La regione arabo-islamica di Annalisa Nola (annalisa.nola@libero.it), Anna Perinetti (anna.perinetti@virgilio.it)

I regimi politici e le aree conflittuali

La regione araba-islamica è caratterizzata dalla diversità di regimi politici. Ecco alcuni esempi:

  • Israele è una repubblica parlamentare, come anche la Turchia nella quale, però le forze armate esercitano una forte influenza sul governo.
  • Il Marocco è una monarchia costituzionale, ma di recente il re ha ceduto al parlamento una parte del potere assoluto.
  • La Tunisia e l’Egitto sono repubbliche presidenziali.
  • Altri paesi come la Siria, la Libia , l’Iraq (prima dell’attuale guerra) hanno tentato di realizzare una forma di “socialismo islamico”, ma si sono trasformati in pratica in regimi a partito unico.
  • Gli stati del golfo persico (Arabia Saudita, Oman, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait) sono monarchie assolute; l’Iran, L’Afghanistan sono repubbliche islamiche; Tutte ispirate alla Sharia, la legge coranica.

I conflitti arabo- israeliani

L’evento che maggiormente ha condizionato la storia della regione è stato la nascita dello stato di Israele, avvenuta nel 1948, nel territorio dell’antica Palestina, (fascia di terra compresa tra la costa mediterranea e il fiume Giordano, delimitata a sud dal deserto del Sinai), considerata dal popolo ebraico la propria patria storica. La fondazione dello stato di Israele, già promessa dall’Inghilterra nella Dichiarazione di Balfour del 1917 [E1] [F1]. , e fortemente voluta dal movimento sionista, acuì il contrasto tra ebrei e arabi. Questi ultimi rivendicavano il diritto di vivere sul suolo che legittimamente avevano abitato e posseduto per secoli e secoli, benché sotto altre dominazioni, e la costituzione di un loro stato indipendente.

La reazione araba innescò la prima di una serie di guerre; benché appena nato lo stato di Israele ebbe la meglio e con l’armistizio del 1949 ottenne nuovi territori oltre a quelli previsti nel piano dell’Onu, obbligando migliaia di palestinesi ad una massiccia emigrazione. I profughi si rifugiarono nei paesi arabi vicini, organizzando forze di guerriglia.

A questa prima guerra seguirono altri tre conflitti arabo-israeliani: nel 1956, 1967, 1973.

Particolare importanza ebbe la guerra dei sei giorni del 1967 [E1] , in seguito alla quale Israele riuscì ad occupare diversi territori arabi: la striscia di Gaza, la Cisgiordania, la parte araba di Gerusalemme, la penisola del Sinai e le alture siriane del Golan. La pressione internazionale impedì a Israele di annettere questi territori, abitati da arabi palestinesi, tuttavia il suo governo mantenne il regime di occupazione militare, promovendo l’insediamento di numerose colonie ebraiche al loro interno (poi abbandonate nel 2005).

Nel 1978 con la mediazione degli Stati Uniti Israele ed Egitto firmarono a Camp David un accordo di pace con il quale l’Egitto ottenne la restituzione della penisola del Sinai, ma si attirò l’ostilità gli altri paesi arabi. [F1] [F2] [E1] [I1] [I2]

La questione palestinese

Gli accordi di pace lasciavano irrisolta la questione dei palestinesi [Es1], sia quelli presenti nei territori occupati, sia quelli sistemati nei campi profughi.

Nel 1964 i movimenti di resistenza dei palestinesi avevano creato l’OLP ( Organizzazione per la liberazione della Palestina), con l’obiettivo di riconquistare il territorio occupato da Israele e fondare un proprio stato indipendente. Nel 1987 il movimento imboccò la via della rivolta popolare, (Intifada [Es1] ) e con massicci scioperi, atti di disobbedienza, scontri con l’esercito israeliano e numerose vittime da entrambe gli schieramenti, riuscì a conquistare l’attenzione dell’opinione pubblica.

Nel 1993, con la mediazione Usa si giunse ad una storico accordo di pace siglato a Washington [E1] tra Yasser Arafat [E1] (capo dell’OLP fino al 2004) e il I ministro israeliano Yizhak Rabin che prevedeva il ritiro delle truppe israeliane dai territori occupati e il riconoscimento dell’autonomia amministrativa dei palestinesi sulla striscia di Gaza e a Gerico. L’OLP riconosceva a Israele il diritto di esistere come nazione autonoma.

La realizzazione effettiva dell’accordo è proceduta negli anni successivi tra molte incertezze, osteggiato dalle fazioni estreme di entrambe le parti, il movimento integralista di Hamas e la destra nazionalista israeliana.

Nel 1995 Yizhak Rabin fu ucciso in un attentato da un estremista israeliano e i trattati di pace subirono una grave battuta d’arresto. Nel 2000 vi fu un nuovo tentativo di accordo tra Arafat e il premier israeliano Barak, ma senza successo.

Il fallimento dell’attività diplomatica portò all’esplosione di un nuovo e violento conflitto nei territori occupati che ancora oggi non trova soluzione e che periodicamente sfocia in attacchi terroristici suicidi da parte palestinese e incursioni armate da parte israeliana. Per difendere il proprio territorio dagli attacchi suicidi il governo israeliano ha costruito un muro lungo 350 km lungo il confine con la Cisgiordania. [F1] [I1]

Le guerre del Golfo

Il Golfo Persico costituisce un’altra area contesa per l’abbondanza di risorse petrolifere. Nel 1980 scoppiò la guerra tra Iraq e Iran per il controllo dello Shatt al Arab, il tratto di fiume dove si trovano grandi giacimenti e l’imbarco delle petroliere.

Nel 1990 l’Iraq di Saddam Hussein invase il Kuwait per estendere il proprio sbocco sul golfo e appropriarsi delle ricchezze petrolifere kuwaitiane; ciò provocò l’intervento armato di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ( I guerra del Golfo, gennaio - febbraio 1991).

Nel 2003 George Bush ha attaccato l’Iraq, accusando il governo di Saddam Hussein di nascondere armi di sterminio di massa e di appoggiare il terrorismo islamico. (II guerra del Golfo).La comunità internazionale non ha dato un’anime consenso all’intervento. La guerra si è conclusa rapidamente e nel giugno del 2004 il potere è tornato formalmente nelle mani di un governo civile iracheno, ma il paese ad oggi è ancora dilaniato da una guerra civile che divide i sostenitori dell’ex partito di Saddam Hussein e membri dell’attuale coalizione sciita. [E1] [E2] [E3]

L’Afghanistan: ascesa e caduta dei taliban.

Nel 1996 le milizie integraliste dei taliban ( gli studenti di alcune scuole di religione islamica), presero il potere in Afghanistan, dopo aver sconfitto alcuni gruppi tribali che governavano il paese e insieme alle quali ( e con l’appoggio degli USA) avevano combattuto contro le truppe sovietiche che occupavano il paese, costringendole a ritirarsi nel 1989.

Arrivati al potere i taliban imposero a tutta la popolazione, in nome di un integralismo religioso, un regime autoritario e liberticida. [F1]

Negli anni Novanta il regime talibano accolse Osama Bin- Laden, che insediò le basi militare della sua rete terroristica al-Qaeda. Gli Usa ritenendo quest’ultimo il principale responsabile degli attentati dell’11 settembre 2001, attaccarono l’ Afghanistan e tra l’ottobre e il dicembre 2001 hanno distrutto gran parte delle milizie talebane, ripristinando un governo laico. Ancora oggi tuttavia il paese è sotto il controllo delle truppe internazionali che vigilano contro la guerriglia dei gruppi terroristici ancora attivi nel paese. [E1] [E2] [Es1]

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