L'intolleranza razziale antiebraica di Giovanni Lauretta (giovanni.lauretta@fastwebnet.it), Fulvia Dellavalle (fulvia_dellavalle@yahoo.it), Daniela De Luca (dana.dl@libero.it), Maria De Luca (deindeit@yahoo.it)

L'apporto della letteratura contro il razzismo

Sviluppando il tema della discriminazione e della persecuzione antiebraica avvenuta nel secolo scorso, si può analizzare l’argomento esaminando le diverse discipline: si comprende, ad esempio, come la strumentalizzazione di certe affermazioni scientifiche abbia influenzato la storia e distrutto la dignità umana. Col supporto della geografia e della scienza odierna, si possono demolire quelle idee pericolose che, ancora oggi, alimentano sempre più la violenza razziale. A tal fine contribuiscono anche testi letterari e legislativi. Nel libro Il razzismo spiegato a mia figlia Tahar Ben Jalloun immagina di dover spiegare in che cosa consistano l’antisemitismo e l’islamofobia alla figlia. Negli ultimi anni, il razzismo non è diminuito ma è stato banalizzato e, anche per questo, in certi casi si è aggravato, aumentando soprattutto nelle scuole e nei licei. L’autore analizza anzitutto la differenza tra antiebraismo e antisemitismo. L´antisemitismo è l´odio i popoli semiti in generale, e quindi comprende sia arabi, sia ebrei. Esso si è diffuso fin dall’antichità, quando, con l’espansione del cristianesimo, si fa sempre più comune qualificare gli ebrei con il titolo di “popolo deicida”, dal momento che agli ebrei era attribuita la responsabilità dell’uccisione di Gesù. Dopo la Shoah, il genocidio in cui cinque milioni di ebrei sono stati massacrati dai nazisti, il termine antisemitismo è stato riferito alla discriminazione antiebraica. L´antiebraismo è il vero e proprio razzismo contro gli ebrei, emerso dopo le persecuzioni sistematiche “che hanno fatto di loro un gruppo perseguitato, disprezzato e poi annientato”. Questo tipo di razzismo è quindi il frutto di un processo storico. La giudeofobia è un “antiebraismo” misto di odio, il timore e la paura (-fobia), causati da diffidenza, sospetto, disprezzo o anche invidia; esso conduce ad aggressioni fisiche o insulti e offese, profanazioni delle tombe, incendi di sinagoghe, che si sono verificati negli ultimi tempi, in periferie caratterizzate da disagio sociale e ignoranza. I pregiudizi intorno agli ebrei fanno sì che, all’esplodere di crisi economiche e sociali essi siano additati come responsabili dalla maggioranza; l’attribuzione di vari tipi di colpe ad una minoranza permette di proiettare su di loro sensi di invidia e disagio. Uno dei luoghi comuni è che gli ebrei controllano la finanza e i mezzi di comunicazione, diffuso tanto della Germania hitleriana, quanto oggi. Questi letali pregiudizi sono ancora oggi persistenti, infatti l’antisemitismo non solo non ha un carattere omogeneo, ma si basa perlopiù sulle illazioni di un gruppo maggioritario a danno di una minoranza (che anche per l’esiguità del numero, fatica a difendersi). Si deve segnalare una profonda differenza tra l’antisemitismo antico e quello moderno. Anticamente l’odio verso gli ebrei era legato all’accusa da parte dei cristiani di essere stati il popolo deicida: un ebreo convertito poteva diventare un cristiano al pari di tutti gli altri cristiani. Con l’avvento delle politiche naziste che legavano l’ebraismo ad una condizione razziale (e non solo più di opinione religiosa) non era più possibile differenziare ebrei

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