Natura, Scienza e Religio nel De Rerum Natura di Lucrezio di Irene Anna Rubino (braciu@yahoo.it), Francesca Gnan (fran.gnan@tiscali.it), Maria Sciancalepore (mariamiriam@katamail.com), Monica Sotira (monica.soti@yahoo.it)

LUCREZIO - Contesto culturale

Al quadro storico-politico tormentato corrisponde una profonda crisi culturale e spirituale.

In primo luogo si ha una sorta di corrispondenza fra l’apertura ai valori del mondo greco e la crisi dei valori tradizionali, su cui si basava la potenza romana e che erano stati esaltati dai letterati dell’età arcaica. Certamente, in un contesto in cui le istituzioni repubblicane erano in uno stato di profonda decadenza e dilagavano la corruzione, l’anarchia e la violenza, non erano più proponibili gli antichi valori, come la rinuncia alla propria dimensione di singoli in nome del bene della collettività e lo spirito di totale dedizione alla patria: si assiste, al contrario, all’affermarsi dell’individualità di alcuni personaggi.

Altro punto non più fermo era la tradizionale religione romana [Ita] [En1] [En2] [Fr1] [Fr2] [Sp], che sopravviveva esteriormente nelle istituzioni, ma non era più in grado di offrire risposte alle ansie e alle preoccupazioni della gente. Inoltre il pantheon delle divinità romane, mutuate dal mondo greco, con la sua raffigurazione mitologica e il suo marcato antropomorfismo, poneva gli dei in una condizione non molto superiore rispetto a quella degli uomini e faceva sì che nessuna persona colta credesse davvero in tali divinità.

Proprio perché, in qualche modo, si doveva pur rispondere alle esigenze di una spiritualità sempre più affinata dalla cultura, si cercano soluzioni alternative rispetto a quelle della religione tradizionale: sono le dottrine filosofiche greche a dare tali risposte. Il pensiero ellenico, che ormai non suscita più tanta ostilità come invece avveniva nei primi tempi della sua diffusione, trova spazio negli ambienti più colti di Roma: senza più pregiudizi, i Romani si accostavano alla filosofia greca, trascorrevano dei periodi nella città di Atene, seguivano le lezioni dei maestri.

Tra le filosofie che riscossero maggiore successo vi fu senza dubbio l’epicureismo: i punti principali del pensiero epicureo sembravano davvero fornire risposte concerete alle problematiche dell’epoca. Innanzitutto proponeva una concezione rigorosamente materialistica e razionalistica, negava con forza l’intervento delle divinità nella vita degli uomini e soprattutto consigliava l’astensione dalle cariche pubbliche e la conduzione di una vita piacevole e ritirata, che potesse essere dedicata allo studio e al sereno godimento dei piaceri tanto fisici quanto intellettuali. Intorno alla metà del I sec. a.C. un grande poeta, Lucrezio, abbracciò tale filosofia, nel tentativo di liberare gli uomini dalle paure e dalle preoccupazioni che li attanagliano, dato che sprecano la vita inseguendo aspirazioni dannose e obbedendo soltanto alla loro ambizione.

Altra scuola di pensiero che raccolse grandi consensi fu lo stoicismo. Il pensiero stoico poneva come centro di interesse l’uomo e la sua aspirazione alla felicità, che viene fatta coincidere con la virtù. Inoltre tale pensiero esortava l’individuo ad un impegno morale ed anche politico, in nome di un amore che deve tenere uniti tutti gli uomini. Per gli stoici le leggi che muovono il mondo erano quelle del fato, leggi immutabili ed eterne che rispondevano al preciso disegno della divinità. Tale divinità è il logos, ovvero una sorta di spirito razionale che pervade tutto l’universo. Lo stoicismo arrivava a consigliare addirittura il suicidio come estremo rimedio per liberarsi dalle passioni e raggiungere l’ideale dell’apatia (=mancanza di passioni), che corrisponde sostanzialmente a quello epicureo dell’atarassia (=mancanza di turbamento). L’adesione allo stoicismo fu favorita anche dal fatto che c’erano già evidenti punti di convergenza fra l’etica stoica e il mos maiorum: questa nuova filosofia rappresentava per molti Romani un modo per riscoprire i mores e riavvicinarsi alle antiche virtù romane.

Alla diffusione di queste due grandi scuole di pensiero si affianca anche l’affermazione di alcune filosofie misticheggianti, come quella neopitagorica, e del culto di svariate divinità orientali (Cibele e gli dei mutuati dalla religione egizia Iside, Osiride e Serapide).

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Edurete.org Roberto Trinchero