La musica dell'Impero del Mali di Stefano Soldati

LE ORIGINI DELL'IMPERO DEL MALI

Prima dell’arrivo della popolazione Malinkè (circa VIII secolo d.c.), il Mandé, era una provincia sottoposta alla dominazione dei re Bambara. Prima ancora era popolato da diversi gruppi etnici, disposti sul territorio in villaggi indipendenti, che vivevano grazie all’agricoltura ed alla caccia. Con il passare del tempo la caccia divenne la fonte di sussistenza principale. I diversi capo-villaggio formarono una sorta di associazione di cacciatori che aveva però bisogno di un condottiero. Il profilo ricercato doveva corrispondere al miglior tiratore d’arco e all’uomo che fosse reputato il più temerario ed impavido innanzi agli animali più feroci. Infatti l’uomo che avesse posseduto tali doti sarebbe stato, agli occhi degli altri, “extra-ordinario” e dunque adatto a comandare sugli altri uomini. Fu così che i cacciatori Bambara, i migliori sul territorio, divennero i primi sovrani del Mandé e regnarono dal V all’ VIII secolo D.C. In seguito giunsero nella regione i Keità (di etnia Malinkè), cacciatori provenienti da Est, che avevano vissuto molto tempo nella regione di Wuagadu prima di trasferirsi nel Mandé. Costoro stupirono gli autoctoni per capacità e coraggio nella caccia e ben presto divennero i sovrani. Il più importante re cacciatore fu Mamady Kani Keità, che regnò all’inizio del IX secolo D.C. Egli inventò il “simbon”, termine che designava sia uno strumento musicale (lo zufolo dei cacciatori) sia il titolo onorifico riservato ai grandi cacciatori. Ebbe quattro figli : Kani-Simbon, Kanougnoko-Simbon, Kabala-Simbon e Simbon Bamarì Tagnogò Kelin. Quest’ultimo divenne Re ed ebbe per figlio M’Bali Néné che ebbe per figlio Bello che ebbe per figlio Bello Bakon che infine ebbe per figlio Maghan Kon Fatta, padre di Sundiatà. << Maghan Kon Fatta ebbe tre mogli e sei figli. La sua prima moglie si chiamava Sàssumà Bérété. Lei fu madre del re Dankaran Tuman e della principessa Nana Triban. La seconda moglie, Sogolon Kediu, è la madre di Sundiata e delle due principesse Sogolon Kolokan e Sogolon Diamaru. La terza moglie era una Kamara, si chiamava Namandiè, fu la madre di Mandingo Bory o Bukary.>> (Djibril Tamsir Niane, “Sundiata, epopea mandinga”, Roma 1991, p. 18. E’importante segnalare che i fatti, i nomi e le discendenze prese in considerazione differiscono a seconda delle fonti. Queste diversità, tuttavia, non sono riscontrabili nel nucleo fondamentale della trama. Per ragioni legate alla scorrevolezza del testo, si è scelto di riportare, circa le vicende e la discendenza di Sundiata , la parola del griot Mamadou Kouyatè tradotta da Djibril Tamsir Niane nel libro intitolato, nella traduzione italiana di Federico Bozzini, Sundiata, epopea mandinga. Le differenze tra le fonti saranno, più avanti, oggetto di riflessione)

Sundiata, [F1] [E1] considerato il fondatore dell’Impero del Mali e fu un eroe leggendario. In questo senso ci sono molte vicende che lo descrivono come un uomo dalle capacità straordinarie e sovraumane: un uomo dal destino annunciato. Secondo quanto riportato da Djibril Tamsir, un cacciatore ed esperto in arti divinatorie, giunto alla corte di Magan Kon Fatta, predisse al Re che avrebbe avuto un figlio da una donna brutta e deforme, portata al villaggio da due cacciatori. La donna, Sogolon Konè, detta Sogolon Kediu (trad:Sogolon la brutta), fu la madre di Sundiata, il re che <>. (Dulu Kara Niani è il nome con cui letteratura islamica chiama Alessandro Magno, Djibril Tamsir Niane, op. cit. p.22) Nonostante questa divinazione, Sundiata, all’età di sette anni, non era in grado di camminare. A corte c’era grande preoccupazione. Il re Magan Kon Fatta era inquieto. Si chiedeva come fosse possibile che il bambino annunciato dal cacciatore-indovino potesse essere Sundiata. Il suo griot, Gnankuman Dua gli diceva di essere paziente e di ricordarsi le parole del cacciatore. Un giorno Magan Kon Fatta fece chiamare Sundiata e gli disse: << Mari Diata, sto diventando vecchio, presto non sarò più tra voi . Ma prima che la morte mi porti con sé, io voglio farti un regalo che ogni re fa al proprio successore. Nel Mandingo ogni re ha il suo griot: il padre di Dua è stato griot di mio padre; Dua è il mio griot; il figlio di Dua, Ballakà Fasséké qui presente, sarà il tuo griot. Siate d’ora in avanti amici inseparabili: dalla sua bocca imparerai la storia dei tuoi antenati, imparerai l’arte di governare il Mandingo secondo i principi che i nostri avi ci hanno lasciato in eredità.>> (Djibril Tamsir Niane, op. cit. p.40-41) Non molto tempo dopo il re morì. Il consiglio di Niani (Niani fu un tempo la prima capitale dell’impero ed ora è un piccolo villaggio sito in Mali presso il fiume Sankarani, un affluente del Niger) si riunì e non tenne in considerazione le volontà espresse dal re che aveva designato Sundiata come suo successore. Sàssumà Bérété fece in modo che suo figlio, Dankaran Tuman, assumesse il potere. Sàssumà Bérété era profondamente gelosa di Sogolon per via del responso della divinazione che vedeva Sundiata re del Mandé. Così, una volta morto Magan Kon Fatta, cercò di renderle la vita difficile. Emarginò Sogolon e Sundiata, rilegandoli in un retro-cortile del palazzo. Un giorno Sogolon Kediou, avendo finito gli ortaggi, si recò da Sàssumà Bérété per chiederle delle foglie di Baobab (albero secolare tipico di questa zona le cui foglie sono utilizzate, ancora oggi, per preparare delle salse). Sàssumà Bérété le rispose << Mio figlio a sette anni sapeva camminare, ed era lui che andava a raccogliermi le foglie di Baobab. Prendi dunque, povera madre, poiché tuo figlio non vale certo il mio.>> (Djibril Tamsir Niane, op. cit. p.44) A questo punto Sogolon ritornò alla capanna piangendo e Sundiata le chiese quale fosse il motivo di quelle lacrime. Quando Sogolon ebbe finito di raccontare, Sundiata le disse di andare a chiamare i fabbri reali poiché era giunto il momento di levarsi in piedi. Una enorme sbarra di ferro venne portata da alcuni fabbri alla capanna di Sogolon. Sundiata, appoggiandovisi, si alzò. A quel punto si diresse verso la foresta, sradicò un intero albero di Baobab e lo piantò davanti alla capanna. Sundiata da oggetto di scherno e di disprezzo, divenne così amato e temuto. <>. (Djibril Tamsir Niane, op. cit. p.49) In poco tempo Sundiata divenne molto popolare. Era ammirato per le sue doti nella caccia, per la sua forza e per il suo coraggio. Tutto ciò inquietava Sàssumà Bérété, che temeva per il trono di suo figlio Tuman. Ella, dunque, cercò di nuocere a Sundiata e alla sua famiglia.

Sogolon temeva che Sàssumà Bérété potesse far del male ai suoi figli. Scelse così di partire da Niani << Ballakà Fasséké, il griot di Diata, preparò minuziosamente la partenza. Ma Sassumà Bérété sorvegliava Sogolon e la sua famiglia. Un mattino il re Dankaran Tuma riunì il consiglio. Annunciò la sua volontà di inviare un’ambasciata al potente re di Sosso, Sumaoro Kantè. [E1] [F1] [F2] (<< Sumaoro discendeva dal lignaggio dei fabbri Diarisso, che hanno addomesticato il fuoco ed insegnato agli uomini a lavorare il ferro. Ma per molto tempo Sosso è rimasto un piccolo villaggio da nulla. Il potente re di Wagadu era il padrone del paese. Poco a poco il regno di Sosso si era ingrandito a spese del Wagadu ed ora i Kantè dominavano il loro antico signore>>. Djibril Tamsir Niane, op. cit, p.75) Per una missione tanto delicata, Dankaran Tuman aveva pensato a Ballakà Fasséké Kouyaté. Il consiglio approvò la decisione del re; si costituì un’ ambasceria e Ballakà Fasséké ne fu messo alla testa. Era un mezzo molto abile per togliere a Sundiata il griot che suo padre gli aveva donato. Diata era a caccia e quando ritornò, Sogolon Kediu gli riferì la notizia. L’ambasceria era partita il mattino stesso. Sundiata montò su tutte le furie: <>. <>, disse Sogolon, <>. <>, disse Sundiata a suo fratello Manding Bory. E i due principi uscirono. Diata malmenò le guardie del palazzo di Dankaran Tuman. Era talmente in collera da non poter articolare parola. Fu Manding Bory a parlare: <griot. Tu ti sei preso Ballakà Fasséké, che non ti apparteneva; ma, dovunque sia, Balla sarà sempre il griot di Diata. E poiché tu non vuoi più averci al tuo fianco, noi lasceremo il Mandingo ed andremo lontano da qui>>. <> aggiunse con forza il figlio di Sogolon. <> ( Djibril Tamsir Niane, op. cit, p.57-58) Sogolon e i figli iniziarono allora il proprio viaggio verso villaggi amici sperando di trovare ospitalità. Girarono i villaggi di Diedeba, Tabon, Wuagadu ed infine Mema, capitale dell’impero del Ghana. Sundiata e la sua famiglia soggiornarono a Mema per anni. Durante questo tempo, Sundiata mostrò tutta la sua forza di guerriero e tutta la sua abilità di cacciatore fino ad essere nominato vice-re di Mema. Un giorno Sogolon disse a suo figlio :<< Non farti illusioni. Il tuo destino non è qui, il tuo destino è nel Mandingo. Il momento è giunto; io ho terminato il mio lavoro, è il tuo che sta per cominciare, figlio mio, ma bisogna saper aspettare. Ogni cosa a suo tempo>>. (Djibril Tamsir Niane, op. cit, p.73)

In quel frangente Sumaoro Kantè si era impadronito del regno di Wagadu e stava conquistando anche il Mandè. Quando Sundiata apprese tale notizia partì alla volta di Niani con metà dell’esercito di Mema. Prima che Diata arrivasse a Niani, Suomaoro cerco di sbarrargli la strada mandando in avanscoperta il figlio. Qui l’esercito di Sumaoro subì un’eclatante disfatta. Il re di Sosso decise allora di affrontare direttamente il giovane Sundiata. La sfida decisiva si svolse a Krina. Qui Sundiata vinse e del re di Sosso, Sumaoro Kantè, non si ebbe più notizia. Sundiata raggruppò alcune province che riunì sotto il nome di Impero del Mali. (da Wagadu fino a Mema) Fissò la capitale a Kangabà sul fiume Niger e morì nel 1255. ,[F1] ,[E1] I suoi successori continuarono l’espansione e fu sotto il comando di Ouati Kalifà Ababoukari (1255-1324) che l’impero visse il suo apogeo. Questo periodo continuò sotto il comando di KanKan Moussa,,[IT1] resosi famoso per il pellegrinaggio alla Mecca (1324). Tornando in patria, KanKan Moussa portò con sé predicatori, giureconsulti e marabut [IT1] [E1](di provenienza islamica). In questo periodo molti abitanti dell’Impero vennero convertiti all’islam, anche se mantennero sempre le tradizioni locali. Con la conquista di Gao [IT1] e Toumboctou [IT1] l’impero vide la propria massima espansione : Da Ovest ad Est comprese il territorio tra l’attuale Gambia ed i paesi Songai ( Mali - Niger). Da Nord a Sud comprese il territorio tra Tichit-Araouane e i confini della Foresta. Nel 1400 incominciò il periodo di decadenza dell’impero. La ricchezza ostentata dai re del Mali si tradusse in desiderio di conquista. << Prima i marocchini, superiori militarmente per il possesso delle armi da fuoco, e poi i francesi della grande avventura coloniale, ebbero facilmente ragione di una civiltà più arretrata, allo stesso modo in cui i Malinké, grazie all’uso delle armi di ferro e della cavalleria, avevano secoli prima sottomesso i popoli circostanti>>. (Alberto Arecchi, Mamadou Gallo, Il liuto ed il tamburo, Milano 2000, cit. pp 31-32) Intorno al 1435, la parte orientale dell’impero venne perduta in seguito agli attacchi dei Tuareg Akil, al sollevamento dei Songai [IT1] [E1] e alla presa di Oualata da parte dei Mossi.[IT1] [E1] Alcuni gruppi etnici, tra cui Wolof [E1] [IT1] e Peul, si resero indipendenti Nel 1500 i Songai e i Peul di Koli Tengala occuparono anche le province occidentali. Durante il 1600 i Bambarà costruirono il proprio potere sulle ceneri del vecchio impero medievale e fondarono il regno di Segù sotto la dinastia Coulibaly. I Keità si ritirarono a Kangabà. Sempre nel 1600, alcuni gruppi Peul invasero l’Alto Senegal, si mescolarono con i Malinkè del luogo e diedero vita alla stirpe Kassonké. (Alberto Arecchi, Mamadou Gallo, op. cit, cfr p. 34) Fino al 1800 i Malinkè non si resero più protagonisti di conquiste. Fu a partire da questa data che L'Almamy (capo religioso) Samory Touré fondò un reame mussulmano. Partì da Bissandogou (regione Ouassolon) e si impadronì dei paesi del Sanankoro e del Sankaran (1870). Oltre a ciò, fu uno degli ostacoli che più impensierirono la conquista coloniale francese che ebbe corso tra il 1895 e il 1958. Nel 1985 i francesi crearono un’entità territoriale chiamata l’“Afrique occidentale française” ( A.O.F.)[F1] .)[E1], frutto dell’unione dei territori che oggi sono conosciuti come Senegal, Mali, Guinea e Costa d’Avorio. In un secondo momento vennero aggiunti altri territori: Mauritania, Niger, Burkina-Faso e Benin. La capitale era Dakar, dove era anche sita la “Banque de l’Afrique Occidentale”. Nel 1903 venne istituito il sistema scolastico. L’A.O.F. fu sciolta definitivamente nel 1960. Tutti i paesi compresi nella Federazione votarono per l’indipendenza e divennero delle repubbliche autonome.

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