La prevenzione HIV di Manuela Letizia

Il piano strategico dell’Istituto Superiore di Sanità contro l’AIDS nel mondo

Nel mondo oltre il 90% delle persone con HIV/AIDS non ha accesso alle cure mentre la minoranza dei paesi ricchi è stata in grado di abbattere la mortalità dell’AIDS [I1].
L’I.S.S. ha predisposto un piano strategico contro l’AIDS nel sud del mondo mettendo a disposizione la propria esperienza, le proprie conoscenze scientifiche e varando progetti di ricerca:

  • lo sviluppo di microbicidi vaginali, che assume un significato strategico sul piano della prevenzione, in quanto mette sul mercato prodotti in forma di gel, creme, spugne e pellicole (da inserire in vagina prima del rapporto sessuale) che rappresentano un sistema di protezione dall’infezione nelle mani delle donne. Di particolare rilevanza è l’impiego di emulsioni contenenti gli stessi farmaci antiretrovirali usati per la terapia d’infezione da HIV;

  • lo studio “Simba”, per evitare la trasmissione del virus attraverso il latte materno. Obiettivo dello studio è stato la messa a punto di strategie di profilassi antiretrovirale che impedisse l’insorgenza di infezioni da HIV nei bambini a seguito di allattamento al seno. Per un tale protocollo, oltre a fornire una terapia alla madre, è stata prevista la somministrazione di farmaci anche ai bambini per sei mesi. Lo studio è stato coordinato con il centro AIDS dell’Università di Amsterdam;

  • “Part”, ricerca sull’uso intermittente delle terapie antiretrovirali. Si è cercato di elaborare, sul piano delle terapie, strategie per amministrare i farmaci in modo diverso, mettendo a punto nuove combinazioni e migliorare la qualità della vita riducendo le tossicità. In studio c’è l’uso intermittente della terapia;

  • il monitoraggio mondiale dei ceppi HIV-resistenti. Restano ancora problemi legati all’insufficiente potenza dei farmaci e la questione dell’aderenza alle terapie che causano l’incompleta soppressione della replicazione del virus. Frequenti sono i casi di fallimento terapeutico e l’emergenza di ceppi di HIV resistenti agli antiretrovirali; il 15% delle persone si infettano con virus già resistenti ad almeno un farmaco. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, ha messo a punto una rete di sorveglianza mondiale che, monitorando la circolazione di ceppi resistenti, dovrebbe guidare la selezione del regime terapeutico, in base ai diversi “pattern regionali” e contribuire all’educazione degli operatori sanitari sull’uso della terapia e sui modi che evitino la diffusione delle resistenze anche nel sud del mondo.

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Edurete.org Roberto Trinchero