L'inquinamento da metalli pesanti di Meri Bucci (m.e.r.i@libero.it), Susanna Ghiani (susannaghiani@tiscali.it), Anna Grandinetti, Marta Massaza (martmassa@jumpy.it), Miriam Zizzo (miriamzizzo@hotmail.com)

il biomonitoraggio dell'inquinamento ambientale: gli insetti

Fra gli artropodi gli insetti sono sicuramente gli organismi a diffusione più ampia, quindi anche i più adatti ad investire il ruolo di bioindicatori. Già nell'ottocento il lepidottero Biston betularia fu studiato in Inghilterra come organismo sensibile all'inquinamento da polveri di carbone per il suo melanismo industriale ( popolazioni con melanismo differente avvantaggiate o svantaggiate dagli effetti dell'inquinamento sull'ambiente).

Attualmente gli insetti più studiati per il monitoraggio ambientale sono le api, che possono considerarsi sia bioindicatori che organismi test. Esse vengono soprattutto impiegate per rilevare la presenza di metalli pesanti (come il piombo) oppure di pesticidi. Alcuni studi hanno infatti dimostrato come il miele prodotto da api che avevano bottinato in ambiente urbano abbia un contenuto di piombo 80 volte maggiore rispetto a quello prodotto in aree non urbanizzate.

Le api possono inoltre svolgere il ruolo di organismi indicatori-accumulatori perché, portando il nutrimento alle larve dell'alveare, determinano un accumulo di sostanze tossiche proprio in queste ultime, che divengono così ulteriori attendibili indicatori di metalli presenti nell'ambiente, anche in concentrazioni bassissime, ma che, accumulati nelle larve, sono più facilmente individuabili. Grazie all'uso delle api vengono create  le carte di salubrità ambientale, che si basano sui dati forniti dal monitoraggio delle api.. [I1] [I2] [F1] [E1] [S1]

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