Traumatologia e Riabilitazione. Ginocchio: disfunzioni e riabilitazione di Marco Borlengo (bbuzzy@tiscali.it), Maurizio Lupi (maurizio.lupi@email.it)

  Artrosi


Artrosi al ginocchio

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L'artrosi è un processo degenerativo delle superfici articolari che riconosce vari fattori causali costituzionali, ereditari e metabolici, ma soprattutto fattori meccanici. Importanti sollecitazioni funzionali in carico ripetute nel tempo e la tendenza al sovrappeso aumentano le pressioni di carico sulle cartilagini articolari e sui menischi. Displasie o vizi della morfologia e della statica dei segmenti scheletrici, come ad esempio in un ginocchio varo o valgo, possono concentrare tali pressioni in un area di cartilagine ialina ridotta rispetto alla superficie totale. Ne deriva una sofferenza della cartilagine che andrà incontro ad una maggiore imbibizione di acqua perdendo in compattezza, quindi potranno crearsi microfissurazioni e via via erosioni della stessa ialina. Anche l'osso subcondrale, cioè quello che si trova al di sotto dello strato cartilagineo, risente dell'alterata trasduzione del carico e della maggiore esposizione e come reazione diventa più duro, più sclerotico e produce delle espansioni oltre i margini morfologici dell'osso stesso dette osteofiti.
Sul piano dei sintomi avremo dolore soprattutto in carico protratto che renderà sempre più difficile camminare e articolazioni che tenderanno a gonfiarsi a testimonianza del processo infiammatorio in atto.

Secondo la legge fisica del parallelogramma, la forza applicata dalla rotula sul femore sarà minima in estensione aumentando progressivamente con i gradi di flessione del ginocchio. Inoltre l'articolazione tra tibia e femore risentirà dei microtraumi provocati dal sovrappeso ad ogni impatto dell'arto inferiore al suolo.
Abbiamo quindi individuato due linee guida da tenere presenti nell'allenamento di questo soggetto: lavorare con pochi gradi in flessione del ginocchio e non farlo correre o saltare finché rimane sovrappeso, tanto meno caricandogli addosso ulteriori pesi in stazione eretta.


Gli obbiettivi
[I2] [E1] [E2] [F5] realizzabili in palestra volgono in due direzioni:

  • garantire un buon tono-trofismo della muscolatura quadricipitale che era stato perduto per il deficit funzionale determinato dal dolore o in seguito dall'intervento. Ciò aumenterà la stabilità articolare attiva di prevenzione soprattutto contro i microtraumi da carico.
  • un lavoro aerobico oer far calare il peso corporeo, condizione primaria ci prevenzione e di rallentamento di un processo degenerativo articolare ormai in atto.

Appena dopo l'intervento si procede ad una rieducazione funzionale che prevede il recupero della mobilità [I1] e contrazioni isometriche ed isotoniche del quadricipite per non avere ulteriori cali di tono-trofismo muscolare. In una fase precoce possono anche essere prese in considerazione delle elettrostimolazioni. Terminata l'immediata fase postoperatoria si potrà gradualmente incominciare l'allenamento in palestra.


Esercizi consigliati
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Quando si parla di lavorare con il quadricipite si pensa al leg extensor che offre anche il vantaggio dello scarico femoro-tibiale.
Però la posizione di riposo del leg extensor, quella ad energia potenziale minima con la gamba a penzoloni, vede il ginocchio in flessione a novanta gradi e oltre. Se in un soggetto sportivo, più coordinato e magari più giovane potremmo cercare di limitare il movimento ai primi gradi di flessione con pesi bassi, una esecuzione corretta e non controproducente sarebbe più difficile da impostare in un soggetto non atletico, andando incontro ad un sovraccarico femoro-rotuleo.
Abbiamo però a disposizione un accorgimento banale che, utilizzando una "macchina" comunissima, ci consentirà di centrare entrambi gli obbiettivi di calo ponderale e allenamento muscolare: la cyclette da fare con sellino alto.
In questo modo eserciteremo il quadricipite pedalando e allo stesso tempo concederemo poco angolo in flessione al ginocchio. Inoltre con la semplice cyclette salvaguarderemo l'articolazione femoro-tibiale dai microtraumi da impatto al suolo che si ripetono ad ogni passo di corsa, ad ogni atterraggio dopo un salto e anche durante la normale deambulazione.


Esercizi sconsigliati
Tutti gli esercizi di contrazione del quadricipite e quindi di estensione del ginocchio che prevedano fasi con grandi angoli in flessione, come le presse e tanto meno lo squat se non corretti e seguiti dall'istruttore.
Anche modalità di allenamento aerobico per il calo ponderale che prevedano corsa e salti e che apparentemente sembrano innocue, risultano controindicate per i continui microtraumi da impatto al suolo. La corsa su tapis roulant (o su tappeti erbosi e superfici morbide) beneficia di una certo grado di elasticità e ammortizzamento dell'appoggio ma la cyclette in questo caso rimane preferibile.


Non ci siamo prefissi di risolvere processi degenerativi ormai instauratisi e quindi non dovremo aspettarci miracoli dal punto di vista della sintomatologia dolorosa che probabilmente verrà momentaneamente alleviala ma permarrà.



   6/8   

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Edurete.org Roberto Trinchero