in agrogenetica, considerando l'impossibilità di avere la certezza assoluta dell'assenza di rischi per l'impossibilità da parte delle scienze di offrire una simile certezza, si dovrebbe ottimizzare il rischio E1, minimizzandolo utilizzando tutti i mezzi e le cautele possibili.

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