Aspetti di civiltà latina nell'opera del poeta Marziale di Cristina Venturino

EPIGRAMMA IX, 10, LA VECCHIA IN CERCA DI MARITO: IL MATRIMONIO

La galleria dei tipi umani proposta da Marziale non comprende solo uomini in cerca di moglie (spesso vecchia e malata, ma facoltosa), ma anche donne in cerca di marito, come la Paola protagonista di questo componimento (il 10° del 9° libro), una vecchia che tenta inutilmente di "sistemarsi" con Prisco, il quale non si lascia certo irretire da una signora ormai avanti negli anni.

Nubere vis Prisco: non miror, Paula; sapisti. / Ducere te non vult Priscus: et ille sapit. Vuoi sposarti con Prisco: non mi meraviglio, Paola, sei assennata. Ma Prisco non vuole sposare te: anche lui è assennato. [F1, ep. 6]

Nubere, "sposarsi": presso i Romani la tradizione voleva che i matrimoni [I1] [E1] [F1] [Es1] fossero "combinati" da accordi fra i genitori degli sposi (almeno fino al I-II sec. d.C.). La cerimonia nuziale costituiva l'avvenimento più atteso e importante della vita familiare e si svolgeva nella casa della sposa, dove si riunivano i parenti e gli invitati. La sposa indossava una tunica candida e aveva il capo coperto da un velo color arancio-fiamma che le scendeva sul viso e, sopra di esso, una corona di mirto e fiori d'arancio. Ella doveva consacrare ad una divinità i giocattoli della propria infanzia; dopodiché veniva offerto un sacrificio augurale agli dei e veniva firmato, in presenza di dieci testimoni, il contratto matrimoniale; infine, gli sposi manifestavano il consenso reciproco con l'unione delle mani destre, in segno di fedeltà. Il rito proseguiva con un festoso banchetto, rallegrato da musiche e canti. Verso sera la sposa era accompagnata alla nuova casa del marito, che l'attendeva sulla soglia, da un allegro corteo di amici, parenti e suonatori di flauto, alla luce delle fiaccole. Il marito sollevava poi la moglie per trasportarla oltre la soglia senza che lei la toccasse con i piedi (ciò sarebbe stato di malaugurio), introducendola così nella casa; le consegnava poi acqua e fuoco, a significare l'autorità della compagna nella nuova casa, e la invitava a mangiare con lui una focaccia di farro. Si teneva poi un secondo banchetto, al termine del quale la sposa veniva accompagnata verso la camera nuziale dalla pronuba (una donna che doveva aver avuto un solo marito), la quale l'aveva assistita anche durante la firma del contratto matrimoniale.

Esercizi

  1. Quali sono le caratteristiche che permettono di definire questo componimento un epigramma?
  2. Com'erano i matrimoni presso i Romani? Liberamente concordati fra gli sposi o decisi dai genitori?
  3. Come si svolgeva la cerimonia nuziale presso i Romani? E nel paese in cui vivi?

   8/15   

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Edurete.org Roberto Trinchero