L'agroecosistema e la lotta biologica di Daniela Garelli (dgarelli1972@libero.it)

La lotta biologica con mezzi biotecnologici

Nella difesa delle piante agrarie, le tecniche biotecnologiche [I1] [E1] [F1] [SP1] attualmente usate con successo per i danni da insetti sono:

  • Tecnica con uso di ferormoni (catture, disorientamento, confusione);
  • Tecnica del maschio sterile (autocidio);
  • Uso dei regolatori di sviluppo.

    TECNICA CON USO DI FEROMONI [I1] [E1] I feromoni utilizzati nella pratica fitoaitrica sono in genere quelli di tipo sessuale,cioè quelli emessi dalle femmine di una determinata specie. Le femmine, raggiunta la maturità sessuale, attirano i maschi per poter effettuare l’accoppiamento. Le ghiandole produttrici liberano l’ormone in quantità molto limitate, ma sufficienti per essere percepite, a volte a grande distanza, dalle antenne dei maschi della stessa specie, questi orientandosi raggiungono la sorgente ormonale. In passato l’uso di tali sostanze era solamente sperimentale per l’elevato costo di estrazione, attualmente l’identificazione della formula chimica di alcune di esse e la possibilità di ottenerle per sintesi ne hanno notevolmente ampliato l’uso. I feromoni vengono utilizzati per due obiettivi opposti:

    - attrazione finalizzata ad effettuare catture di monitoraggio o massali in apposite trappole;

    - disorientamento e confusione sessuale per annullare o ridurre la possibilità di avvicinamento riproduttivo tra maschi e femmine.

    Catture di monitoraggio Il monitoraggio è essenziale per la lotta integrata. Può essere effettuato attraverso conta diretta degli individui (stadio larvale) sulle piante o in modo più agevole proprio attraverso la conta degli individui adulti catturati con trappole a feromone. Il feromone attrae i maschi, i quali rimangono intrappolati, incollati su vari tipi di supporti. Si può fare un censimento delle presenze in momenti diversi, costruendo le curve di volo, che indicheranno le soglie intervento. Le trappole di cattura per monitoraggio sono costituite da: una capsula contenente il feromone da diffondere; un supporto, generalmente intercambiabile, cosparso di una sostanza collante, su cui dovrà essere messa la capsula erogante il feromone; un coperchio protettivo (o tettuccio) con opportune aperture per far entrare gli insetti ricercati. La collocazione delle trappole deve essere fatta prima della prevista comparsa degli adulti, tenendo conto anche delle possibili variazioni stagionali di sfarfallamento. La densità delle trappole varia da 1 a 4 per ettaro; esse vanno poste ad altezza volo, vanno controllate 2-3 volte a settimana. Le capsule vanno sostituite ogni 2-4 settimane. Al raggiungimento della soglia di intervento si imposta l’azione specifica per ogni fitofago da limitare. Le soglie sono molto variabili da specie a specie (da 2 insetti per trappola per settimana a 20 insetti per trappola per settimana).

    Tecnica del disorientamento Agisce orientando il maschio verso falsi richiami, creando competizione tra il naturale richiamo delle femmine e le false tracce lasciate dai molteplici erogatori, disseminati negli appezzamenti. In questo caso la concentrazione del feromone all’interno dei diffusori è normale, ma questi sono molti (ad esempio 2000/ha per tignola del pesco) e i maschi vagano disorientati alla ricerca delle femmine.

    Tecnica della confusione La diffusione del feromone è effettuata ad elevata concentrazione. La grande quantità di feromoni artificiali copre l’emissione naturale delle femmine che non vengono individuate. In questo caso il maschio riceve troppi stimoli ed entra in “affaticamento sensoriale “, non trova le femmine (se non per incontri casuali) e pertanto gli accoppiamenti vengono notevolmente ridotti.

    Fig.18 Trappole a feromoni

    TECNICA DELL’AUTOCIDIO [I1] La lotta autocida fonda i suoi presupposti sulla possibilità di ridurre la popolazione di insetti dannosi, utilizzando la sterilizzazione di individui maschi da immettere nell’ambiente; questi maschi, conservando la loro potenzialità sessuale, entrano in competizione con quelli fertili e, accoppiandosi con le femmine fanno deporre uova non feconde. La sterilizzazione degli insetti viene fatta in laboratorio mediante radiazioni (raggi x e gamma) oppure con sostanze chemiostrerilizzanti. I costi relativamente alti del lancio di maschi sterili e la tossicità dei chimiosterilizzanti rappresentano i fattori limitanti per l’applicazione in campo della tecnica autocida.

    USO DI REGOLATORI DELLO SVILUPPO Questo metodo utilizza dei composti che interferiscono su due processi dello sviluppo degli insetti: la muta e la metamorfosi. Queste trasformazioni sono regolate da due ormoni l’esctisone e la neotenina. I composti formulati in laboratorio simulano, appunto, l’azione di tali sostanze. Attualmente i composti a base di ectisone (ad esempio il Diflubenzuron) sono difficilmente applicabili in quanto non agiscono per contatto (non riescono superare la barriera della cuticola) e solo alcuni sono attivi per ingestione. I composti che simulano l’azione della neotenina, detti juvenoidi, (ad esempio il Fenoxycarb) hanno avuto maggior successo perché si sono rivelati in grado di svolgere azione insetticida nei confronti di larve e crisalidi e di sterilizzare le femmine che depongono uova sterili. Attualmente, l’uso di questi regolatori di crescita è sottoposto ad un’attenta critica per gli effetti non ancora ben chiari che possono avere sulla fauna utile e sull’ecosistema in generale. In particolare, il Fenoxicarb ha subito negli ultimi anni numerose vicissitudini: è stato dapprima limitato per studiarne più approfonditamente i meccanismi d’azione e l’eventuale tossicità, poi reintegrato, poi nuovamente sospeso e limitato nell’impiego in aree autorizzate dal Ministero della Sanità.

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