Gravitazione universale di Giovanni Bertolo (satprem69@libero.it), Gianfranco Bottini (gbottini@gmail.com), Emanuele Ciancio (ciancio@isiosf.isi.it), Raffaele Serra (serraraf@alice.it)

Studi teologici e alchemici

Studi teologici ed alchemici La forma della legge di gravitazione universale non era in realtà nuova (era stata enunciata, ad esempio, da Boulliau nel 1645 e poi ripresa, tra gli altri, da Halley e Hooke), ma Newton per primo mostra come, attraverso la legge di gravitazione universale, si possano calcolare le orbite dei pianeti
IT2 EN1 EN2 FR1 FR2 ES1 ES2 (o di qualsiasi altro corpo), scoprendo così che esse possono essere anche paraboliche e iperboliche e che dall'ipotesi della gravitazione possono essere derivate le leggi di Keplero. Successivamente spiega esaurientemente il moto delle comete.
In centocinquant’anni la teoria della gravitazione ha permesso eseguire parecchie importanti previsioni: l’appiattimento della Terra EN3 FR3 ai poli, la data del ritorno della cometa di Halley e perfino l’esistenza di due pianeti, fino allora sconosciuti, nel sistema solare: Urano (1781) e Nettuno (1846)!
Una volta verificato che, utilizzando i valori dimensionali trovati dal francese Picard, sia per la Luna sia per il Sole e i pianeti conosciuti del sistema solare (allora noti fino a Saturno) la legge trovata si accordava mirabilmente con i dati sperimentali, egli fu certo di aver trovato la dimostrazione dell’infinita estensione del regno terrestre, poiché tale legge affermava che le forze di attrazione di tipo gravitazionale hanno campo d’azione infinito, per quanto si indeboliscano velocemente all’aumentare della distanza.
Questo significava unificare cielo e terra in un unico regno ubbidiente ad una medesima legge! Inoltre una relazione così precisa e ‘bella’ nella sua semplicità sembrava, all’animo religioso di Newton, anche un segno dell’esistenza di un Essere superiore preposto al governo dell’intero cosmo. Ma anche a questo punto lo scienziato tenne ancora per sé le proprie scoperte, dedicandosi prevalentemente a studi teologici ed alchemici IT4 EN4 EN5 EN6, fino a che il suo amico e celebre astronomo Edmund Halley non scoprì questi eccezionali studi: verso il 1684, aveva infatti ricevuto da Newton il breve trattato De motu corporum in gyrum in cui la meccanica celeste era stata interamente risistemata in base alla legge dell’inverso del quadrato delle distanze e a tal punto ne rimase ammirato che insistette a lungo con Newton affinchè li pubblicasse.

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Edurete.org Roberto Trinchero