Traumatologia e riabilitazione. Le cervicalgie di Teresa Beltramone

-Cervicalgie di origine muscolare-

Le cervico – cefalgie [I1] [E1] [S1] [S2] [S3] sono spesso dovute ad alterazioni della muscolatura del collo. [F1] [E1] [S1] [S2]

La tensione cervicale e la cefalea da tensione [I1] [I2] [I3] [F1] [F2] [F3] [S1] sono quasi sempre la conseguenza di un impegno eccessivamente prolungato, anche contrattuale, di questi muscoli.

La tensione muscolare può indurre dolore attraverso vari meccanismi.

Innanzitutto il dolore può dipendere da abnormi sollecitazioni a livello delle sedi perioste di inserzioni muscolare.

La maggior parte dei muscoli del collo, non termina con veri tendini, bensì con formazioni miofasciali che si fondono con il periostio.

Se questo viene sottoposto a una trazione eccessiva, come accade per esempio in stati di tensione emotiva e nello sforzo di mantenere a lungo una postura corretta , l’area d’inserzione può divenire sede di dolore.

Anche una contrazione muscolare improvvisa e violenta può determinare lo stesso effetto.

In sostanza questa struttura algosensibile reagisce con il dolore in loco sia alla trazione cronica che a quella acuta.

Dolore localizzato può produrre anche nel ventre di uno o più muscoli come conseguenza di contrazioni violente o protratte.

Durante la contrazione la pressione endomuscolare [E1] aumenta, con costrizione dei vasi sanguigni ed arresto della circolazione interna.

In un muscolo attivo infatti aumenta notevolmente il fabbisogno di ossigeno e si accumulano prodotti intermedi del catabolismo energetico. [I1] [F1] [E1] [E2] [S1]

Sembra paradossale che il lavoro muscolare arresti il flusso sanguigno nel muscolo proprio quando esso ha più bisogno di ossigeno e di un circolo refluo che allontani rapidamente i cataboliti tossici in esso accumulatisi.

In condizioni fisiologiche ogni periodo di lavoro è seguito da una fase di rilasciamento durante la quale il sangue torna a fluire nei capillari, apportando nuovo ossigeno e rimuovendo le scorie.

La sequenza contrazione rilasciamento consente l’esplicarsi dell’attività muscolare in assenza di dolore e di precoci segni di fatica.

È il protrarsi della contrazione muscolare entro i limiti fisiologici che sconvolge questo piano.

Il lavoro prosegue con una circolazione interna molto ridotta e pertanto un’ossigenazione inadeguata e una insufficiente rimozione delle scorie.

La più immediata conseguenza di tale scompenso è il dolore; questo è dovuto sia al deficit di ossigeno, sia all’azione di metabolici irritanti, all’accumulo di acido lattico [I1] [I2] [F1] [E1] [S1] [S2] [S3] alla ridotta concentrazione intracellulare del potassio.

Tutte queste modificazioni concorrono all’instaurarsi di un processo infiammatorio sia all’interno del muscolo sia a carico dei tessuti contigui.

La tensione muscolare che da il via a questo stato di cose può essere di varia origine, ma per lo più imputabile a stress emotivo da paura o ansia oppure a uno scorretto assetto del collo di natura posturale od occupazionale.

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