Le malattie genetiche di Sara Gianola

Le malattie multifattoriali

Molti caratteri normali, come l'altezza, il colore dei capelli e degli occhi, l'intelligenza, il valore della pressione arteriosa e molti altri, pur essendo influenzati in maniera importante dall'eredità, non sono tuttavia riconducibili ai classici schemi della trasmissione mendeliana. Questi caratteri hanno in genere due caratteristiche in comune: quella di essere di tipo continuo, cioè raggruppabili in curve di frequenza di tipo unimodale, e quella di essere influenzati, spesso in misura decisiva, da fattori ambientali. Si ammette pertanto che la loro base ereditaria sia costituita non da singoli geni, ma da un complesso di geni non allelici, distribuiti largamente nel genoma e aventi influenze strutturali diverse, i quali tutti, interagendo con l'ambiente, sia durante lo sviluppo intrauterino che dopo la nascita, contribuiscono a determinare il fenotipo. Questo modello di eredità prende il nome di eredità multifattoriale o poligenica.

In patologia umana l'equivalente di questa situazione è rappresentato da un gruppo di malattie, alcune molto frequenti come il diabete mellito non insulino-dipendente, la gotta, l'ipertensione arteriosa, l'ipercolesterolemia, l'aterosclerosi, l'ipersensibilità atopica, la schizofrenia e varie altre malattie psichiatriche. Di tutte queste malattie l'ereditarietà è dimostrata sia dalla più frequente ricorrenza in certe famiglie, che dalla concordanza maggiore o minore in coppie di gemelli monozigotici, senza che tuttavia sia possibile precisare un modello di segregazione mendeliana. Per molte di queste patologie viene spesso usato il termine di "familiari", uno dei tanti termini che, proprio per la loro indeterminatezza, tanta fortuna hanno avuto in passato nelle scienze mediche. Si noti che molte di queste malattie condividono con i caratteri normali che abbiamo prima esemplificato le due proprietà, di essere più o meno fortemente influenzate nella loro espressione da fattori ambientali, e di presentarsi come caratteri di tipo continuo, esprimibili con curve per lo più di tipo unimodale.

Il modello poligenico per queste malattie sta del resto emergendo in maniera sempre più chiara dai progressi nella mappatura del genoma umano: in una recente rassegna sono enumerati una cinquantina di geni, mappati su molti cromosomi, quali responsabili della ereditarietà del diabete non insulino-dipendente. Il modello teorico che meglio consente di definire i rapporti tra i numerosi, spesso numerosissimi, geni implicati in queste malattie, ed i fattori ambientali che concorrono a determinare il fenotipo patologico e la gravità della sua espressione, è quello della eredità multifattoriale a soglia. Ammettendo che per la manifestazione del fenotipo patologico sia necessario un certo numero di geni "sfavorevoli" perché fattori ambientali, del pari "sfavorevoli", possano aggiungere il loro effetto, con l'aumento del numero di questi geni presenti in un determinato individuo aumenta il rischio di malattia fino a che, superato un certo numero, cioè una "soglia", la malattia si manifesta. In questo caso sarà proprio la valenza dei fattori ambientali a determinare l'espressione, cioè la gravità della malattia. I consanguinei di primo grado dei malati, che mediamente hanno con questi il 50% dei geni in comune, avranno pertanto un numero di geni sfavorevoli intermedio tra quello dei malati e quello della popolazione generale; lo spostamento della loro curva unimodale verso la zona dei malati, calcolabile matematicamente, porta ad una percentuale teorica di rischio, che corrisponde abbastanza bene con quella osservata per molte malattie di questo gruppo.

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Edurete.org Roberto Trinchero