Tibullo, un percorso attraverso la I elegia di Beniamino di Dario

L’ideale di 'paupertas'

La I elegia si apre con la contrapposizione fra due ideali di vita: da un lato colui che si dedica alla continua ricerca di ricchezze e onori correndo ogni sorta di pericoli, dall’altro chi, come il poeta, si accontenta di una vita tranquilla e modesta nella pace della campagna.

 

Divitias alius fulvo sibi congerat auro
et teneat culti iugera multa soli,
quem labor adsiduus vicino terreat hoste,
Martia cui somnos classica pulsa fugent:
me mea paupertas vita traducat inerti,
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dum meus adsiduo luceat igne focus.

Accumuli altri per sé ricchezze di biondo oro

e possegga molti iugeri di terreno coltivato

e lo spaventi la continua ansia del nemico vicino

e le trombe di guerra col loro suono gli tolgano il sonno;

la mia modesta condizione mi conduca attraverso una vita tranquilla,

purché il mio focolare risplenda di fuoco mai spento.

 

 

Il personaggio descritto in questi primi versi dal poeta come antitetico al suo ideale di paupertas è evidentemente legato al mondo militare (un militare di carriera?): è spaventato dalla continua ansia del nemico che incombe e le trombe di guerra gli tolgono il sonno. La paupertas evocata dal poeta fa riferimento ad una dimensione etica più che economica (I1): la paupertas libera, mentre le divitiae rendono schiavi. Ciò che Tibullo chiede in questi versi, in cambio delle ricchezze, è solo un focolare sempre acceso, simbolo della rustica paupertas.

 

sibi = dativo di vantaggio

 

congerat = congiuntivo concessivo come i successivi teneat e fugent

 

(vicino) ... hoste = ablativo di causa

 

vita inerti = ablativo di moto per luogo

 

dum ... focus = proposizione di tipo condizionale

 

 

 

Rilievi lessicali

labor = fino a tutta l’età augustea il nesso labor adsiduus veniva utilizzato soprattutto in riferimento all’ambito militare; solo in seguito si legherà al mondo agricolo.

 

(vicino) ... hoste = un altro riferimento all’ambito militare.

 

(Martia) classica = lo squillo di tromba che da il segnale militare; l’aggettivo Martia fa riferimento a Mars, Dio della guerra.

 

somnos ... fugent = anche questa espressione è usata frequentemente per descrivere situazioni di tipo bellico.

 

paupertas = non ha lo stesso senso dell’italiano “povertà”, indica non mancanza di mezzi, bensì una condizione di modesta agiatezza.

 

iners = non corrisponde all’italiano “inerte” (“pigro”) ma indica chi per vivere non è costretto a esercitare a tempo pieno un mestiere.

 

 

 

Figure retoriche

Si noti l’uso massiccio degli iperbati che Tibullo fa in questi primi versi.

 

Iam modo iam possim contentus vivere parvo 25
nec semper longae deditus esse viae,
sed Canis aestivos ortus vitare sub umbra
arboris ad rivos praetereuntis aquae.

Ma ora, ora possa finalmente io vivere contento del poco

e non essere soggetto sempre a lunghi viaggi,

ma possa io evitare il sorgere estivo della Canicola all’ombra

di un albero, presso ruscelli d’acqua corrente

 

 

 

In questi versi (25 – 28) il poeta esprime nuovamente l’ideale di paupertas, manifestando il desiderio di vivere tranquillamente in campagna, lontano dalla vita frenetica e dai viaggi compiuti controvoglia. In particolare il v. 26 sembra alludere ai lunghi viaggi compiuti dal poeta per seguire Messalla Corvino nelle spedizioni militari.

Ad essi si contrappone l’immagine dell’ombra degli alberi e dei ruscelli di acqua corrente, che caratterizzano il topos del locus amoenus associato a sentimenti di serenità e pace interiore.

 

 

possim = congiuntivo desiderativo usato dal poeta per esprimere l’ardente desiderio di trovare pace in campagna

 

 

contentus vivere parvo = espressione emblematica che sintetizza l’ideale di vita del poeta, la condizione modesta e semplice cui egli aspira per riavere serenità. L'idea della frugalità era associata alle rappresentazioni del mondo contadino nell'immaginario romano.Parvo è ablativo di causa.

 

 

longae ... viae = dativo retto da deditus

 

 

Canis = costellazione che sorge alla fine di luglio nel periodo della maggiore calura

 

 

praetereuntis = genitivo del participio presente di praetereo

Figure retoriche

 

 

Iam .. iam = l’anafora sottolinea il desiderio del poeta di trovare pace in campagna

 

 

longae .. viae = metonimia. Anche la longa via è un riferimento all’ambito militare e rappresenta ancora una volta l'ethos antielegiaco.

 

Non ego divitias patrum fructusque requiro,
quos tulit antiquo condita messis avo:
parva seges satis est, satis requiescere lecto
si licet et solito membra levare toro.

Non pretendo le ricchezze dei miei padri e i redditi

che la mese riposta fruttò ai miei avi antichi:

un piccolo raccolto mi basta: mi basta poter riposare sulla mia poltrona,

se è lecito, e dare ristoro alle membra sul solito giaciglio.

 

 

Tibullo (vv. 41-44) ribadisce il suo ideale: egli non ama gloria e ricchezza ma preferisce l’idea di un’esistenza serena tra cose consuete e familiari. Nei versi iniziali, inoltre, troviamo un’altra allusione alla diminuzione del patrimonio familiare. Il poeta tuttavia non si lamenta, perché quanto gli è rimasto gli è sufficiente per vivere.

 

 

Condita messis = è quella parte del raccolto che viene messa da parte, che non viene consumata subito

 

 

Seges = è la messe, che indica metonimicamente il raccolto

 

 

Antiquo ... avo = singolare collettivo di uso poetico

 

 

Parva ... lecto = si noti l’iterazione di satis est, che sottolinea l’idea dell’autosufficienza ma anche dell’accontentarsi, che si innesta sul chiasmo costituito dall’intero verso.

 

 

Hoc mihi contingat. Sit dives iure, furorem
qui maris et tristes ferre potest pluvias.
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O quantum est auri pereat potiusque smaragdi,
quam fleat ob nostras ulla puella vias.
Te bellare decet terra, Messalla, marique,
ut domus hostiles praeferat exuvias;

Questo mi tocchi : sia giustamente ricco colui

che riesce a sopportare le tempeste del mare e le tristi piogge.

Vada in malora tutto l’oro e lo smeraldo del mondo

piuttosto che una fanciulla pianga per i nostri viaggi.

A te si addice, o Messalla, combattere per terra e per mare

affinché il tuo palazzo esibisca le spoglie nemiche.

 

 

In questi versi (49-54) il poeta riassume ancora una volta l’ideale elegiaco imperniato su un’esistenza schiva, contrapponendolo allo stile attivo che stavolta si identifica con Messalla. La contrapposizione in questo caso si svolge su un piano ben diverso da quella con il militare arricchito dalla guerra. Messalla infatti insegue la gloria, non il guadagno. Ma a questo stile di vita Tibullo contrappone il suo, non meno lecito. Al poeta non interessa inseguire la gloria a prezzo di pericoli e disagi.

 

 

Contingat = congiuntivo esortativo

 

 

Sit dives= Ancora una contrapposizione con il mondo delle divitiae, realizzata attraverso lo stesso modulo formale, un congiuntivo concessivo

 

 

Pereat = congiuntivo desiderativo

 

 

Auri ... smaragdi = l'uso di questi genitivi partitivi (dipendenti da quantum) e l'epifrasi rendono solennità al giuramento.

 

 

Potius ... quam ... fleat = proposizione comparativa. L'accostamento del potius ad auri e smaragdi sottolinea ilo ribaltamento della gerachia tradizionale

 

 

Decet = ciò che si deve fare in conformità con il decorum. Questo verbo sembra esprimere un contenuto ben diverso dai congiuntivi che aprono l'elegia e che sottolineano lo sprezzo del poeta. La logica del decorum consente di ritenere lecite entrambe le scelte di vita

 

 

Rilievi retorici

 

 

Furorem .. qui = si noti l’anastrofe di qui enfatizzata dall’enjambement

 

 

 

 

Esercizi

  • Si elenchino, da un lato, le azioni che realizzano l’ideale di paupertas, e dall’altro quelle ad esso contrario
  • Si elenchino i termini, i verbi e le espressioni legate all’ambito militare e a quello agricolo, suddividendoli in due colonne
  • Si individui e si commenti la presenza di figure retoriche

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Indice percorso Edita
Edurete.org Roberto Trinchero