La condizione della donna nella famiglia dall'antichità ad oggi di Enrica Iozzi (iozzi@fauser.edu), Emanuela Coppa (ema@s-edp.it)

La donna e la famiglia nell'Antico Egitto

La donna, fin dai tempi primitivi, ha avuto un ruolo secondario, seppur importante, nella società: quella di prendersi cura dei figli. Essa, nella maggior parte delle civiltà, era sottoposta all’autorità dell’uomo e non aveva in concreto alcun diritto.

Attraverso gli scritti e le immagini risalenti all’antico Egitto, invece,gli studiosi sono stati colpiti dal grande potere e dalla dignità di cui godeva la figura femminile. Queste caratteristiche fanno della figura femminile egizia un unicum,in quanto essa godeva di parità di diritti e di libertà di azione.

Come mai gli Egizi ebbero una simile concezione della donna?Per rispondere a questa domanda dobbiamo rifarci alle figure femminili che componevano il pantheon divino dell’antico Egitto. Il principio creatore afferma che “Io sono lui- lei”, una figura ermafrodita;da Atum venivano generate coppie di dei e di dee, che rappresentavano il principio maschile e femminile necessari per mantenere l’equilibrio e l’armonia del cosmo. Se questo succedeva per gli dei, anche sulla terra ci doveva essere una coppia che facesse da tramite tra il mondo terreno e quello celeste: il faraone e la Grande sposa reale. Prendendo esempio dalla coppia reale, che era costituita da due entità complementari, anche l’intera società egiziana siadeguò a considerare la donna dotata degli stessi diritti dei maschi.

La donna egizia, a qualsiasi condizione sociale appartenesse, poteva possedere beni, acquistarne,stipulare contratti,ereditare beni, gestire attività commerciali e, addirittura, accedere ad alte cariche dello stato, come il visir.

La madre era vista come il perno della famiglia, ma la sua autorità non derivava da questa posizione. I diritti acquisiti alla nascita non venivano modificati in seguito al matrimonio e alla maternità. Anche la capacità giuridica era completa fin dalla maggiore età e al momento del matrimonio.

Interessante è il fatto che la donna egiziana non conobbe mai la pesante tutela, che vedremo nella donna greca e romana, del padre e del marito; la potestà dei genitori era solo una forma di protezione. Riguardo alla scelta dello sposo, infine, la donna godeva di una notevole libertà e, se il matrimonio non si dimostrava felice, era libera di divorziare, riprendendosi i beni portati in dote.[S];

Dal punto di vista penale,veniva giudicata alla pari con l’uomo: se essa trasgrediva le leggi dello stato veniva processata e condannata, anche se a volte le pene erano meno severe che per i maschi. Se una donna entrava a fare parte di una famiglia ricca, con mansioni come serva nutrice o cuoca, possedeva il diritto di essere trattata umanamente e poteva appellarsi alle autorità se questo diritto non veniva rispettato.

Se poi una serva sposava un cittadino egiziano, automaticamente acquisiva i diritti di donna libera. Il matrimonio, per la donna egizia, era monogamico, per cui la padrona di casa era una sola, anche se, in particolari periodi o presso gli strati alti della popolazione, altre donne furono ammesse nella famiglia come concubine, con un rango sociale subordinato a quello della prima moglie. [S]; [I];[I]; [F]

Il modello femminile a cui tutte si ispiravano era la dea Iside, moglie esemplare, sorella affettuosa, maga, dispensatrice di prosperità e di ricchezza, detentrice della conoscenza dei misteri dell’universo e vittoriosa sulla morte [I];[EN];[S]

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