Le mutilazioni genitali femminili di Ragazzone Elisabetta (elizabeth.crystal@libero.it), Varacalli Valentina ()

L'esperienza IDIL in Europa: proposte di superamento delle FGM.

L'ESPERIENZA IDIL IN EUROPA: PROPOSTE DI SUPERAMENTO DELLE FGM. (Varacalli Valentina)

Il progetto IDIL  [E][I]  ( acronimo che in lingua somala significa integrità)  è stato finanziato dalla Commissione Europea, nell'ambito del programma Daphne 1  ed ha potuto svolgersi grazie alla partecipazione di varie Associazioni. Capofila del progetto è stato il CSA (Centro studi africani dell'Università di Torino)  [I]  in collaborazione con i CIE ( Centro d'Iniziativa Europea di Torino)  [I]

Il progetto ha inteso promuovere ricerche, azioni e misure preventive, dirette a superare la pratica delle mutilazioni genitali femminili, nell'ambito del contrasto alla violenza nei confronti delle minori e delle donne, in un contesto di immigrazione. In particolare, con azioni mirate al supporto e all'assistenza delle categorie sociali più deboli: infanzia, minori, madri in situazione di disagio e/o discriminazione sociale. Il progetto è stato finalizzato alla definizione e sperimentazione di strategie atte a prevenire le FGM tra le comunità e le famiglie di migranti, in cui la pratica viene applicata, seppur in un contesto culturale e giuridico diverso da quello esistente nel paese di immigrazione. Si è trattato di coinvolgere i gruppi familiari, in particolari le madri con le figlie in classe di età dai 0 ai 18 anni.

Gli effetti sul territorio hanno previsto la messa in opera di una campagna di formazione/ informazione dei gruppi target, con una prevedibile ricaduta, positiva, sul tessuto sociale di riferimento per quanto riguarda l'auto-coscienza e la gestione del conflitto. Sotto il profilo operativo, il progetto ha inteso:

  • monitorare e quantificare l'analisi delle nazionalità straniere presenti sul territorio italiano e spagnolo. L'eventuale e possibile entità del rischio di FGM per le bambine appartenenti alle specifiche comunità;

  • far partecipare, all'impostazione delle indagini epidemiologiche con lo scopo di rilevare l'incidenza e la rilevanza delle FGM e delle sue complicazioni, persone di riferimento delle comunità presenti sul territorio interessate al problema (mediatrici culturali, opinion leaders, ecc.);

  • promuovere attività di formazione ed aggiornamento per tutti gli operatori ed operatrici dell'area Materno Infantile soprattutto nelle sedi di servizi consultoriali familiari, dei "punti nascita", dei corsi di preparazione al parto, nei servizi di pediatria di comunità e medicina scolastica, nelle istituzioni educative della prima infanzia (asili nido, scuole materne);

  • costituire un programma specifico di monitoraggio del fenomeno FGM nelle ASL in Italia e negli Ospedali della Spagna, in cui il fenomeno è ad alto rischio con lo scopo di attivare una rete di servizi sanitari e sociali in collegamento tra loro, predisponendo protocolli operativi in cui sono stati attribuiti ruoli e competenze definiti, per ogni professionalità coinvolta;

  • produrre materiali informativi per gruppi/ target, tradotti nelle principali lingue delle comunità interessate quali: inglese, italiano, spagnolo, francese, olandese, tedesco, svedese, danese, somalo, arabo, amarico;

  • organizzare campagne di informazione che hanno coinvolto le autorità locali per la creazione di opportunità permanenti di formazione/ informazione;

  • mettere in rete attraverso un sito internet specifico [E] le informazioni, i percorsi sperimentali localmente, ma con collegamenti nazionali ed internazionali sugli aspetti del superamento delle pratiche delle FGM.

Il Piano di lavoro ha previsto:

Una I fase di definizione degli strumenti con: incontri con comunità straniere del Nord Europa, la mappatura dei materiali, dei gruppi e delle comunità coinvolti nel fenomeno. L'elaborazione di moduli e di strumenti. La formazione a: leaders di comunità, animatori comunitari, operatori di sportelli d'informazione e degli operatori socio- sanitari.

Una II fase di sensibilizzazione con l'elaborazione di modelli di intervento e la disseminazione dei risultati in collaborazione con le strutture locali (Province, Comuni, ASL, ecc).

Conclusioni (Varacalli Valentina)

Il progetto ha rappresentato per tutte le Associazioni coinvolte un percorso importantissimo e molto arricchente dal punto di vista della messa a punto di strategie nazionali di superamento di tali pratiche. E' possibile constatare due punti, a mio avviso, fondamentali:

  1. la questione FGM, nei paesi del Nord Europa è stata affrontata in un' ambito di diritti/doveri appartenenti a legislazioni nazionali ed a percorsi di integrazione attive per le comunità immigrate interessate;

  2. le stesse comunità sono state attori principali per l'elaborazione di strumenti necessari al superamento delle FGM. Al contrario di quanto normalmente  accade in Italia, sono state le comunità a proporre alle Istituzioni ed ai Servizi Territoriali modelli da suggerire e da applicare sia alle famiglie sia agli operatori socio-sanitari.

In tale processo, la difficoltà maggiore è data dalla mancanza di fondi, che limitano fortemente l'erogazione continua del servizio ed il monitoraggio costante del fenomeno FGM sul territorio.

A partire dall'esperienza portata avanti in questi anni, emergono una serie di quesiti che desiderano ampliare la discussione ed il confronto tra operatori, ricercatori ed istituzioni. Le bimbe ed i bimbi di tutto il mondo devono poter godere degli aspetti più belli delle loro tradizioni, ma non essere soggetti a quelli più aberranti- mutilazioni, guerre, analfabetismo, lavori minorili, prostituzione ed abusi di vario genere.

Ed è  a loro che è dedicato il motto del progetto IDIL: "Sì alla diversità, no alla sofferenza".

   16/18   

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Edurete.org Roberto Trinchero