L'intolleranza razziale antiebraica di Giovanni Lauretta (giovanni.lauretta@fastwebnet.it), Fulvia Dellavalle (fulvia_dellavalle@yahoo.it), Daniela De Luca (dana.dl@libero.it), Maria De Luca (deindeit@yahoo.it)

Uno sguardo d’insieme sulla scienza passata

L’esigenza della scienza è sempre stata quella di rispondere all’interrogativo su come si siano generate le migliaia di specie che abitano sulla Terra.

Già tre secoli prima di Cristo, il grande filosofo Aristotele( 384-322 a. C.) [IT1] [FR1] , stimato il primo naturalista dell’occidente, ipotizzò che ciascun essere vivente occupa un posto specifico nella scala della natura con la teoria della fissità della specie [IT1] , per cui gli organismi più semplici sarebbero collocati nei livelli più bassi, mentre i più complessi nei livelli più alti.

Attraverso il diffondersi del Cristianesimo, la Bibbia confermò quest’ idea con l’ipotesi del Creazionismo che sosteneva che tutti gli esseri viventi avevano avuto origine nel momento della creazione divina e che da allora erano rimasti gli stessi.

Pur nell’ambito del creazionismo, fu con la figura dello scienziato Carlo Linneo [IT1] [EN1] [EN2] [ES1] che dal 1730 si iniziò a parlare di classificazione sistematica delle specie, mentre altri scienziati iniziavano a nutrire dubbi.

Contemporaneamente venivano scoperti fossili di organismi antichi diversi da quelli presenti, cosa che stava ad indicare che erano avvenute delle trasformazioni nel tempo.

Nacque, allora, l’ipotesi del catastrofismo, formulata da Georges Cuvier [IT1] [EN1] , grande paleontologo francese vissuto tra il 1769 e il 1832. Con questa teoria sostenne che tutti gli esseri viventi sono stati generati durante la Creazione, ma a causa di catastrofi avvenute nel tempo, ad alcune forme si sono sostituite altre di lontana provenienza.

Solo nel 1809, Jean Baptiste Lamarck [EN1] , formulò l’ipotesi di un’evoluzione delle specie [IT1] da organismi semplici originari a quelli più complessi attuali per adattamento ai cambiamenti dell’ambiente.

Fino al XVIII secolo, anche le differenze tra i gruppi umani non furono esaminate con un’ottica scientifica. Dal 1700 si è cominciato a studiare le differenze somatiche tra i singoli gruppi senza però poter approfondire le basi biologiche di queste differenze. Si confrontavano semplicemente gli aspetti esteriori delle persone raffrontandoli con quelli degli altri mammiferi o con canoni estetici di quel periodo. Oggi sappiamo che classificare i viventi sulla base della semplice somiglianza dei caratteri esterni può portare a commettere gravi errori.

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Edurete.org Roberto Trinchero