Le interviste nella ricerca sociale (Rossella Castagno)

 

Nel campo della ricerca sociale uno strumento utile per condurre uno studio su un certo tipo di argomento è l’intervista. In questo modo il ricercatore può raccogliere informazioni sul fenomeno da studiare fondando empiricamente le sue riflessioni.

E’ possibile tipizzare le interviste fornendo una posizione classificatoria che identifichi con chiarezza le differenze e le similarità.

L’intervista, per definizione, è uno scambio verbale tra più persone nel quale uno o più esperti cercano di raccogliere informazioni su dati personali, comportamenti e atteggiamenti di uno o più soggetti intervistati su un particolare tema. Per tanto è presente l’elemento partecipativo tra i soggetti durante la raccolta- produzione dei dati, sia che si tratti di interviste individuali, in cui l’intervistatore pone domande a un singolo soggetto, sia che riguardi interviste collettive, in cui l’esperto interroga gruppi di individui.

In quest’ultimo gruppo si trovano i focus group, situazione nella quale un moderatore pone domande e i partecipanti forniscono individualmente risposte. Il focus group è un tipo d’intervista di gruppo in cui il ruolo dell’intervistatore è direttivo, si ha un alto grado d’interazione tra i partecipanti e un altrettanto alto livello nella strutturazione delle domande. L’ambiente in cui è svolta questa intervista è artificiale, ossia creato appositamente per la ricerca, ad es. come il predisporre di una stanza in cui i soggetti sono seduti a un tavolo permettendo così un miglior dialogo tra il gruppo. L’intervistatore dirige l’intervista su un numero limitato di soggetti (da 6 a 12) stimolando su di essi l’interazione e la discussione sui temi prefissati su una scaletta d’intervista. Questo tipo d’intervista è  stato molto utilizzato nelle indagini di mercato condotte da psicologi e soltanto ultimamente viene utilizzato nel campo della ricerca sociale con il supporto del lavoro di sociologi. La situazione ha carattere tipicamente formale, anche se il compito di rendere l’ambiente il più confortevole possibile per gli intervistati sarà del ricercatore.

Altre tipologie d’interviste di gruppo sono: il brainstorming, il gruppo nominale e la tecnica Delphi.

Nel brainstorming il ricercatore non ha un ruolo direttivo nel condurre la ricerca e si ha una bassa strutturazione delle domande. In questo studio gli individui partecipano tra di loro attivamente in un ambiente sia artificiale e sia naturale sviluppando un gran numero d’idee in modo libero sotto stimolo del ricercatore ; mentre la situazione risulta essere formale o informale nella quale si commenteranno con tutto il gruppo senza giudizio le opinioni enunciate prima.

Il gruppo nominale utilizza una tecnica peculiare, perché i soggetti devono scrivere le proprie opinioni su dei fogli all’inizio dell’intervista. Tutte queste asserzioni saranno lette al gruppo e commentate secondo la guida direttiva dell’intervistatore. I partecipanti non dovranno interagire molto in questo tipo di lavoro svoltosi in un ambiente artificiale e in una situazione formale.

Infine, la tecnica Delphi utilizza come metodo una modificazione della tecnica del gruppo nominale, infatti, i soggetti dopo aver scritto le proprie impressioni su un foglio e dopo averle sentite, lette e commentate dal gruppo, devono formulare nuove previsioni in base al confronto sostenuto fino a raggiungere un consenso generale.

Le modalità in cui un’intervista può venir svolta possono essere svariate, infatti se ne  può ottenere a faccia a faccia, quando l’intervistato e l’intervistatore si incontrano di persona; per via telefonica; per via postale e  per via telematica.

Durante la conduzione della medesima, il ricercatore dopo aver riflettuto sulla sua capacità d’ascolto degli altri e sulla consapevolezza di possedere le differenti tecniche apposite, dovrà tener presente dei criteri generali utili per svolgere l’intervista.

Tali criteri sono : – mettere l’intervistato a proprio agio durante l’intervista predisponendo un luogo tranquillo, sereno, non disturbato da elementi esterni e utilizzando un tono pacato e non aggressivo nel formulare le domande; - saper ascoltare l’intervistato con interesse ispirandogli fiducia e disponibilità; -    riuscire a far esprimere all’intervistato tutto ciò che pensa senza inibizioni, supportando il silenzio e le pause con elementi comunicativi non verbali positivi e non giudicanti; - stimolare il discorso con contraddizioni argomentate (in modo da invogliare l’intervistato a sostenere il parere da lui esposto), con intervento eco (in cui si ripete a uno a uno gli enunciati dell’intervistato inducendolo così a spiegare meglio ciò che ha detto), con complementazione ( in cui l’intervistatore aggiunge elementi a quanto detto l’intervistato sotto forma di sintesi, deduzioni e inferenze logiche); - assumere un atteggiamento non moralistico o legalistico (anche quando l’intervistato dichiara comportamenti immorali e illegali); - cercare di immedesimarsi nell’intervistato assumendo un atteggiamento empatico comprendendo le azioni e i comportamenti adottati da lui; - far sapere in anticipo come saranno utilizzate le informazioni fornite dall’intervistato; - non assumere un atteggiamento  di curiosità morbosa cercando di non estorcere informazioni ad ogni costo;- indirizzare il discorso dell’intervistato verso le aree particolarmente interessanti o non ancora approfondite.

Il fare ricerca sociale è un lavoro che, qualsiasi approccio o strumento si utilizzi, richiede esperienza sul campo. Ogni situazione di ricerca su cui si attua qualsiasi tipo d’intervista è unica e le strategie di studio del caso e le tecniche che sono utilizzate saranno singolari e rappresentate da numerose caratteristiche proprie. In questo modo non si potrà avere studi di ricerche con medesime peculiarità. Qualsiasi tipo di ricerca è composto da numerosi fattori che lo contraddistinguono dagli altri tipi di ricerca, come ad esempio l’ambito in cui si svolge la ricerca, la composizione dell’equipe di studio, possibile ente committente, fattori temporali, ecc.. Ogni oggetto di ricerca rivela degli elementi di complessità non prevedibili all’inizio, ma che devono essere affrontate man mano che si presentano e determinano un’eventuale modificazione del piano di studio prefissato.

 

Le interviste individuali sono classificate in vari modi in base alla traccia dell’intervista, cioè la griglia operativa composta dall’elenco delle domande e degli argomenti che s’intendono osservare.

Si possono individuare tre macro distinzioni che fanno capo a : direttività, standardizzazione, strutturazione-non strutturazione.

Secondo la direttività si distinguono domande aperte e chiuse. Le prime non prevedono alternative di risposte da scegliere in una traccia, ma danno la libertà all’intervistato di rispondere come si crede; le seconde forniscono un ventaglio di possibili risposte prefissate da far scegliere al rispondente.

La direttività è la possibilità del ricercatore di stabilire i contenuti dell’intervista influenzano la libertà o meno dell’intervistato a rispondere alle domande. Si ha perciò la dicotomia risposte date- non date.

Facendo riferimento alla  standardizzazione si individua la possibilità di proporre o no le stesse domande nel medesimo ordine a tutti gli intervistati. Così facendo si considera la conformità degli stimoli offerti riguardante sia la loro forma e sia l’ordine degli stimoli offerti. Si ha così la dicotomia domande fisse date a tutti – non fisse modificate per ogni intervistato.

In base  alla strutturazione si fa riferimento alla traccia dell’intervista individuando diversi gradi di struttura:

-          intervista libera o non direttiva, in cui il ricercatore prefissa per l’intervistatore il tema, le linee guide ma non le domande ; 

-          intervista semi-strutturata, in cui il ricercatore prefissa il tema, le linee guide e le domande da porre adattabili alla situazione particolare dell’intervistato;

-          intervista strutturata, in cui il ricercatore fissa le domande in modo preciso e l’intervistatore non può modificarle;

-          intervista completamente strutturata, in cui le domande spesso chiuse sono formulate attraverso un questionario.

La direttività, la standardizzazione e la strutturazione  sono tre caratteristiche sempre presenti in ogni tipo di ricerca sociale e su di esse è possibile costruire una tipologia delle interviste. Inoltre, le due dicotomie “risposte date-non date” e “domande fisse- non fisse” possono ritrovarsi in alcuni tipi di interviste che prevedono gradi di direttività e di standardizzazione diversi.

 

Si possono individuare nella ricerca sociale tre tipi d’intervista: 1) il questionario; 2) l’ intervista semi-strutturata e l’intervista biografica. Queste tre etichette sono particolarmente diverse al loro interno,  presentano caratteristiche proprie e ognuno di loro rimanda a differenti tecniche apposite per la conduzione della ricerca. Si possono quindi individuare diverse prassi, strategie di ricerca e denominazioni delle tipologie sopra elencati.

 

 Il  questionario  è una tra le possibili tecniche di rilevazione dei dati più utilizzate nelle scienze umane.

Esso garantisce il minor grado di ambiguità possibile in quanto l’intervistato è sottoposto a una lista di domande prefissate che possono essere aperte o chiuse.

Nella somministrazione delle domande aperte si mira a indagare sulla comprensione di un fenomeno su cui si deve rilevare un’informazione.

Nella maggior parte dei casi questo tipo d’intervista è costruita con domande chiuse che si possono differenziare tra domande di scelta (consentono al rispondente di scegliere tra due o più alternative); domande filtro (consentono di rispondere a domande che inviano a sezioni particolari  del questionario) e domande condizionate (che devono essere risposte da intervistati con certi tipi di caratteristiche);  domande di ordinamento e di confronto (richiedono al rispondente di esprimere giudizi di ordinamento tra gruppi di stimoli o di giudizi di preferenza); domande di grado di accordo (richiedono al rispondente di dare un suo grado di accordo nelle seguenti domande) domande di posizionamento (richiedono al rispondente di porsi su estremi semanticamente definiti nelle domande); domande di appercezione semantica (domande basate su variabili testuali come storie e vignette).

Alcune domande che richiedono la scelta di risposte multiple possono avere una “ domanda parzialmente chiusa”, in cui è presente la modalità “altro (specificare)” che permette al ricercatore di garantire la completezza dell’elenco di possibili risposte pre codificate. In questo modo il suggerimento del rispondente sarà un valido supporto al lavoro di ricerca dell’intervistatore.

Tali domande seguono uno stabilito ordine fisso stabilito dal ricercatore su un dato argomento su cui compiere una rilevazione nel campo di ricerca. L’ordine delle domande permette di suddividere la ricerca in sezioni, garantendo così la numerazione di ciascuna domanda nelle diverse parti.

I concetti rilevati dal questionario diventano codici caricabili in una matrice dati e trattati con opportune tecniche statistiche. La matrice dei dati è una tabella rettangolare composta di tante righe quanti sono i referenti sotto esame e tante colonne quanti sono i fattori presi in considerazione per ciascun referente.

Ogni riga rappresenta un caso e ogni colonna corrisponde a una variabile. Per questo che la matrice è detta matrice dei casi variabili; essa sarà poi caricata su un foglio elettronico o data base e utilizzata per condurre un’inchiesta detta survey. La suddetta inchiesta è lo strumento del questionario con cui si cerca di raggiungere una rappresentatività di tipo statistica con la possibilità di generazione dei dati raccolti all’intera popolazione di riferimento pur avendone intervistata solo una parte.

Tutti i soggetti sottoposti al questionario entreranno a far parte del campione divenendo così unità statistiche e ad essi sarà sottoposta la stessa tipologia di domande con le medesime possibilità di risposta.

Dato che la maggior parte delle domande è a ventaglio di risposte prefissate, i gradi di direttività, standardizzazione e strutturazione sono molto elevati.

Si può parlare di alta direttività in quanto all’intervistato è chiesto di scegliere soltanto tra le possibilità di risposta che sono dettate dal ricercatore e non altre che non sono presenti nell’elenco.

La strutturazione ha un elevato grado perché la traccia è molto articolata e gli argomenti sono tutti esplicitati.

Infine, anche la standardizzazione è ad alto livello poiché  a tutti i soggetti del campione vengono presentate le stesse domande, con le stesse  possibili scelte di risposte e lo stesso ordine di presentazione dei quesiti.

Un elemento fondamentale  nella formulazione delle domande è la loro comprensibilità. Infatti, soltanto se i questionari sono formulati in modo corretto, non ambiguo e comprensibile per l’intervistato, possono assumere valore di validità nella rilevazione. Per garantire una formulazione giusta nelle domande è necessario formularle in maniera chiara, breve e focalizzando l’argomento senza tergiversare su eventuali questioni aggiuntive. E’ inoltre necessario l’utilizzo di un linguaggio adeguato, con una struttura grammaticale corretta e semplice. Non si dovranno formulare domande doppie o ripetitive,  ma con risposte multiple diverse, aggirare le domande imbarazzanti ed evitare domande tendenziose.

Il ricercatore deve saper costruire un’intervista tenendo conto di tutti questi elementi importanti, ma senza tralasciare la cura del posizionamento delle domande da porre all’intervistato. Quest’ultima condizione permette di controllare la coerenza e la stabilità delle risposte date.

 

Un altro tipo d’intervista è l’intervista semi strutturata che prevede un insieme fisso e ordinato di domande aperte. Gli intervistati sono sottoposti a una serie di domande uguali per tutti nel tipo e nell’ordine in cui sono proposte. La peculiarità  è che ogni intervistato potrà rispondere come meglio crede senza essere aiutato o influenzato dalle linee guide del ricercatore che propone risposte già predefinite.

Nell’intervista semi strutturata rientrano tutte quelle interviste che prevedono nella traccia tipologie di domande formulate per scopi conoscitivi.

All’interno dell’atto d’interrogazione, ci possono essere da parte del ricercatore numerosi interventi aggiuntivi volti a ottenere una migliore comprensione del tema trattato e a un approfondimento ulteriore della risposta fornita.

L’utilità di un’intervista di tale tipo è di raccogliere informazioni e testimonianze il più possibile autentiche ed attendibili. In ogni caso la veridicità di ciò che l’intervistato dirà sarà provata e comparata dal ricercatore stesso prima di ritenerla come dato oggettivo utile per lo studio del suo caso. Compare, quindi, una prospettiva inquisitiva da parte dell’intervistatore che ha lo scopo, nella sua ricerca, di raccogliere informazioni tendenzialmente sospette e su cui deve indagare prima di ritenerle veritiere.

Il dialogo tra intervistatore e intervistato è improntato sulla fiducia e sulle esperienze vissute da essi che gli permettono di ottenere risposte ai quesiti presenti nell’intervista.

In base alle caratteristiche di questo tipo d’intervista, essa rientra nell’ambito della ricerca non standard, pur tenendo presente che vi è una traccia fissa di domande per tutti gli intervistati.

In tale traccia sono presenti tutti gli argomenti scelti dal ricercatore in maniera precisa, ma al rispondente è lasciata la libertà di aggiungere elementi ulteriori che personalizzano le proprie risposte rendendole uniche. In questo modo il livello di direttività è medio.

La standardizzazione è anch’essa media in quanto agli intervistati saranno proposte le medesime domande, ma in maniera flessibile in base alle risposte da loro date. Il livello risulta medio perché l’intervistato dirige l’intervista insieme a chi lo interroga.

Per ciò che riguarda la strutturazione essa è di livello medio poiché nella traccia non viene precisata l’articolazione interna degli argomenti. Quindi, diversamente dal questionario, in questo tipo d’intervista ci si limita a prefissare le domande e non le risposte.

Lo scopo dell’intervista semi strutturata non mira alla scoperta dei “mondi” raccontati dagli intervistati, poiché questo è l’obiettivo che si prefissa un altro tipo d’intervista, quella biografica.

 

L’intervista biografica  è un tipo d’intervista che, attraverso un lavoro di profondità, cerca di ricostruire gli aspetti della storia e della vita del soggetto.

Durante la conduzione di questo tipo di ricerca si garantisce un’interazione tra l’intervistato e l’intervistatore e si pone al centro dello studio il vissuto personale del soggetto da analizzare.

In questo tipo d’intervista si tiene conto del contesto ambientale culturale e sociale del soggetto e gli eventi raccontati sono differenziati in base alla dimensione temporale in cui sono accaduti.

Nella ricerca sociale questa tipologia d’intervista è nominata con numerose locuzioni, esse sono : intervista in profondità, intervista motivazionale, intervista focalizzata, intervista ermeneutica, intervista non standard, intervista non strutturata, intervista non direttiva, intervista libera, intervista biografica, intervista narrativa, racconto di vita, storia di vita. Tutte queste tipologie all’interno hanno delle semistrutture che possono sembrare differenti ma che in realtà non lo sono. Per tanto possono venir liberamente trattate quasi come sinonimi.

Un’intervista diventa biografica quando si svolge all’interno di una situazione sociale particolare, detta situazione d’intervista intesa come atto di ricerca. Durante l’atto di ricerca sia la direttività e sia la standardizzazione sono a un basso livello.

La standardizzazione è a un livello così minimo perché ciascun’intervista ha un suo andamento peculiare e non si ha mai il caso di due conduzioni identiche.

Nell’intervista biografica si afferma l’autonomia dell’intervistato nell’affermare le proprie considerazioni. Si dà, perciò, grande importanza allo statuto della parola su chi si attua l’intervista e si denota il carattere autonomo e integrato di fare indagine sociale.

Le peculiarità di tale intervista sono l’apertura, la flessibilità, la presenza di un modo di ragionare induttivo e la capacità di imparare dai racconti di vita dell’intervistato.

Nell’intervista biografica vi è una formalizzazione da dover tenere conto costituita da regole e procedure, le quali determinano una formazione teorica specifica.

Questa formazione deve essere affiancata dall’esperienza guidata fornita da chi ha già esperienza sul campo di ricerca biografica. Questo rappresenta il training che ogni ricercatore deve condurre e che non trova mai fine poiché non si smette mai di apprendere e ogni conoscenza nuova può essere utilizzata per migliorarsi nelle metodologie da applicare a nuovi casi. Si parla perciò di training permanente che garantisce una continua formazione del ricercatore.

E’ di fondamentale importanza la disposizione personale del ricercatore nel momento in cui raccoglie i racconti. Tale assetto, che l’intervistatore utilizza nelle sue strategie, rappresenta una specifica qualità personale utile per facilitare e ampliare la produzione di materiale di ricerca ricco di valore analitico ed interpretativo.

Per tale motivo, qualunque ricercatore che voglia compiere un’intervista biografica dovrà saper instaurare un dialogo pieno all’interno di una situazione di ascolto con chi intende intervistare, rendendo così, la ricerca il più possibile ricca d’informazioni.

E’ possibile suddividere l’intervista biografica in due sotto schemi: il racconto di vita e la storia di vita.

Queste due tipologie sono molto simili tra di loro, ma si differenziano riguardo al grado di direttività. Infatti, questa proprietà è esplicata in maniera diversa in base alla forma con cui si fornisce la “domanda inaugurale” nelle interviste.

Il racconto di vita inizia da una traccia ad alto livello di strutturazione che non influenza le caratteristiche legate alla conduzione della ricerca. La suddetta traccia è indicativa, poiché ha la funzione di promemoria per il ricercatore che mediante l’ascolto cerca di ritrovare elementi utili alla sua ricerca.

Altre caratteristiche dello schema del racconto di vita sono atteggiamenti di flessibilità e di apertura, perché l’intervista biografica mira ad analizzare il vissuto del soggetto sotto esame.

Sarà sempre necessario modificare, correggere e riscrivere la traccia in base al cambiamento del fenomeno da analizzare. Questo lavoro di rivisitazione della traccia fa si che la standardizzazione sia a un livello minimo, perché ogni intervista avendo proprie caratteristiche non potrà mai essere identica ad altre e per tanto anche le tecniche e le strategie utilizzate per la ricerca  avranno un aspetto peculiare.

La direttività del racconto di vita sarà più elevata rispetto a quella della storia di vita perché tra intervistato e intervistatore s’instaura una forma di filtro che orienta il colloquio e su cui si cercherà di soddisfare le attese del ricercatore.

La storia di vita è un insieme organizzato in forma cronologica- narrativa di eventi, di esperienze e di strategie riguardanti la vita di un soggetto da lui trasmesse in maniera spontanea a una terza persona direttamente o indirettamente. Tutte queste informazioni possono venire raccolte in maniera libera o pilotata o in modo esclusivo o integrato da diverse fonti.

Lo scopo di condurre una raccolta tramite la tipologia storia di vita è di capire quali sono state le motivazioni, i sentimenti e i vissuti dei soggetti presi sotto esame che hanno determinato il loro agire in certi contesti. Così facendo si studiano le causanti per cui un fenomeno è accaduto nel vissuto di un soggetto.

Nella storia di vita si ha l’invito da parte del ricercatore di parlare di sé, della propria vita, attraverso l’ipotetica consegna iniziale: “Mi racconti la sua vita iniziando pure da dove vuole.” In questo modo si ha una traccia ben strutturata sull’oggetto di ricerca, ma essa servirà solo da guida esterna senza influenzare troppo la conduzione.

L’intervistato non si deve sentire messo a disagio durante l’esposizione degli eventi e tanto meno sentirsi criticato o giudicato  dall’intervistatore, il quale non deve manifestare il suo disappunto  su quanto, sente né  attraverso il linguaggio verbale né con quello non verbale. Se questo dovesse accadere, la persona oggetto di studio non racconterebbe molto del suo vissuto personale adottando un atteggiamento chiuso e riservato, per niente utile al tipo di ricerca.

Per tale motivo è necessario mettere a proprio agio l’intervistato e far si che tra lui e il ricercatore si possa instaurare un buon feeling.

 

 

 

Qualunque sia la tipologia d’intervista utilizzata per condurre una ricerca sociale, è bene tenere conto che  l’intento comune è quello di fornire una guida capace di esplicitare problemi, fenomeni sociali e opinioni divergenti. Così facendo si osserva un lavoro complesso, necessario di una buona organizzazione e di un utilizzo variegato di tecniche utilizzate dall’intervistatore.

 

 

 

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Edurete.org Roberto Trinchero