Pasteur e la pastorizzazione di Renato Gialluca (renatogialluca@yahoo.it), Micol Annovazzi (micol.annovazzi@gmail.com), Germana Panattaro (panattaro@libero.it)

Pastorizzazione del latte

Pasteur e gli studi sulla fermentazione del vino Pastorizzazione del latte [ IT 024 ES 013]

Il latte crudo non fornisce garanzie igieniche, essendo soggetto a possibilità di inquinamento sia da parte della vacca eventualmente ammalata, sia a causa di contaminazioni che possono avvenire dopo la mungitura. [ IT 021 IT 022]Per tali ragioni, prima del consumo, il latte deve essere sottoposto a trattamenti che impediscano lo sviluppo dei microbi patogeni. [ IT 023]
Prima di svolgere la pastorizzazione vera e propria, il latte va filtrato oppure centrifugato onde eliminare l’eventuale presenza di particelle estranee.
  Il processo di pastorizzazione può avvenire con tempi differenti a seconda delle temperature scelte, normalmente si cerca di ottimizzare il  processo sfruttando temperature più alte e tempi molto ridotti. Ciò  consente di diminuire il più possibile le alterazioni delle proprietà  nutritive del latte, in quanto, soprattutto per ciò che riguarda l’apporto  vitaminico, il latte è sensibile alle alte temperature.[ IT 018  IT 019 ES 017]
Il processo attualmente più sfruttato è quello HTST, acronimo dall’inglese High Temperature Short Time (alta temperatura, tempo breve), tale sistema sfrutta temperature pari ad almeno 72°C per 15’’, oppure 80°C per 10’’.
Subito dopo aver effettuato questo tipo di bonifica, il latte va raffreddato rapidamente, onde evitare lo sviluppo di microrganismi termofili; dopo di ciò  deve essere conservato in frigorifero alla temperatura di circa 4°C, per un massimo di una settimana, tempo dopo il quale iniziano a svilupparsi i microrganismi psicrofili. [ IT 020]


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