Teoria dei Neuroni Specchio

Nello strutturare le attività del software PotenziaMente di Italiano, si è tenuto conto della teoria dei neuroni specchio. Prima di ogni sessione ludica, il gioco presenta infatti immagini, parole e suoni che stimolano queste funzioni cerebrali e aiutano i bambini nella risoluzione dei problemi.

Ma cosa sono i neuroni specchio e perché tenerne in considerazione in questo specifico contesto?

La scoperta dei neuroni specchio è recente, risale infatti ai primi anni Novanta ed è frutto di un lavoro italiano portato avanti da un team di ricercatori dell’Università di Parma, coordinati dal neurofisiologo Giacomo Rizzolatti. Il funzionamento di queste cellule, individuate per la prima volta nella corteccia premotoria della scimmia e, in seguito, nell’uomo, ha dimostrato che osservare un atto compiuto da un altro soggetto attiva nell’osservatore le stesse aree cerebrali necessarie a quest’ultimo per compiere in prima persona la stessa azione. I neuroni dell’osservatore “rispecchiano” quindi il comportamento dell’osservato, come se stesse compiendo egli stesso l’azione.

Alcuni scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti delle neuroscienze degli ultimi dieci anni.

Entrando nel dettaglio delle ricerche, i neurofisiologi dell’Università di Parma hanno dimostrato l’esistenza di due classi di neuroni visuo-motori, denominati rispettivamente neuroni “canonici” e neuroni “specchio”, che si contraddistinguono per la capacità di associare proprietà di carattere sensoriale (principalmente visivo) a proprietà di carattere motorio. Tale scoperta ha contribuito a mettere in discussione la tradizionale concezione dei processi mentali e cognitivi, prevalsa fino al recente passato, che prevedeva la netta separazione tra le aree sensoriali del cervello preposte alla codifica degli stimoli sensoriali visivi, somato-sensitivi e uditivi, e le aree motorie preposte all’organizzazione dei movimenti. Il funzionamento di questi neuroni suggerisce quindi l’esistenza di uno stretto rapporto tra motricità (sistema motorio), percezione e processi cognitivi.

Numerose sono le ricerche svolte in questo settore e altrettante quelle ancora in corso con l’obiettivo di descrivere in maniera sempre più accurata e completa il funzionamento di questo meccanismo neurale nell’uomo e di fornire un’interpretazione completa delle sue funzioni. Esistono pertanto molte ipotesi teoriche: questi neuroni possono essere importanti per la comprensione delle azioni di altre persone e quindi per l’apprendimento attraverso l’imitazione, oppure possono simulare le azioni osservate e contribuire della costruzione delle competenze di base. E’ stato anche proposto da alcuni ricercatori il collegamento tra il sistema a specchio con le patologie della conoscenza e della comunicazione, in particolare con l’autismo. La funzione primaria di questi neuroni resta comunque quella di rendere possibile il riconoscimento, e quindi la comprensione, del significato degli atti altrui, dove per atto si intende un insieme di movimenti finalizzati al compimento di uno scopo.

Una delle conseguenze più importanti in campo pedagogico è quella di una possibile ridefinizione del processo di insegnamento-apprendimento, in quanto i neuroni specchio sottolineano la rilevanza per il processo di acquisizione del sapere dell’esperienza pratica, in particolare motoria. In secondo luogo essi ci rimandano ad un concetto di intelligenza profondamente attinente all’interazione ed all’apprendimento per imitazione. Persino la comprensione semantica del linguaggio è mediata, almeno in parte, da meccanismi di simulazione che vedono coinvolto il sistema motorio. E’ auspicabile quindi che queste ricerche sui neuroni abbiano profonde ripercussioni nel modo di insegnare. Basti pensare ai programmi di alfabetizzazione emozionale e di educazione alla prosocialità ed alla necessità che il loro inserimento nel curricolo sia previsto in tutti gli ordini e gradi di scuola.

Partendo dal presupposto che osservare un’azione equivale, da un punto di vista cognitivo, a compierla direttamente, si è pensato di strutturare la sequenza degli esercizi presenti nel software partendo dalla visualizzazione di ciò che, in seguito, l’esercizio richiederà. In questo modo l’osservazione provocherà una sorta di proiezione o simulazione interiore dell’azione percepita e faciliterà l’acquisizione delle conoscenze utili alla risoluzione del problema.

 

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Edurete.org Roberto Trinchero