Anatomia comparata dell'apparato scheletrico di Federica Bussi (fbussi@hotmail.com), Daniele Del Gaudio (danieledelgaudio@libero.it), Barbara Ruozzi (barbara.ruozzi@fastwebnet.it), Daniela Triberio (danielatriberio@libero.it), Giovanna Vaccarello (gio.vaccarello@tiscalinet.it)

3.5 Movimento

L’apparato locomotore permette all’organismo di muoversi. E’ composto da apparato scheletrico, muscolare e dalle articolazioni.

La componente scheletrica ha una funzione di sostegno e di strutturazione per la massa muscolare, questo consente una statica, data dalle condizioni di equilibrio delle forze che su di questo agiscono, e da una dinamica che ne regola il movimento.

Le ossa rappresentano le strutture passive del movimento, essendo azionate dai muscoli [S1] [S2] [S3]inserite su di esse, che rappresentano le strutture attive, poiché tramite la contrazione o il rilassamento determinano gli spostamenti del corpo o delle sue parti. Le ossa, che funzionano dunque come delle leve, permettono il movimento.[F1] [S4]

Dal tipo di connessione tra due segmenti ossei, ne consegue una limitata libertà di movimento, oppure movimenti completi di rotazione e scivolamento nelle tre dimensioni dello spazio. La connessione fra i muscoli e i vari segmenti ossei si realizza con la formazione di sistemi di leve di vario grado.

Le articolazioni collegano in alcuni casi due o più ossa consentendo estrema mobilità, come avviene ad esempio negli arti; in altri casi uniscono permettono una mobilità più limitata, come le ossa della colonna vertebrale, in altri casi il movimento è quasi impercettibile, come nel cranio.

Una leva [I1] è un corpo rigido di forma oblunga libero di ruotare intorno ad un asse fisso e serve ad equilibrare una forza R, chiamata resistenza, con un’altra forza P, detta potenza. Le leve si differenziano in base alle posizioni relative che assumono fulcro e punti di applicazione delle forze di resistenza e di potenza.

Nel corpo umano si hanno leve di tutti i generi:

leva di 1° genere (o interfulcrata): ad es. l’articolazione del cranio (occipito-atlantoidea) che permette di mantenere il capo eretto. Il fulcro è rappresentato dall’articolazione stessa, la resistenza dal peso del capo e la potenza dalla muscolatura estensoria tra la nuca e la base del collo.

leva di 2° genere (o inter-resistente): ad es. l’articolazione del piede in elevazione sulla punta delle dita che permette il sollevamento sugli avampiedi. Il fulcro è costituito dall’articolazione del metatarso a contatto con il suolo, la resistenza dal peso che grava sulla caviglia e la potenza è determinata dai muscoli del polpaccio.

leva di 3° genere (o inter-potente): ad es. l’avambraccio che si flette sul braccio. Il fulcro è costituito dall’articolazione del gomito, la resistenza è data dal peso dell’avambraccio e degli eventuali oggetti che si tengono in mano e la potenza è determinata dal bicipite.

Il movimento può svilupparsi poi in diverse direzioni dello spazio [E1]:

FLESSIONE: movimento per cui un segmento tende a formare con un altro un angolo sempre più acuto.

ESTENSIONE: movimento per cui un segmento tende a disporsi sullo stesso piano dell'altro

ABDUZIONE: allontanamento dal piano mediale del corpo

ADDUZIONE: avvicinamento al piano mediale del corpo

ROTAZIONE: movimento compiuto da un segmento intorno al proprio asse principale

CIRCONDUZIONE: movimento per cui un segmento descrive un cono ad apice corrispondente al capo articolare

Le ossa sono collegate tra loro attraverso delle articolazioni [I2] [S5] [E2] [E3] che, in base alla loro struttura, permettono movimenti specifici.

Ci sono articolazioni mobili (diartrosi) per esempio a livello del ginocchio, del gomito o della mandibola, che permettono un’ampia serie di movimenti; l’articolazione semimobile (anfiartrosi) consente un movimento limitato, come accade per esempio a livello del pube o dello sterno; ci sono infine articolazioni fisse, che non consentono nessun movimento (sinartrosi) e che sono formate da ossa incastrate saldamente tra loro a formare un tutto unico, come ad esempio le ossa del cranio.

In corrispondenza delle articolazioni, le superfici delle estremità ossee sono rivestite da uno strato sottile di tessuto cartilagineo, che grazie alle sue caratteristiche fisiche di elasticità e resistenza all’attrito, consente il corretto funzionamento dell’articolazione preservandola dall’usura.

Le diartrosi sono poi dotate di una capsula articolare fibrosa, rivestita nella sua parte interna da una membrana sinoviale che produce la sinovia, un liquido che facilita lo scorrimento delle articolazioni. La stabilità dell’articolazione è ulteriormente garantita dai legamenti, che si innestano sulle ossa mantenendole in posizione.

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Edurete.org Roberto Trinchero