Il Microcredito per uno sviluppo sostenibile di Donata Cappello (docappello@hotmail.com), Giulia Pagano (paganogiulia@libero.it)

I BENEFICIARI: I POVERI

La scarsa disponibilità economica caratterizzante la condizione dei poveri segna inevitabilmente anche la loro qualità di vita, che si traduce in malnutrizione, limitato accesso all'istruzione e alta mortalità infantile, e che viene spesso misurata attraverso l'Indice di Sviluppo Umano [EN] [FR] [ES] [IT].

Il microcredito si pone come obiettivo principale quello di far uscire i poveri dal “circolo vizioso della povertà”[EN]. I poveri [EN] [FR1] [FR2] [ES] [IT] si trovano, infatti, in una situazione che non permette loro di sottrarsi alla miseria: producono ad un livello tale che impedisce l’accumulazione di risparmi o altri beni, e rende perciò difficile l’investimento in risorse produttive; questo porta ad una minore produttività e alla perpetuazione della povertà.

D’altra parte, i poveri normalmente hanno un limitato accesso al credito e al sistema finanziario formale, fatto che spesso porta all’affrettata conclusione che i poveri sono inaffidabili dal punto di vista creditizio. In realtà, l’accesso ai più poveri è limitato dalle condizioni che caratterizzano la finanza formale. Tra le condizioni più limitanti, c’è la richiesta di garanzie: la banca concede un prestito solo dietro depositi cauzionali, per coprirsi dal rischio del mancato rimborso. Tuttavia, le persone meno abbienti non possono offrire garanzie mobiliari o immobiliari, per cui non accedono al prestito, anche se sono potenzialmente in grado di rimborsarlo.

Un secondo ostacolo che esclude i poveri dal sistema finanziario formale è costituito dall’analfabetismo [EN] [FR] [ES] [IT]: i più poveri sono spesso analfabeti e non sono in grado di compilare i moduli, tenere la contabilità e redigere progetti di fattibilità; la banca tuttavia si attiene a rigide e formali procedure, escludendo tutti coloro che non sono capaci di adeguarsi.

Un altro problema è che la banca stabilisce un tetto minimo del volume dei prestiti troppo alto per i poveri: la banca solitamente non presta somme irrisorie, di cui invece i poveri hanno bisogno, perché non coprirebbero neanche i costi fissi amministrativi e gestionali. La banca preferisce prestare ad un solo cliente una somma consistente a lungo termine, molto più semplice da gestire rispetto a migliaia di prestiti a breve termine.

La banca poi nutre diffidenza verso i più poveri perché non ha sufficienti informazioni su questi potenziali creditori, non avendo i poveri una storia creditizia a livello formale. La banca, essendo lontana – non solo fisicamente – dal contesto in cui vivono i poveri, ha anche poca informazione sulle attività che vogliono intraprendere, e sulla relativa fattibilità.

Tutto questo insieme di ostacoli genera una situazione tale per cui dei prestiti complessivamente erogati nel mondo, il 95% finisce direttamente nei portafogli del 20% più ricco della popolazione, mentre il 20% più povero conta appena lo 0,2% nel mercato mondiale del credito.

I poveri hanno, tuttavia, una grande necessità di poter accedere al credito. La loro vita è caratterizzata da precarietà, essendo i loro redditi vulnerabili a fattori strutturali (legati al mercato, come una bassa domanda di lavoro), di crisi (fattori naturali e climatici, come i cambiamenti stagionali, o emergenze personali, come funerali e matrimoni), legati al ciclo vitale (come il cambiamento demografico in famiglia). La disponibilità di un credito in queste circostanze può permettere ad un povero di superare la congiuntura negativa.

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Edurete.org Roberto Trinchero