Miti e leggende di Luca La Grotta (lucalagrotta@infinito.it), Matteo Leonardi (aleonardim@tiscalinet.it), Cristina Merchiori (severnaja@libero.it), Elisa Rossi (elisaros2006@libero.it), Claudia Scaglia (siscla@libero.it).

GENEALOGIA DEGLI DEI DELL'ANTICA GRECIA


Quasi tutte le narrazioni mitologiche prendono le mosse dal racconto delle origini del mondo: non fa eccezione neppure la mitologia greca [I1] [I2] [E1] [E2] [E3] [F1] [F2].
Con una significativa espressione, si dice solitamente che Omero [I1] [E1] [E2] [F1] [S1] ed Esiodo [F1] [E1] (VIII-VII secolo a.C. ca.), i massimi poeti epici della Grecia antica, abbiano "dato gli dei ai Greci" [E1]. Grazie alle loro opere immortali, l'Iliade [E1] [E2] [E3] [F1] [F2] [S1], l'Odissea [E1] [E2] [F1] [F2] [F3] [S1] e la Teogonìa [F1] [F2] [E1] [E2], infatti, essi fissarono in maniera definitiva i caratteri essenziali degli dei che formarono il Pantheon greco [E1].
In particolare Esiodo, nella sua Teogonìa (termine che significa 'genealogia delle stirpi divine', dal greco theòs, 'dio' e ghénos, 'stirpe'), racconta come gli dei, e con essi il mondo, abbiano avuto origine dal Caos [I1] [E1] (che significa 'abisso', 'voragine', 'apertura spalancata', o forse semplicemente 'spazio vuoto'[I1]), condizione primordiale indifferenziata, personificazione dell'immenso vuoto oscuro e privo di senso. Tale entità primigenia, indicata come una sorta di divinità ancestrale, è antecedente all'Ordine o Cosmos, e si contrappone ad esso in quanto disordine, totale assenza di un qualsiasi principio ordinatore.
Dal Caos si originò la Terra (Gea o Gaia [E1] [F1]), che a sua volta generò il Cielo (Urano [F1] [E1] [E2] [I1]), affinché l'abbracciasse completamente, le grandi montagne e infine Ponto [E1], il Mare. Contemporaneamente alla Terra nacque Eros [E1], l'energia fecondatrice che rese possibili le successive procreazioni e garantì il succedersi delle generazioni. Sempre dal Caos trassero origine Erebo [E1] (la Tenebra) e Nyx [E1] (la Notte). Dall'unione di queste ultime entità si generarono i loro contrari: Etere [E1], personificazione del Cielo superiore, più puro in quanto meno vicino alla Terra, ed Emera [E1], il Giorno.
Nel racconto di Esiodo [F1] l'attenzione a questo punto si sposta dal divenire naturale del mondo (cosmogonìa) al suo ordine attuale (Cosmo), la cui continuità tuttavia non si può spiegare se non facendo riferimento al ciclo delle nascite.
Essendosi ormai formalmente compiuta la cosmogonìa, ebbe luogo la teogonìa ('generazione degli dei') [E1] [E2] [F1] [F2] [F3]: il Cielo e la Terra generarono esseri mostruosi, trasposizioni mitiche di forze naturali minacciose e devastanti, non ancora del tutto piegate alle necessità del divenire cosmico, come i Titani [E1], i Ciclopi [E1] [F1] e gli Ecatonchiri [E1] [I1] (giganti con cento braccia e cinquanta teste).
Urano, che odiava i propri figli, costrinse Gea a rinchiuderli nel suo ampio seno. Tuttavia la Terra, sentendosi oppressa dal troppo peso, incitò la propria prole alla ribellione. Il più giovane dei Titani, l'astuto Crono [E1] [S1] [I1], armato dalla madre-Terra col ferro estratto dalle proprie viscere, evirò il padre Urano e ne usurpò il trono. Dal sangue di Urano Gea generò le Erinni [E1], divinità sanguinarie e violente, vendicatrici dei crimini contro la famiglia e l'ordine costituito. I genitali recisi di Urano caddero in mare e, dalla schiuma delle onde, generarono Afrodite [F1], dea dell'amore e della bellezza [I1].


Col regno di Crono (una sorta di mitica Età dell'Oro [F1]) ebbe inizio la vera e propria storia degli dei. Sotto il suo dominio si accoppiarono i Titani, che egli stesso aveva liberato dal ventre della Terra. Crono stesso si unì alla sorella Rea [F1], che generò tre maschi (Ade [F1] [F2], Poseidone [F2] e Zeus [F1] [I1]) e tre femmine (Estia [F1], Demetra [F1] ed Era [F1]). Temendo che uno dei suoi figli potesse spodestarlo, Crono prese a divorarli nel momento stesso della loro nascita, ma Rea riuscì a salvare da tale sorte Zeus, dando da mangiare al compagno una pietra.
Zeus, una volta cresciuto, costrinse il padre a vomitare i fratelli e le sorelle, e li guidò alla rivolta contro il genitore. I ribelli, accampati sul monte Olimpo [I1] (dalla cima perennemente ricoperta di neve e nascosta all'occhio umano dalle nubi), vennero appoggiati da alcuni Titani, mentre altri si schierarono dalla parte del fratello Crono.
La lotta (uno scontro "titanico" nel vero senso della parola, la cosiddetta titanomachìa [I1]) durò a lungo, ma alla fine si concluse con la vittoria di Zeus e con l'instaurazione del suo regno [I1]. Al massimo artefice della vittoria spettò il sommo potere, ma il mondo venne diviso in tre parti: a Zeus, oltre al comando supremo, spettò il dominio sul cielo; Poseidone ebbe il mare, mentre ad Ade spettò ciò che sta sotto il suolo (ovvero il Regno dei Morti [I1]).
Dopo la sua vittoria, Zeus legò al suo ordine tutti gli elementi benefici e malefici del mondo. Secondo la narrazione esiodea, il regno di Zeus è l'ultimo e definitivo regno di un dio (il dio supremo) sull'universo: tale regno è destinato a durare in eterno; l'ordine instaurato attraverso la lotta vittoriosa con Crono rimarrà fissato per sempre.
Esistono anche altre versioni del mito sulle origini del mondo e degli dei, in parte discordanti rispetto a quella di Esiodo, ma purtroppo giunte fino a noi solo in forma estremamente parziale e frammentaria.

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