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Tycho Brahe

Thyco Brahe

Tyge Brahe IT2 EN1 FR1 ES1 (1546-1601) che aveva latinizzato il suo nome in Tycho, era un astronomo danese autodidatta che aveva studiato a Lipsia, che aveva forti interessi per l’alchimia EN2 FR2 ES2 e credeva fermamente in una affinità fra eventi celesti e fenomeni terrestri. Più che un filosofo naturale, Thyco fu un paziente, acutissimo, minuto osservatore. Certamente il più grande osservatore a occhio nudo che abbia avuto la storia dell’astronomia. Le sue prime osservazioni risalgono al 1563, quando aveva sedici anni, e furono proseguite per tutto il corso della sua vita raggiungendo una precisione che è apparsa, a molti storici dell’astronomia, quasi incredibile. Brahe si procurò molti strumenti e ne costruì molti altri, di grande raffinatezza. A differenza di molti contemporanei osservava i pianeti in modo continuo e non solo quando essi si presentavano in una configurazione favorevole.

Quando aveva ventisei anni si verificò l’evento che decise della sua vita. La sera dell’11 novembre 1572, ritornando verso casa, Thyco vide una nuova e brillantissima stella. Luminosa quanto Venere nel periodo del suo massimo splendore, diventerà sempre meno brillante fino a scomparire del tutto Nel De stella nova (1573) Brahe dava conto delle sue osservazioni, e notò che nei cieli immutabili si era verificato un mutamento e si potevano avanzare dubbi sul contrasto fra la immutabilità dei cieli e la mutabilità del mondo sublunare. Anche le comete da lui osservate si muovevano nelle regioni eteree del mondo e mai sul mondo sublunare come credevano Aristotele e i suoi seguaci. Se le comete erano situate al di sopra della Luna, i pianeti non potevano essere infissi nelle sfere cristalline dell’astronomia tradizionale. Le comete non seguono la legge di nessuna sfera ma agiscono “in contraddizione con esse”. La machina del cielo non è un “corpo duro e impenetrabile, composto di sfere reali, come fino a questo momento si è creduto da molti, ma il cielo è fluido e libero, aperto in tutte le direzioni, tale da non opporre alcun ostacolo alla libera corsa dei pianeti che è regolata, senza alcun macchinario né rotolamento di sfere reali, in accordo con la sapienza regolatrice di Dio”. Le sfere “non esistono” realmente nei cieli, “vengono ammesse solo a beneficio dell’apprendimento”.

Era, quella di Brahe, un’affermazione di importanza rivoluzionaria, paragonabile a quella di Copernico sulla mobilità della Terra. Sul terreno dell’astronomia era caduto uno dei dogmi centrali della cosmologia tradizionale: quello della incorruttibilità ed immutabilità dei cieli. Nel capitolo ottavo del De mundi atherei recntioribus phaenomenis liber secundus, pubbliato nel 1588, Brahe esponeva anche le linee essenziali del suo sistema del mondo. Esso traeva vita da un duplice rifiuto: dell’astronomia tolemaica e dell’astronomia coperniana. Copernico ha costruito un elegante sistema del mondo, matematicamente superiore a quello tolemaico. Ma Tycho non crede, come vuole Copernico, che al “corpo pigro ed enorme della Terra” possa essere attribuito il movimento (anzi tre, movimenti). Se la Terra fosse in moto, afferma, una pietra lasciata cadere da una torre, non cadrebbe, come invece avviene, ai piedi della torre. Il sistema di Copernico è inoltre inaccettabile perché tra l’orbita di Saturno e le stelle fisse bisognerebbe porre uno spazio enorme, a causa della mancanza di una parallasse osservabile delle stelle. Infine, il sistema di Copernico si oppone alla Scrittura che fa più volte riferimento all’immobilità della Terra. Il nuovo sistema dovrà “accordarsi sia con la matematica sia con la fisica, evitare la censura teologica, essere in completo accordo con quanto si osserva nei cieli”.

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Edurete.org Roberto Trinchero