La nascita dei fascismi in Italia e Germania di Daniela Raimondo (raimondopatrucco@libero.it), Valter Balzola (), Rossana Denicolai ()

MEIN KAMPF

In seguito al fallimento del putsch di Monaco, Hitler fu condannato a cinque anni di carcere, ma, dopo nove mesi di detenzione, venne rimesso in libertà. Aveva approfittato del periodo di reclusione nella fortezza di Landberg per scrivere uno dei libri più sconcertanti del nostro secolo nel quale espose le proprie idee politiche: Mein Kampf (“La mia battaglia”).

In Mein Kampf sono chiaramente illustrati l'ideologia e il programma politico del nazismo: una delirante mostruosità che venne poi adottata, fin dove fu possibile, con rigida coerenza. Il compito della Germania era, secondo Hitler, quello di procurare al popolo tedesco lo “spazio vitale” (Lebensraum) che gli competeva. Tale spazio era rappresentato dall'Europa orientale, verso la quale si doveva rivolgere il nuovo Reich.

A questo elementare programma politico faceva da cornice una concezione della stato e della società basata sul concetto di razza, nella quale si amalgamavano confusamente elementi di provenienza assai eterogenea, ma che, nella sostanza rivendicavano tutta l'attuale civiltà come prodotto del genio dell'uomo ariano, che era, appunto per questo, l'uomo per eccellenza.

A creare questa civiltà l'ariano era pervenuto sottomettendo con la forza le altre razze “inferiori” da un punto di vista biologico e aveva mantenuto il suo predominio fino a che aveva salvaguardato la purezza del suo sangue, nella quale appunto risiedevano la sua superiorità e la sua forza.

Nel mondo contemporaneo gli eredi dell'uomo ariano erano i tedeschi, che più di tutti gli altri avevano preservato la purezza razziale; essi costituivano dunque il più alto esemplare d umanità, la razza dei dominatori, che, ulteriormente purificatisi da alcune intrusioni verificatesi nei secoli precedenti avrebbe dovuto sottomettere la terra facendo sgabello ai propri piedi delle razze inferiori, individuate soprattutto negli slavi e, con tutte le distinzioni che avrebbero portato all'olocausto, negli ebrei.

Una volta posta la razza alla base della propria concezione, Hitler negava radicalmente l'idea di nazione: lo stato hitleriano si poneva come fondato sul Volk. Questa parola, in tedesco, ha il significato di comunità etnica che si attua nella comunanza del sangue e della terra; il fine principale dello stato del Volk deve individuarsi quindi nella “conservazione della sostanza razziale dell'uomo”.

Il Reich tedesco doveva comprendere tutti coloro che appartenevano alla razza tedesca; ma la stessa concezione della razza superiore, per la sua caratteristica aristocratica, comportava la fine del Parlamento come organo decisionale, sostituito in questo dal Fuehrer, ridcendolo a organo consultivo e di esecuzione delle decisioni della guida suprema.

Il sogno dell’impero germanico [I1]

Testo in inglese [E1]

Testo in spagnolo [S1]

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