Traumatologia e Riabilitazione. Ginocchio: disfunzioni e riabilitazione di Marco Borlengo (bbuzzy@tiscali.it), Maurizio Lupi (maurizio.lupi@email.it)

  I legamenti (2/2)



Durante una fase preoperatoria, [E1] [E2] [F2] [F3] che dovrebbe durare circa 1-2 mesi ma che spesso si riduce a meno di un mese se non addirittura viene saltata perché sottovalutata dal paziente, lo scopo primario da ricercare è

  • il potenziamento, l'ipertrofia del quadricipite.

Il muscolo, dopo un'operazione al crociato anteriore, è soggetto a una lunga inattività; questa ipocinesi che si protrae per circa tre mesi, nei quali non è possibile compiere lavori a catena aperta, i più significativi per il quadricipite, porta a un decadimento del muscolo, calcolato in media del 3% di perdita di forza al giorno. I lavori in catena aperta (es. leg extension) non possono essere eseguiti perché provocano una traslazione della tibia che simila un cassetto anteriore, e creerebbe delle lassità sul neolegamento. Quindi il potenziamento che si cerca prima dell'operazione è finalizzato all'aumento della massa muscolare per alzare il valore di partenza dal quale il muscolo, dopo l'operazione, inizia la fase calante dovuta all'ipocinesi postoperatoria.
In previsione di una terapia cruenta, questa è la cosa più importante da seguire, mentre un aspetto che si può tralasciare è quello propriocettivo. In un soggetto che subisce un operazione di questo genere, l'organismo vede trasformato completamente l'apparato propriocettivo dopo l'intervento. Necessita quindi di una ritaratura completa di tutti gli stimoli che provengono dalla neoarticolazione. Questo spiega l'inutilità di una terapia stimolante la propriocezione che venga eseguita prima dell'intervento.

Se, invece, si volesse puntare su una strategia di tipo conservativo, quindi evitare una terapia cruenta, gli obiettivi da raggiungere sarebbero diversi:

  • sviluppare le capacità neuromuscolari propriocettive [I1]
    del soggetto

(questo perché si ha l'intenzione di non operate l'articolazione, quindi si cerca una migliore sensibilità e una ritaratura che sia adatta alle caratteristiche presenti nell'articolazione)

  • modificare il rapporto di forza tra flessori ed estensori della gamba sulla coscia

in presenza di una rottura del legamento crociato anteriore l'articolazione presenta una instabilità strutturale che causa una traslazione eccessiva (cassetto anteriore). Questa instabilità può essere limitata in ambito funzionale (non anatomico) da uno sviluppo maggiore dei flessori rispetto agli estensori, che con la loro azione tendono a forzare il ginocchio in un movimento a cassetto.
L'estrema utilità di una preparazione all'intervento è dimostrata dal veloce recupero funzionale dell'arto operato. Tanto che un soggetto che ha subito lo stesso intervento ma con caratteristiche atletiche e fisiche superiori rispetto al caso portato (uno sportivo di età inferiore rispetto a un uomo più sedentario di mezza età), presenta una netta differenza in negativo nella capacità di recupero.


Nella fase postoperatoria [I1] [I2] [E1] [E2] [F2] [F3] l'obiettivo finale è consegnare, dopo 3-4 mesi, il paziente a una palestra per un potenziamento seguito di altri 2 mesi, sempre che sia stato riscontrato, dopo un test di forza isocinetico, un recupero di almeno l'80% rispetto l'arto sano.


Mese 1°

Durante tutto il primo mese l'attenzione viene puntata particolarmente verso il recupero della mobilità articolare (Range Of Motion)


Per la prima seduta si propone solamente una elettrostimolazione ad arto esteso del quadricipite, o in soggetti più prestanti associata a una stimolazione dei flessori simultaneamente.
Dalla seconda seduta si inizia un lavoro di resistenza elastica con la flesso-estensione della caviglia a ginocchio esteso.
Lavorando in questa modo sul tricipite surale si favorisce il ritorno venoso e la circolazione sanguigna dell'arto leso, compromessa dall'operazione (nota: a causa dell'intervento al legamento crociato anteriore e particolarmente del laccio emostatico, il rischio di flebiti postoperatorie è calcolato intorno al 40%; le terapie farmacologiche postoperatorie che fanno uso di eparina a basso peso molecolare abbassano il rischio fino al 30%; quindi 3 casi su 10 incorrono in una flebite, percentuale molto alta considerando la normalità dell'intervento. Dati avuti dal reparto di chirurgia vascolare dell'Ospedale Mauriziano).
Agendo anche sul tibiale anteriore si ricostruisce una coppia motoria importantissima per la deambulazione.
Un altro importante vantaggio dell'esercizio si ha con il lavoro associato al quadricipite perché facilita il reclutamento attivo delle fibre muscolari di quest'ultimo.
Dopo la terza settimana si possono compiere dei lavori isometrici in catena chiusa, tipo la pressa.


Mese 2°

A partire dal secondo mese si procede con:

  • delle elettrostimolazioni applicate a un lavoro isometrico in catena chiusa
  • lavori isotonici su glutei, adduttori, fascia lata e flessori
  • lavoro isotonico dinamico alla pressa isocinetica

Dalla sesta settimana, se il caso non presenta delle anomalie, si introducono degli esercizi propriocettivi; prima in appoggio bipodalico e, verso la fine del 2° mese, in appoggio monopodalico.
Dopo le sei settimane si può già iniziare a lavorare in corsa su tapis roulant, mentre per la corsa outdoor è meglio aspettare i tre mesi dall'operazione.


Mese 3°

Al terzo mese si lavora sugli aspetti di forza e resistenza muscolare, perciò si propone all'assistito un test isocinetico.
Dai dati raccolti dal test si possono ricavare informazioni riguardo le carenze muscolari del soggetto. Analizzando le velocità angolari e paragonando l'arto sano a quello malato si può stabilire su quale aspetto della forza lavorare.

MedioBasse 100 °/s 80% (rapporto malato/sano)
Medie 200 °/s 60%
MedioAlte 300 °/s 80%

Su basse velocità angolari basse si evidenzia la forza pura del muscolo; questo aspetto è strettamente legato al dolore che il paziente prova per l'operazione subita; per questo un intervento che vada a prelevare porzioni di tendine rotuleo, intimamente collegato al quadricipite, è più lungo da recuperare e più doloroso per il soggetto il recupero.
Su velocità angolari medie si evidenzia la resistenza del muscolo.
Su velocità angolari alte viene evidenziata la forza esplosiva. Questo aspetto è il più difficile da allenare, in quanto è il più traumatizzante a livello muscolare e tendineo già in un soggetto sano, ancorpiù in un soggetto operato; per questo aspetto la forza esplosiva verrà allenata solamente più avanti, a guarigione completa del aziente.

Dal terzo mese, come già detto, si può iniziare la pratica di corsa che non sia su tapis roulant. Prima è consigliabile però una fase di allenamento in bicicletta, anche forzando: un esercizio di pedalata variabile, con accelerazioni e decelerazioni, ha i vantaggi che si hanno durante la corsa (molte flesso-estensioni con cambi di ritmo, velocità angolari elevate) ma senza il trauma dell'appoggio continuo del piede a terra.
Due esercizi da evitare sono lo spinning, nel quale non c'è controllo del movimento e ci possono essere sollecitazioni pericolose per l'articolazione, e gli esercizi alla macchina per lo step, in quanto lavora in modo isometrico sul gastrocnemio, portando delle modificazioni che compromettono il sistema vascolare già danneggiato.


Mese 4°

Dal quarto mese si possono compiere liberamente esercizi in catena aperta, quali la leg extension, la macchina isocinetica in catena aperta, e alla fine del mese il soggetto dovrebbe aver ritrovato una funzionalità tale da permettergli un ritorno graduale all'attività sportiva praticata in precedenza (o alla vita di tutti i giorni).



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Edurete.org Roberto Trinchero