Ecosistemi e Biodiversità di Anna Maria Filippi (hannasfili@libero.it) Riccardo Perrenchio (ricottanta@tiscali.it)

Ecosistemi terrestri

Gli ecosistemi terrestri sono chiamati biomi di cui fanno parte le piante che formano il grosso della massa vivente di un bioma. Ogni bioma è caratterizzato da un tipo di pianta predominante che vi si accresce. Poiché il clima dominante (specialmente la temperatura e l’umidità) e l’altitudine determinano il tipo di piante che crescono in un’area, i biomi terrestri tendono a seguire le configurazioni generali di questi due fattori. Ad esempio si può osservare come, man mano che cresce l’altitudine, i biomi terrestri passano dalle foreste tropicali, al deserto o prateria, alla foresta caducifoglia, alla foresta di conifere, alla tundra, fino alla massima altitudine che forma la neve e il ghiaccio.

Oltre il 30% della superficie delle terre emerse è coperta da foreste ovvero dense chiazze di alberi. I biologi riconoscono tre tipi di foreste:

- pluviali tropicali che crescono in una larga fascia intorno all’equatore. In queste foreste vi sono più di 100 specie di alberi, 300 specie di orchidee e migliaia di specie di animali, la maggior parte dei quali sono insetti;

- foreste caducifoglie i cui alberi perdono le foglie durante le stagioni sfavorevoli;

- foreste di conifere, dominate da conifere sempreverdi. Queste foreste hanno tipicamente due strati di piante, uno dominato da arbusti e l’altro da felci e muschi. Le foreste di conifere sono formate da distese di molti individui di un piccolo numero di specie.

La tundra è invece il limite della vegetazione arborea ed è una zona in cui gli alberi si diradano e finiscono per scomparire. Segna così il confine tra la foresta di conifere e il bioma della tundra. Il clima che produce la tundra è brutale, infatti la temperatura media nel mese più caldo è inferiore a 10°C . E’ per questo che solo un numero piccolo di piante e animali riesce a sopravvivere a questo clima rigido.

Le praterie fino a poco tempo fa erano composte da graminacee e da altre piante erbacee fittamente addossate. Il loro suolo ricco e le condizioni favorevoli all’accrescimento (e alla vita umana) hanno oggi trasformato gli habitat di prateria in obiettivi primari per l’agricoltura, il pascolo del bestiame e l’urbanizzazione. Infatti la maggior parte delle praterie sono state eliminate a favore dell’agricoltura o danneggiate in conseguenza del sovrappascolo.

La savana, una combinazione di prateria e alberi sparsi o raggruppati, forma un bioma di savana. Le savane tropicali sono presenti in America Meridionale, Africa, Asia sudorientale e Australia e coprono quasi l’8% delle terre emerse. In molte zone temperate si trovano chiazze di savane racchiuse tra praterie e foreste. Le savane sono caratterizzate da precipitazioni piovose stagionali, interrotte periodicamente da una stagione secca. Durante la stagione secca i fusti epigei (sopra la superficie del suolo) delle graminacee e delle altre piante erbacee muoiono, fornendo combustibile per incendi superficiali che si propagano velocemente. Le graminacee e le altre piante erbacee recuperano rapidamente dagli incendi rigermogliando da radici e fusti ipogei (sotto la superficie del suolo). Se vengono uccise, le piante vengono sostituite da plantule che si accrescono velocemente. Poiché gli incendi al suolo si propagano rapidamente attraverso la savana, di solito gli alberi non vengono danneggiati.

Le savane tropicali dell’Africa sostentano grandi popolazioni di erbivori, comprendenti gnu, gazzelle, zebre e giraffe. Come molte praterie, le savane tropicali vengono utilizzate oggi per il pascolo. Il sovrappascolo riduce la copertura erbacea e permette agli alberi di invadere l’area, riducendo il numero di animali che possono abitare le savane soggette a sovrappascolo.

   6/16   

Approfondimenti/commenti:

    Nessuna voce inserita

Inserisci approfondimento/commento

Indice percorso Edita
Edurete.org Roberto Trinchero