Le strategie didattiche di Davide Antonetti

La Lezione Frontale

LA LEZIONE FRONTALE [I1] [I2] [I3].

Viene intesa come la componente fondamentale della didattica tradizionale [I1] [I2] [E1] [F1] [S1], in cui l’insegnante è in un certo senso “solo”di fronte alla classe e la trasmissione del contenuto didattico è tutta affidata alle sue conoscenze e alla sua capacità di farsi comprendere e di suscitare interesse. La LF è caratterizzata dalla verticalità della comunicazione (ossia da un solo emittente a più destinatari), dalla passività dei destinatari; dall’eccessiva dipendenza della lezione dalle competenze e dalla capacità comunicativa e didattica dell’insegnante; dal modello didattico basato sull’idea dell’insegnamento come “trasferimento della conoscenza” dall’insegnante agli allievi; dalla difficoltà nel differenziare il contributo didattico; dalla tendenza a privilegiare la comunicazione verbale rispetto agli altri codici comunicativi; forte uniformità della comunicazione didattica [I1] [E1] [F1] [S1]; peso eccessivo del “gruppo classe” rispetto ad altre possibili aggregazioni. Anche in questa strategia didattica son presenti limiti e vantaggi. Tra quest’ultimi riconosciamo un’elevata efficienza, potendo trattare di molte tematiche in tempi brevi; soddisfa le aspettative didattiche degli allievi abituati a schemi didattici tradizionali; è adatta alla trasmissione delle conoscenze di base di una data materia; di facile programmazione, progettazione e gestione da parte del docente. Tra i limiti invece si trovano l’affaticamento derivante dall’attività di ascolto, la debole memorizzazione di quanto esposto, l’apprendimento passivo basato su modelli, chiusi e predefiniti (in genere quelli del docente) senza utilizzare le risorse dei singoli allievi, la mancanza di feedback dall’uditorio al docente per monitorare l’apprendimento.In effetti, sembra che nella LF, l’attenzione del docente sia più rivolta allo svolgimento del programma che alla produzione di quest’ultimi. Per far fronte a questo limite fondamentale, sarebbe bastato che l’attenzione del docente si rivolgesse soprattutto ai processi apprenditivi dei singoli alunni, e utilizzasse la lezione per offrire i segni che consentano agli alunni di comprendere ed apprendere. Ma questi segni non sono personalizzati, e non rispettano i ritmi di apprendimento dei singoli alunni, lasciando poco spazio alla loro creatività e alla possibilità di offrire occasioni per stabilire interazioni sociali. Quando l’utilizzo della LF è obbligato, diventa importante la modalità con cui si realizza. Strumento didattico, passivizzante e orientato agli aspetti più razionali dell’insegnamento. I concetti correlati più significativi in merito a questa strategia didattica, riguardano la “DIDATTICA PER CONCETTI” [I1] [I2] e l’apporto ad essa fornita dai NUOVI MEDIA [I1]. Nel primo caso, la situazione si complica quando si verte sulla comprensione dei concetti stessi, in quanto essi non possono essere insegnati e tradotti in segni, non possono essere rappresentati con simboli e immagini. Il docente può soltanto aiutare gli allievi a costruirsi i concetti nella sua mente, perché diversamente non li hanno. Circa l’apporto dei nuovi media invece, occorre guardarsi dall’idea che essi forniscano in modo automatico un rimedio universale ai mali della LF. D’altra parte, la portata delle nuove tecnologie [I1] [E1] [F1] [S1] è tale da proporre un vero e proprio salto di qualità dell’insegnamento, a tutto vantaggio di una didattica più completa ed efficace. I nuovi media costituiscono un'occasione per costruire un ambiente didattico aperto a forme di comunicazione e a codici diversi dalla pura comunicazione verbale. Le nuove tecnologie non riducono né il lavoro dell’insegnante, né quello dello studente, ma non è neanche vero che rendano necessariamente più complesso e faticoso il lavoro di preparazione di una lezione. Esempio pratico di LF:[I1]

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Edurete.org Roberto Trinchero